LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto di energia elettrica: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33873/2025, ha stabilito che il furto di energia elettrica commesso tramite la manomissione del contatore integra sempre la circostanza aggravante della destinazione del bene a pubblico servizio. Di conseguenza, il reato è procedibile d’ufficio e non richiede la querela della società erogatrice. La Corte ha chiarito che l’oggetto del reato è l’energia, bene destinato a servire la collettività, e non il contatore stesso, rendendo irrilevante la modalità della sottrazione ai fini della qualificazione del reato come aggravato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Perché la Manomissione del Contatore è Reato Aggravato

Il furto di energia elettrica è una problematica diffusa che presenta importanti risvolti giuridici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33873 del 2025, ha ribadito un principio fondamentale: sottrarre energia manomettendo il contatore non è un furto semplice, ma un reato aggravato, e come tale procedibile d’ufficio. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti: Il Caso del Contatore Manomesso

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Siracusa, che aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un imputato accusato di furto di energia elettrica. Il reato era stato commesso attraverso la manomissione del contatore. Il Tribunale, escludendo la sussistenza della circostanza aggravante di aver sottratto un bene destinato a pubblico servizio (art. 625 n. 7 c.p.), aveva ritenuto il reato procedibile solo a querela di parte. In assenza di tale querela da parte della società elettrica, l’azione penale era stata dichiarata improcedibile.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Questione Giuridica

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto. L’argomento centrale del ricorso era che, nel valutare l’aggravante, l’attenzione dovesse essere posta sul bene sottratto – l’energia elettrica – e non sul mezzo utilizzato per compiere il furto, ovvero la manomissione del contatore. L’energia elettrica, per sua natura, è un bene destinato a un pubblico servizio, in quanto alimenta una rete volta a soddisfare i bisogni della collettività.

Il Furto di Energia Elettrica e l’Aggravante del Pubblico Servizio

L’articolo 625, n. 7, del codice penale prevede un aumento di pena se il furto è commesso su “cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità”. La giurisprudenza è costante nel ritenere che l’energia elettrica rientri in questa categoria. Essa serve a soddisfare bisogni essenziali di un numero indeterminato di persone ed è distribuita attraverso una rete che costituisce un servizio pubblico. La sottrazione di tale bene, anche se a beneficio di un singolo utente, distoglie una risorsa dalla sua destinazione collettiva, ledendo un interesse pubblico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni del Procuratore, annullando la sentenza del Tribunale. I giudici hanno chiarito che il ragionamento del giudice di merito era errato perché si era concentrato sul contatore, considerandolo un bene di interesse esclusivo della compagnia elettrica e dell’utente. La Corte ha invece ribadito che l’elemento dirimente è la natura del bene rubato.

L’energia elettrica non perde la sua destinazione a pubblico servizio solo perché è stata deviata verso un’unica utenza privata. Essa rimane parte di un flusso destinato alla collettività. La manomissione del contatore è solo il modus operandi del furto, ma non cambia la qualificazione giuridica del bene sottratto. Sottrarre energia in questo modo significa appropriarsi di una risorsa che, a parità di costo, sarebbe stata altrimenti disponibile per altri consumatori. Pertanto, l’oggettiva destinazione dell’energia a un pubblico servizio integra la circostanza aggravante, rendendo il reato procedibile d’ufficio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha conseguenze pratiche molto importanti. Innanzitutto, conferma che per il furto di energia elettrica non è necessaria la querela della società fornitrice. Le Forze dell’Ordine e la Procura possono avviare e proseguire l’azione penale autonomamente, non appena vengono a conoscenza del fatto. Questo rafforza la tutela contro un fenomeno illecito che danneggia non solo le società erogatrici, ma l’intera collettività, che indirettamente si fa carico dei costi delle frodi. Chiunque manometta un contatore o realizzi un allaccio abusivo deve essere consapevole di commettere un reato grave, perseguito dalla legge a prescindere dalla volontà della parte lesa.

La manomissione del contatore per rubare elettricità è un furto semplice o aggravato?
Secondo la Corte di Cassazione, è sempre un furto aggravato. L’aggravante non dipende dalla manomissione del contatore, ma dal fatto che il bene sottratto, l’energia elettrica, è destinato a un pubblico servizio.

Perché il furto di energia elettrica è considerato aggravato dalla destinazione a pubblico servizio?
Perché l’energia elettrica è un bene che serve a soddisfare interessi generali e funzioni di utilità collettiva. Anche se la sottrazione avviene a favore di un singolo, essa incide sulla disponibilità complessiva della risorsa, che è per sua natura destinata a servire un numero indeterminato di utenti.

È necessaria la querela della società elettrica per procedere penalmente contro chi ruba energia?
No. Poiché il reato è aggravato ai sensi dell’art. 625 n. 7 c.p., esso è procedibile d’ufficio. Ciò significa che l’azione penale viene avviata dallo Stato non appena viene a conoscenza del reato, senza bisogno di una formale denuncia-querela da parte della società erogatrice del servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati