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Furto di energia elettrica: Cassazione chiarisce aggravante

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44991/2024, ha stabilito che il furto di energia elettrica tramite allaccio abusivo alla rete pubblica costituisce sempre un reato aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 7, c.p. La Corte ha chiarito che l’aggravante sussiste per la natura stessa del bene sottratto, destinato a un pubblico servizio, a prescindere dalle modalità specifiche della sottrazione o dall’impatto su altri utenti. Di conseguenza, ha annullato la decisione di un tribunale di primo grado che aveva escluso l’aggravante e dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela, stabilendo che il reato è procedibile d’ufficio.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di energia elettrica: Quando si configura l’aggravante del pubblico servizio?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità e rilevanza pratica: il furto di energia elettrica. La decisione chiarisce in modo definitivo quando scatta l’aggravante per i beni destinati a un pubblico servizio, con importanti conseguenze sulla procedibilità del reato. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per capire le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Manomissione del Contatore

Il caso ha origine da un procedimento penale a carico di un individuo accusato di essersi impossessato illecitamente di energia elettrica. L’imputato, attraverso la manomissione del contatore e l’inserimento di uno shunt, aveva alimentato il proprio appartamento sottraendo energia per un valore complessivo di oltre 5.800 euro. L’accusa contestava il reato di furto, aggravato sia dall’uso di un mezzo fraudolento (art. 625, n. 2, c.p.) sia dal fatto che l’energia elettrica è un bene destinato a un pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.).

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di primo grado aveva emesso una sentenza di non doversi procedere per difetto di querela. Il giudice, pur riconoscendo la materialità del fatto, aveva escluso l’applicabilità dell’aggravante relativa alla destinazione a pubblico servizio. Secondo il ragionamento del Tribunale, l’attività del colpevole, consistita in un allaccio abusivo per una singola utenza, non aveva inciso sulla generale destinazione dell’energia elettrica alla pubblica utilità. Escludendo tale aggravante, il reato di furto semplice diventava procedibile solo su querela della parte offesa (la società erogatrice), che nel caso di specie mancava.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e l’aggravante nel furto di energia elettrica

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso diretto in Cassazione (il cosiddetto ricorso per saltum), lamentando un’erronea applicazione della legge penale. Il PM ha sostenuto che il Tribunale avesse sbagliato a far dipendere la sussistenza dell’aggravante dalle concrete modalità dell’allaccio abusivo. Al contrario, secondo il ricorrente, l’aggravante deriva direttamente dalla natura stessa del bene sottratto: l’energia elettrica che transita sulla rete pubblica è, per sua essenza, destinata a un servizio pubblico.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio di diritto già consolidato nella loro giurisprudenza: in tema di furto di energia elettrica, l’aggravante di cui all’art. 625, comma 1, n. 7, c.p. è sempre configurabile in caso di sottrazione mediante allacciamento abusivo alla rete esterna.

Il punto cruciale della motivazione risiede nel fatto che ciò che rileva non è l’eventuale nocumento arrecato agli altri utenti o l’esposizione alla pubblica fede, ma la destinazione finale del bene. L’energia che transita nella rete è per definizione destinata a un pubblico servizio, e l’azione di chi la sottrae la distoglie da tale finalità. Pertanto, la sussistenza dell’aggravante dipende dalla natura della res (la cosa) oggetto di sottrazione, non dalle specifiche modalità con cui il furto viene perpetrato. Il giudice di primo grado aveva quindi commesso un errore nel basare la sua decisione sull’impatto concreto dell’allaccio abusivo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame ha un’importante conseguenza pratica. Riconoscere la sussistenza dell’aggravante per destinazione a pubblico servizio rende il furto di energia elettrica un reato procedibile d’ufficio. Questo significa che le autorità giudiziarie possono avviare e proseguire l’azione penale anche in assenza di una formale querela da parte della società fornitrice di energia. La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di primo grado affinché il processo possa proseguire nel merito, sulla base della corretta qualificazione giuridica del fatto come furto aggravato.

Il furto di energia elettrica mediante allaccio abusivo è sempre un reato aggravato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione. La sottrazione di energia elettrica dalla rete pubblica è sempre aggravata ai sensi dell’art. 625, n. 7, cod. pen., perché l’energia è destinata a un pubblico servizio, indipendentemente dal danno concreto causato ad altri utenti.

Perché il Tribunale aveva inizialmente escluso l’aggravante?
Il Tribunale aveva erroneamente ritenuto che l’aggravante non sussistesse perché le modalità concrete della manomissione (un allaccio per un singolo appartamento) non incidevano sulla generale destinazione dell’energia alla pubblica utilità. La Cassazione ha corretto questa interpretazione, affermando che rileva la natura del bene e non l’impatto dell’azione.

Qual è la conseguenza pratica del riconoscimento di questa aggravante?
La conseguenza principale è che il reato diventa procedibile d’ufficio. Ciò significa che non è più necessaria la querela (denuncia) della persona offesa, in questo caso la società energetica, per avviare e proseguire il procedimento penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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