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Furto di energia elettrica: appello inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto di energia elettrica e acqua. I motivi dell’appello sono stati giudicati generici, ripetitivi e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti. La Corte ha confermato la pena, l’aggravante della recidiva e il diniego delle attenuanti, inclusa quella per danno di speciale tenuità.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di energia elettrica: quando il ricorso in Cassazione è inutile

Il furto di energia elettrica tramite allacciamenti abusivi è un reato che porta a conseguenze serie. Ma cosa succede quando una condanna viene impugnata fino all’ultimo grado di giudizio? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di tale appello, dichiarandolo inammissibile se i motivi sono generici e volti a riesaminare i fatti. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato e continuato di energia elettrica e acqua. I fatti, commessi per un periodo di oltre due anni, riguardavano l’allacciamento abusivo a un’unità immobiliare in cui l’imputato risiedeva stabilmente. La condanna era aggravata dalla recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale, a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato.

L’appello e i motivi del ricorso in Cassazione

L’imputato decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo essenzialmente su due motivi principali:
1. Errata valutazione della responsabilità: Si contestava la motivazione dei giudici di merito, sostenendo che non fosse stata provata la sua consapevolezza riguardo agli allacciamenti abusivi.
2. Eccessività della pena e mancato riconoscimento delle attenuanti: Il ricorrente lamentava una pena troppo severa, la mancata concessione delle attenuanti generiche in prevalenza sulla recidiva e, infine, il diniego dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

Le motivazioni della Corte sul furto di energia elettrica

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Le motivazioni della Corte sono state nette e hanno riaffermato principi consolidati.

Innanzitutto, il primo motivo è stato considerato generico e meramente riproduttivo di censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. I giudici supremi hanno ribadito che non è compito della Cassazione rivalutare le prove o proporre una lettura alternativa dei fatti. La Corte territoriale aveva logicamente dedotto la consapevolezza dell’imputato dal fatto che vivesse stabilmente nell’immobile e non potesse ignorare l’assenza di contratti di fornitura regolari.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha smontato ogni censura:
* Graduazione della pena: La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Se la decisione è motivata in modo logico e non arbitrario, come nel caso di specie, non è sindacabile in sede di legittimità.
* Recidiva e attenuanti generiche: La Corte ha ritenuto corretta la valutazione dei giudici di merito nel considerare la personalità del reo, caratterizzata da numerosi precedenti specifici, come ostativa a un giudizio di prevalenza delle attenuanti generiche sull’aggravante della recidiva.
* Attenuante del danno di speciale tenuità: Su questo punto, la Cassazione ha richiamato la sua giurisprudenza consolidata. Nel furto di energia elettrica ad uso domestico, l’illecita appropriazione avviene con un flusso continuo e si protrae nel tempo. Di conseguenza, il reato si consuma per tutto il periodo in cui l’abitazione è occupata, rendendo di regola inapplicabile l’attenuante del danno di speciale tenuità.

Conclusioni

L’ordinanza conferma che il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti. I motivi devono essere specifici e basati su vizi di legittimità, non su una diversa interpretazione delle prove. Per il reato di furto di energia elettrica, la decisione ribadisce due principi chiave: la consapevolezza dell’illecito può essere desunta da elementi logici, come la stabile dimora nell’immobile; inoltre, la natura continuativa del prelievo esclude, di norma, la possibilità di riconoscere l’attenuante del danno di speciale tenuità. La condanna è quindi diventata definitiva, con l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati erano generici, si limitavano a ripetere argomentazioni già respinte nei gradi di merito e miravano a una nuova valutazione delle prove, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

È possibile ottenere l’attenuante per danno di speciale tenuità nel furto di energia elettrica domestico?
Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, di regola no. Poiché il furto di energia elettrica è un reato a consumazione protratta nel tempo, con un flusso continuo, l’illecita appropriazione si estende per tutto il periodo di abitazione, rendendo inapplicabile la concessione di tale attenuante.

Come è stata giustificata l’applicazione dell’aggravante della recidiva?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali hanno ritenuto che i numerosi precedenti penali dell’imputato, spesso per reati contro il patrimonio, dimostrassero una sua accentuata colpevolezza e una maggiore pericolosità sociale, giustificando così pienamente l’applicazione della recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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