Furto di Energia: L’Utilizzo Consapevole è Prova Sufficiente
L’ordinanza n. 14290 del 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di furto di energia elettrica: quali prove sono necessarie per arrivare a una condanna? La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale, stabilendo che la consapevolezza dell’illecita fruizione è l’elemento chiave, anche quando non sia possibile dimostrare chi abbia materialmente manomesso il contatore. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica.
Il Caso: La Condanna per Furto di Energia Elettrica
Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, confermata in primo e secondo grado, per il reato di furto pluriaggravato di energia elettrica. La condanna si basava sulla scoperta di una manomissione del misuratore di energia, che permetteva un consumo illecito e non registrato. L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, contestando la sentenza della Corte d’Appello di Palermo.
I Motivi del Ricorso: La Mancanza di Prova sulla Manomissione
Il ricorrente ha basato la sua difesa su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che non vi fosse alcuna prova certa sulle modalità con cui era avvenuta la manomissione del contatore e, di conseguenza, su chi fosse il responsabile materiale di tale atto. Secondo la difesa, questa assenza di prove avrebbe dovuto impedire l’affermazione della sua responsabilità penale per il reato contestato.
La Decisione della Corte: Focus sul Furto di Energia
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa infondate e meramente ripetitive di quanto già discusso e correttamente respinto dalla Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che il ragionamento della corte territoriale era esente da vizi logici e giuridici.
L’Irrilevanza dell’Autore Materiale della Manomissione
Il punto centrale della decisione è che, per la sussistenza del reato di furto di energia, non è indispensabile provare chi abbia eseguito materialmente la manomissione. L’eventualità che l’alterazione del contatore sia stata compiuta da terzi non esclude la responsabilità di chi ne trae vantaggio.
La Consapevolezza dell’Indebita Fruizione
Ciò che assume un ruolo decisivo, secondo la Suprema Corte, è la consapevolezza da parte dell’agente di stare usufruendo indebitamente di energia elettrica. Il reato si consuma con l’effettivo utilizzo dell’energia sottratta, che integra il fatto della sottrazione. Non è quindi necessario che l’agente venga colto in flagrante nell’atto di manomettere il contatore.
Le Motivazioni della Sentenza
Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra l’atto di manomissione, che è il mezzo per commettere il reato, e l’atto di sottrazione, che è il reato stesso. Il delitto di furto si perfeziona con l’impossessamento della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene. Nel caso dell’energia elettrica, l’impossessamento avviene attraverso il suo utilizzo. Di conseguenza, la prova rilevante è quella che dimostra l’uso consapevole e illegittimo dell’energia. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato che l’elemento determinante era la consapevolezza, al momento del controllo, dell’indebita fruizione, rendendo secondaria l’identificazione dell’autore materiale della manipolazione del contatore.
Conclusioni: Cosa Implica questa Ordinanza
L’ordinanza rafforza il principio secondo cui la responsabilità per il furto di energia si basa sull’effettivo e cosciente beneficio tratto dalla condotta illecita. Per gli utenti, ciò significa che non è possibile eludere la responsabilità penale semplicemente sostenendo di non essere gli autori della manomissione. Se si è consapevoli di utilizzare energia non pagata a causa di un contatore alterato, si è responsabili del furto. Questa decisione offre uno strumento chiaro agli organi inquirenti e giudicanti per contrastare un fenomeno diffuso, concentrando l’accertamento probatorio sull’elemento più significativo: il consumo consapevole e fraudolento.
Per essere condannati per furto di energia elettrica, è necessario provare chi ha materialmente manomesso il contatore?
No, secondo l’ordinanza non è necessaria la prova della materiale esecuzione della manomissione. È rilevante la consapevolezza dell’indebita fruizione di energia elettrica, a prescindere da chi abbia compiuto l’alterazione.
Cosa costituisce il fatto principale nel reato di furto di energia?
Il fatto principale è l’effettivo utilizzo dell’energia elettrica sottratta. La Corte specifica che ‘ciò che conta è l’effettivo utilizzo dell’energia elettrica, integrante il fatto della sottrazione’, e non l’atto di manomissione in sé.
Qual è l’esito di un ricorso in Cassazione basato su argomenti già respinti in appello e considerati ‘in fatto’?
Un ricorso del genere viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione ha ritenuto le censure dell’imputato come ‘reiterative’ di quanto già dedotto in appello e ‘in fatto’, confermando così la decisione precedente e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14290 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14290 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 31/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
ACCETTA NOME NOME a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/05/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
-Rilevato che il ricorrente NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte di Appello di Palermo del 12 maggio 2023 ha confermato la pronunzia di condanna del Tribunale cittadino in ordine al reato di furto pluriaggravato (artt. 624 e 625 n.2 e 7 cod. pen.).
-Ritenuto che il primo e unico motivo di ricorso – con cui il ricorrente deduce violazione di legge e vizio di motivazione quanto alla mancanza di prove circa la modalità con la quale è avvenuta la manomissione del misuratore di energia elettrica e per conseguenza la consumazione del reato- è fondato su censure in fatto reiterative di quanto dedotto in appello e puntualmente disattese dalla corte di merito con motivazione esente da vizi logici (pag.4 e 5 nella parte in cui il Giudice del gravame asserisce che per la sussistenza del reato contestato non è necessaria la prova della materiale esecuzione dell’attività manipolatoria, essendo rilevante soltanto che all’atto del controllo vi fosse la consapevolezza dell’indebita fruizione di energia elettrica, aggiungendo che non precluderebbe l’affermazione di responsabilità l’eventuale manomissione commessa da altri , dato che ciò che conta è l’effettivo utilizzo dell’energia elettrica , integrante il fatto della sottrazio e non che l’agente sia sorpreso nell’atto di manomettere).
-Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 31/01/2024