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Furto di avifauna: la Cassazione sulla querela

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16013/2025, ha stabilito che per il furto di avifauna, la procedibilità d’ufficio non è automatica. L’aggravante della destinazione a pubblica utilità, che consentirebbe di procedere senza querela, deve essere esplicitamente contestata nel capo d’imputazione. La sola indicazione che la fauna è ‘patrimonio indisponibile dello Stato’ non è stata ritenuta sufficiente a tal fine, confermando la decisione di non luogo a procedere per mancanza di querela.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di avifauna: necessaria la querela se l’aggravante non è contestata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 16013 del 2025, affronta un’importante questione procedurale legata al furto di avifauna. A seguito delle recenti riforme, il furto semplice è procedibile solo a querela di parte. La procedibilità d’ufficio scatta solo in presenza di specifiche aggravanti. Il caso in esame chiarisce che l’aggravante della destinazione del bene a ‘pubblica utilità’ deve essere contestata in modo esplicito e non può essere desunta implicitamente dalla natura della fauna come ‘patrimonio indisponibile dello Stato’.

I Fatti del Caso: Il Furto e la Decisione del Tribunale

Il procedimento nasce a carico di un individuo accusato di furto di sette esemplari di avifauna (Pettirosso, Capinera e Tordo bottaccio), oltre che di ricettazione di altri esemplari e maltrattamento di animali. Il Tribunale di primo grado, pur condannando l’imputato per gli altri reati, dichiarava il non doversi procedere per il furto a causa della mancanza di querela.

Secondo il giudice, dopo la riforma legislativa (d.lgs. 150/2022), il furto è diventato procedibile a querela, salvo la presenza di determinate aggravanti. Nel capo d’imputazione erano state contestate le aggravanti dell’esposizione a pubblica fede e del mezzo fraudolento. Tuttavia, la riforma ha escluso che l’esposizione a pubblica fede possa fondare la procedibilità d’ufficio. Il Pubblico Ministero sosteneva che dovesse applicarsi un’altra aggravante, quella della destinazione della cosa a ‘pubblico servizio o pubblica utilità’, in quanto la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato. Il Tribunale ha rigettato questa tesi, ritenendo tale aggravante di natura ‘valutativa’ e, come tale, necessitante di una contestazione specifica e formale, non essendo sufficiente il generico richiamo al patrimonio statale.

L’Appello del Pubblico Ministero e la questione della procedibilità

Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per saltum in Cassazione, sostenendo che l’aggravante della destinazione a pubblica utilità fosse ‘insita’ nella stessa descrizione del fatto. Secondo il ricorrente, l’avifauna, in quanto parte del patrimonio indisponibile dello Stato e protetta a livello costituzionale (art. 9 Cost.) per la sua funzione a tutela della biodiversità e degli ecosistemi, è per sua natura un bene destinato a pubblica utilità. Di conseguenza, menzionare che gli uccelli sottratti appartengono al patrimonio statale equivarrebbe a contestare, di fatto, l’aggravante in questione, rendendo il reato procedibile d’ufficio.

Le Motivazioni della Cassazione sul furto di avifauna

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale. Gli Ermellini hanno sviluppato il loro ragionamento su due punti cardine: la natura dell’aggravante e la necessità di una contestazione che garantisca il diritto di difesa.

La Necessità di una Contestazione Chiara e Specifica

La Corte ribadisce che l’aggravante della destinazione a pubblico servizio o pubblica utilità è di natura ‘valutativa’. A differenza delle aggravanti ‘fattuali’ (es. l’uso di un’arma), quelle valutative richiedono un giudizio qualitativo e non sono immediatamente percepibili. Per questo, la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sent. ‘Sorge’ n. 24906/2019) ha stabilito che devono essere evocate specificamente nell’imputazione, con un richiamo normativo o con espressioni che ne descrivano chiaramente il contenuto.

Nel caso specifico, l’imputazione aveva contestato esplicitamente e con richiamo normativo (art. 625, n. 7, c.p.) solo l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede. Il Pubblico Ministero, durante il processo, non ha mai chiesto di modificare la contestazione per includere quella della pubblica utilità. Operare un tale cambiamento in sede di legittimità violerebbe il principio di correlazione tra accusa e sentenza, ledendo il diritto dell’imputato a difendersi su accuse chiare e predefinite.

L’insufficienza del richiamo al ‘Patrimonio Indisponibile dello Stato’

La Cassazione ha chiarito che la nozione di ‘patrimonio indisponibile dello Stato’ non è semanticamente equivalente a quella di ‘cosa destinata a pubblico servizio o pubblica utilità’. Sebbene la fauna selvatica goda di ampia tutela, il legislatore stesso permette, a certe condizioni, l’attività venatoria. Questo dimostra che la destinazione a pubblica utilità non è un concetto assoluto e automatico, ma va contestualizzato.

Per garantire il diritto di difesa, l’imputazione deve evidenziare in modo percepibile la ‘qualità’ della condotta, cioè la specifica destinazione del bene sottratto. Il semplice riferimento al patrimonio statale è stato ritenuto troppo generico e non idoneo a far emergere chiaramente la contestazione dell’aggravante valutativa, soprattutto quando l’accusa aveva scelto di fondare la procedibilità su un’altra e diversa aggravante.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza afferma un principio di garanzia fondamentale: per procedere d’ufficio per il furto di avifauna, non basta che gli animali appartengano al patrimonio dello Stato. È necessario che l’accusa contesti in modo chiaro, preciso e inequivocabile la circostanza aggravante della destinazione a pubblica utilità, permettendo all’imputato di comprendere appieno l’addebito e di difendersi adeguatamente. In mancanza di tale specifica contestazione e di una querela, il reato non è procedibile.

Il furto di avifauna è sempre procedibile d’ufficio?
No. Dopo la riforma del d.lgs. 150/2022, il furto è di regola procedibile a querela. Diventa procedibile d’ufficio solo se ricorrono specifiche circostanze aggravanti previste dalla legge, come quella della destinazione del bene a pubblica utilità.

Cosa si intende per ‘aggravante valutativa’ e perché è importante la sua contestazione?
Un’aggravante valutativa è una circostanza la cui esistenza richiede un giudizio qualitativo e non si basa su un mero fatto materiale. Secondo la Corte, proprio per questa sua natura, deve essere contestata nell’imputazione in modo chiaro e specifico, con un richiamo alla norma o con espressioni idonee a descriverla, per garantire il pieno esercizio del diritto di difesa dell’imputato.

Affermare che la fauna selvatica è ‘patrimonio indisponibile dello Stato’ è sufficiente per contestare l’aggravante della destinazione a pubblica utilità?
No. La Corte ha stabilito che la nozione di ‘patrimonio indisponibile dello Stato’ non è equivalente a quella di ‘cosa destinata a pubblica utilità’. Pertanto, il semplice richiamo a tale qualità nel capo d’imputazione non è sufficiente a contestare validamente l’aggravante e a fondare la procedibilità d’ufficio per il furto di avifauna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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