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Furto d’acqua pubblica: quando è reato aggravato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per furto d’acqua pubblica. La sentenza chiarisce che il prelievo da una rete idrica comunale costituisce furto aggravato, procedibile d’ufficio anche dopo la Riforma Cartabia, e che i precedenti penali ostacolano l’applicazione di benefici come la tenuità del fatto.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto d’acqua pubblica: la Cassazione conferma la linea dura

Il furto d’acqua pubblica rappresenta un reato dalle conseguenze spesso sottovalutate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14624/2024) ha ribadito la gravità di questa condotta, chiarendo importanti aspetti sulla sua qualificazione giuridica e sulle condizioni di procedibilità, anche alla luce della Riforma Cartabia. La decisione sottolinea come il prelievo illecito dalla rete idrica comunale integri sempre un’ipotesi di furto aggravato, con significative ripercussioni per l’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in primo e secondo grado, di un soggetto per il reato di furto aggravato. L’imputato era stato sorpreso a prelevare acqua da fontane pubbliche, servite direttamente dalla rete idrica comunale. Contro la sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria, l’uomo ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su diversi motivi.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha contestato la condanna sostenendo principalmente quattro punti:

1. Mancanza di prova: A suo dire, non vi era prova certa della natura pubblica dell’acqua sottratta.
2. Improcedibilità del reato: In seguito alla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il reato di furto sarebbe diventato procedibile a querela, che nel caso di specie non era stata presentata.
3. Mancata applicazione della tenuità del fatto: Riteneva che il fatto, per la sua lieve entità, dovesse essere archiviato ai sensi dell’art. 131-bis c.p.
4. Diniego delle attenuanti generiche: Si doleva del mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul furto d’acqua pubblica

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo inammissibile. La motivazione della Corte offre chiarimenti fondamentali sul furto d’acqua pubblica.

Innanzitutto, i giudici hanno ritenuto infondata la questione sulla natura dell’acqua. La Corte territoriale aveva adeguatamente dimostrato, anche tramite la testimonianza di un idraulico del Comune, che le fontane erano allacciate alla rete idrica pubblica. Pertanto, l’acqua sottratta era inequivocabilmente un bene pubblico.

Il punto più rilevante riguarda la procedibilità. La Corte ha spiegato che il reato contestato era un furto aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 7 del codice penale, ovvero commesso su cose “destinate a pubblico servizio”. Questa aggravante speciale rende il reato procedibile d’ufficio. Le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia non hanno intaccato questa regola, che prevale sulla procedibilità a querela prevista per il furto semplice. Di conseguenza, la mancanza della querela era del tutto irrilevante.

Infine, la Corte ha respinto le richieste relative alla tenuità del fatto e alle attenuanti generiche. I numerosi precedenti penali specifici a carico dell’imputato sono stati considerati un indicatore di “abitualità a delinquere”. Tale condizione, secondo la legge, osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e giustifica ampiamente, secondo il consolidato orientamento giurisprudenziale, il diniego delle attenuanti generiche, poiché connota negativamente la personalità del reo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame consolida principi giuridici di notevole importanza pratica. Primo, sottrarre acqua dalla rete comunale non è una leggerezza, ma un reato di furto aggravato. Secondo, questo tipo di reato è e rimane procedibile d’ufficio, senza necessità di una querela da parte dell’ente pubblico. Terzo, la “fedina penale” di un individuo ha un peso determinante: la presenza di precedenti specifici può precludere l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e le attenuanti generiche, portando a una condanna certa e al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Il prelievo di acqua da una fontana comunale è considerato furto d’acqua pubblica?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’acqua proveniente da fontane servite dalla rete idrica comunale è un bene pubblico. Il suo prelievo non autorizzato costituisce reato di furto.

Dopo la Riforma Cartabia, è necessaria la querela per il reato di furto d’acqua pubblica?
No. Secondo la Corte, il furto di un bene destinato a pubblico servizio, come l’acqua della rete idrica, costituisce un’ipotesi di furto aggravato. Tale aggravante rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia.

Avere precedenti penali impedisce di ottenere benefici come la “tenuità del fatto”?
Sì. La sentenza ha ribadito che la presenza di numerosi precedenti penali specifici a carico dell’imputato è un elemento che dimostra l’abitualità del comportamento illecito. Questa condizione è di ostacolo all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e può giustificare il diniego delle attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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