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Furto consumato: quando si perfeziona il reato?

Un individuo ruba un portafoglio in un locale pubblico. Viene fermato dalla polizia prima di allontanarsi ma dopo essersi impossessato del bene. La Corte di Cassazione conferma la condanna per furto consumato, distinguendo il caso dal furto in un supermercato, poiché l’intervento delle forze dell’ordine è stato casuale e l’agente aveva già ottenuto l’autonoma disponibilità della refurtiva.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato vs. Tentato: La Cassazione Chiarisce il Momento Decisivo

La distinzione tra furto tentato e furto consumato rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto penale, con conseguenze significative sulla pena applicabile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 630 del 2024, offre un’analisi cruciale per comprendere quando il reato può dirsi perfezionato, specialmente in contesti diversi da quelli, come i supermercati, dotati di sorveglianza costante. Il caso analizzato riguarda il furto di un portafoglio all’interno di un locale pubblico e stabilisce che l’acquisizione di un’autonoma disponibilità del bene, anche per un breve istante, è sufficiente a integrare la consumazione del reato.

I Fatti del Caso

Un uomo si trovava all’interno di un locale quando si è visto sottrarre il portafoglio dalla propria giacca, che aveva lasciato incustodita su un divano. La vittima ha immediatamente segnalato l’accaduto, portando al rapido intervento delle forze dell’ordine. Gli agenti hanno individuato due sospetti: l’imputato e un suo complice minorenne.

Durante il controllo, addosso all’imputato sono stati rinvenuti 125 euro in contanti e le carte di credito intestate alla persona offesa. In evidente stato di ebbrezza, l’uomo ha tentato di eludere l’ispezione spintonando uno degli agenti e lanciandogli addosso il proprio giubbotto. Per questi fatti, veniva condannato in primo e secondo grado per i reati di furto e resistenza a pubblico ufficiale.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi del Furto Tentato

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il reato di furto dovesse essere riqualificato come tentato (derubricato). La sua difesa si basava su un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 52117/2014, nota come ‘Prevete’), relativo ai furti nei supermercati. Secondo tale orientamento, se il ladro è costantemente monitorato dalla sorveglianza e viene fermato prima di superare le casse, il furto resta allo stadio del tentativo, poiché non riesce mai a conseguire un’autonoma ed effettiva disponibilità della merce.

L’imputato sosteneva che, analogamente, egli era rimasto sempre all’interno della ‘sfera di vigilanza’ della persona offesa e che l’intervento immediato della polizia gli aveva impedito di perfezionare il reato.

La Decisione della Corte: La Distinzione del Furto Consumato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e confermando la condanna per furto consumato. I giudici hanno chiarito che il principio stabilito per i furti nei supermercati non è applicabile al caso di specie.

La differenza fondamentale risiede nella natura della sorveglianza. Nel caso del supermercato, esiste un sistema di controllo costante e preordinato (telecamere, personale di sicurezza, barriere antitaccheggio) che impedisce al ladro di acquisire un reale possesso autonomo della merce fino all’uscita. Nel caso esaminato, invece, l’intervento delle forze dell’ordine è stato del tutto casuale ed estemporaneo, avvenuto solo a seguito della segnalazione della vittima. Questo significa che, nel lasso di tempo tra la sottrazione del portafoglio e l’arrivo della polizia, l’imputato aveva già acquisito la piena, autonoma ed effettiva disponibilità del bene.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che il criterio distintivo tra tentativo e consumazione risiede nel conseguimento, da parte dell’agente, della disponibilità autonoma della refurtiva. Questo avviene anche se il possesso dura per un breve periodo e anche se il ladro viene inseguito e bloccato. Il momento consumativo del furto è la sottrazione della cosa, quando questa passa sotto il dominio esclusivo dell’agente. Sono irrilevanti, ai fini della consumazione, i seguenti fattori:

1. Il fatto che la refurtiva rimanga nella sfera di vigilanza potenziale della vittima.
2. La breve durata del possesso.
3. La possibilità di un pronto recupero del bene.

L’intervento delle forze dell’ordine, se non deriva da un’attività di sorveglianza pianificata, non può ‘retrocedere’ un reato già consumato a semplice tentativo. L’impossessamento si era già verificato nel momento in cui l’imputato aveva preso il portafoglio dalla giacca, stabilendo su di esso il proprio esclusivo controllo.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione rafforza un principio fondamentale: per aversi furto consumato, è sufficiente che l’agente riesca a sottrarre il bene alla vittima e a stabilire su di esso un dominio esclusivo, seppur momentaneo. La costante vigilanza che impedisce la consumazione deve essere effettiva e preesistente all’azione furtiva, come nel caso dei sistemi di sicurezza dei negozi, e non può essere confusa con il successivo e fortuito intervento delle autorità. Di conseguenza, il furto in un locale pubblico, seguito da un arresto quasi immediato, integra pienamente la fattispecie del reato consumato.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Secondo la sentenza, il furto si considera consumato nel momento in cui l’agente sottrae la cosa alla vittima e ne acquisisce la piena, autonoma ed effettiva disponibilità, anche se per un tempo brevissimo e nello stesso luogo del furto.

La costante sorveglianza della vittima impedisce la consumazione del furto?
Non necessariamente. La sentenza chiarisce che il fatto che la refurtiva rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa è irrilevante se il ladro è riuscito a conseguire un dominio esclusivo sulla cosa. La consumazione è impedita solo da un monitoraggio costante e specifico (come nei supermercati) che previene l’impossessamento autonomo.

L’intervento immediato della polizia trasforma un furto consumato in tentato?
No. Se l’intervento delle forze dell’ordine è casuale, estemporaneo e non parte di un’attività di sorveglianza preordinata, non impedisce la consumazione del reato, poiché l’impossessamento da parte del ladro è già avvenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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