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Furto consumato: quando si perfeziona il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17206/2025, ha chiarito la distinzione tra furto tentato e furto consumato. Nel caso di specie, un individuo è stato condannato per il furto di pannelli metallici. La Corte ha stabilito che il reato si considera consumato nel momento in cui l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità del bene, anche se non si è ancora allontanato dal luogo del delitto. La sentenza ha però annullato con rinvio la decisione sulla mancata concessione delle pene sostitutive, ritenendo la motivazione del giudice di merito insufficiente alla luce della Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato: Quando un Tentativo Diventa Reato Pieno?

La distinzione tra furto tentato e furto consumato rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 17206 del 2025, offre importanti chiarimenti su quando si possa considerare perfezionato il delitto, anche se il ladro viene colto sul fatto. Analizziamo insieme questo caso, che tocca anche il tema cruciale delle pene sostitutive dopo la Riforma Cartabia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il furto di alcuni pannelli metallici. L’imputato era stato sorpreso mentre smontava i pannelli dalla copertura di un magazzino, situato in un’area condominiale, e li passava a un complice. Alcuni pannelli erano già stati gettati a terra e si trovavano nelle vicinanze, pronti per essere portati via.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata qualificazione del reato: Secondo il ricorrente, i giudici di merito avevano sbagliato a considerare il reato come furto consumato. Poiché l’imputato era stato fermato all’interno dell’area condominiale mentre era ancora intento a smontare i pannelli, la condotta doveva essere qualificata come mero tentativo.
2. Mancato riconoscimento delle pene sostitutive: La difesa lamentava una motivazione solo apparente da parte della Corte d’Appello nel negare la sostituzione della pena detentiva breve, in violazione dei principi introdotti dalla Riforma Cartabia.

La Decisione della Corte: l’Analisi del Furto Consumato

La Suprema Corte ha rigettato il primo motivo del ricorso, confermando la qualificazione del reato come furto consumato. I giudici hanno chiarito che il criterio distintivo non è l’allontanamento dal luogo del delitto, ma l’acquisizione di una piena e autonoma disponibilità del bene sottratto.

La Corte distingue due scenari:
* Bene sotto continua sorveglianza: Se il bene è costantemente sorvegliato (ad esempio, in un supermercato con sistemi di allarme e vigilanza), il furto si consuma solo quando l’agente riesce a eludere tali controlli e a uscire.
* Bene non sorvegliato: Se il bene, come nel caso dei pannelli metallici, non è soggetto a sorveglianza diretta e continua, ma è affidato al generale senso di rispetto per la proprietà altrui, il reato si perfeziona prima. È sufficiente che l’agente manifesti una “signoria” sulla cosa, ovvero un potere di disposizione autonomo, anche per un breve lasso di tempo.

Nel caso specifico, l’azione di smontare i pannelli, gettarli a terra e passarli a un complice è stata ritenuta sufficiente per integrare l’impossessamento e, di conseguenza, per configurare il furto consumato.

Pene Sostitutive e Obbligo di Motivazione

Sul secondo punto, invece, la Cassazione ha dato ragione al ricorrente. La Corte ha accolto il motivo relativo al mancato riconoscimento delle pene sostitutive, annullando la sentenza su questo punto con rinvio a un nuovo giudizio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sul furto consumato richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il momento consumativo del reato di furto si ha con l’impossessamento della cosa mobile altrui, che consiste nell’acquisire una signoria autonoma sul bene. Quando non esistono sistemi di controllo attivi da eludere, qualsiasi atto che manifesti concretamente tale potere di disposizione (come smontare e spostare i pannelli) è sufficiente per considerare il reato perfezionato. L’intervento del proprietario o delle forze dell’ordine è irrilevante se avviene dopo che tale autonoma disponibilità si è già realizzata.

Per quanto riguarda le pene sostitutive, la Corte ha sottolineato che la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) ha rafforzato l’obbligo del giudice di motivare adeguatamente il diniego. Non è più sufficiente fare un generico riferimento a precedenti condanne. Il giudice deve effettuare una valutazione completa basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, spiegando perché, nel caso specifico, le pene sostitutive non siano idonee a realizzare le finalità della pena. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata apparente e, pertanto, illegittima.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti insegnamenti pratici:
1. Per il furto consumato: Chiarisce che non è necessario fuggire con la refurtiva perché il reato sia considerato perfezionato. In contesti non sorvegliati, l’acquisizione di un’autonoma disponibilità del bene, anche temporanea e sul posto, è sufficiente a integrare il reato.
2. Per le pene sostitutive: Ribadisce il principio, rafforzato dalla Riforma Cartabia, che il giudice non può negare le sanzioni alternative alla detenzione con motivazioni generiche o basate unicamente sulla presenza di precedenti penali. È richiesto un giudizio personalizzato e approfondito, che dia conto delle ragioni specifiche che rendono inadeguata una pena non detentiva.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Secondo la sentenza, il furto si considera consumato nel momento in cui l’agente, dopo aver sottratto il bene, ne acquisisce la piena e autonoma disponibilità, anche se non si è ancora allontanato dal luogo del reato e anche se tale disponibilità dura per un breve periodo. Ciò è particolarmente vero quando il bene non è soggetto a sorveglianza continua.

L’imputato deve allontanarsi dal luogo del reato perché si configuri il furto consumato?
No, la sentenza chiarisce che l’allontanamento dal luogo del reato non è un requisito necessario per la consumazione. Il reato si perfeziona con l’impossessamento del bene, che coincide con l’acquisizione di un potere di disposizione autonomo sulla cosa sottratta.

Un giudice può negare le pene sostitutive solo perché l’imputato ha precedenti penali?
No. La Corte afferma che, a seguito della Riforma Cartabia, la semplice sussistenza di precedenti condanne non è sufficiente per respingere la richiesta di pene sostitutive. Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione adeguata e specifica, valutando tutti i criteri indicati dall’art. 133 del codice penale e spiegando perché ritiene le pene alternative non idonee nel caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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