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Furto consumato: quando si perfeziona il reato?

Un soggetto, condannato per furto aggravato in abitazione, ha presentato ricorso sostenendo che il reato fosse solo tentato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il furto consumato si realizza nel momento in cui il ladro acquisisce un potere di disposizione autonomo sulla refurtiva, anche se solo per un istante e anche se viene costretto ad abbandonarla immediatamente dopo a causa dell’intervento di terzi.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato: Basta un Istante di Possesso

La distinzione tra furto tentato e furto consumato è una delle questioni più dibattute nelle aule di giustizia. Quando si può dire che un furto è stato portato a termine? È necessario che il ladro riesca a fuggire con la refurtiva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12054/2024) fa chiarezza su questo punto, confermando un orientamento ormai consolidato e di fondamentale importanza pratica.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione aggravato. La Corte d’Appello di Brescia aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. Quest’ultimo, tuttavia, ha deciso di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la qualificazione giuridica del fatto. A suo dire, il reato avrebbe dovuto essere considerato come “tentato” e non “consumato”.

La Questione Giuridica: Furto Consumato o Tentato?

L’argomentazione difensiva si fondava sull’idea che il reato non si fosse perfezionato. Secondo il ricorrente, la sentenza dei giudici di merito era errata, contraddittoria e illogica nel considerare il furto come consumato. La linea difensiva mirava a ottenere una derubricazione del reato da consumato a tentato, con conseguenze significative sulla pena applicabile.

La domanda al centro della controversia era quindi la seguente: in quale preciso momento il furto passa dalla fase del tentativo a quella della consumazione? È sufficiente il semplice impossessamento della cosa mobile altrui, anche se per un breve lasso di tempo e senza un allontanamento dal luogo del delitto?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Furto Consumato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato” e, quindi, inammissibile. I giudici hanno sottolineato come la tesi del ricorrente si ponesse in netto contrasto non solo con il dato normativo, ma anche con la “consolidata giurisprudenza di legittimità”.

La Corte ha richiamato un principio pacifico e risalente nel tempo, secondo cui risponde di furto consumato, e non semplicemente tentato, chi si impossessa della refurtiva ed esercita sulla stessa un potere, anche solo momentaneo. Questo vale anche se il soggetto non si è ancora allontanato dal luogo della sottrazione e viene costretto ad abbandonare i beni rubati subito dopo il fatto, a causa del pronto intervento del proprietario o delle forze dell’ordine.

In altre parole, il reato si perfeziona nel momento in cui la cosa viene sottratta alla sfera di controllo del precedente possessore ed entra, anche solo per un istante, nella piena ed autonoma disponibilità del ladro. Non è necessario che quest’ultimo riesca a trarne un profitto o a metterla al sicuro.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ribadisce un punto cruciale per l’interpretazione del reato di furto. L’elemento determinante per la configurazione del furto consumato non è la fuga indisturbata con la refurtiva, ma l’avvenuto impossessamento. L’acquisizione di un potere di fatto autonomo sul bene, pur se di brevissima durata, è sufficiente a integrare la consumazione del reato. Questa ordinanza serve come un importante promemoria: il confine tra tentativo e consumazione è segnato dal momento in cui il bene esce dalla sfera di vigilanza della vittima per entrare in quella dell’autore del reato, a prescindere da ciò che accade negli istanti immediatamente successivi.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Un furto si considera consumato nel momento in cui il soggetto agente si impossessa della refurtiva, esercitando su di essa un potere di fatto, anche se solo per un istante. Non è necessario che riesca a fuggire o a trarne profitto.

È necessario che il ladro si allontani con la refurtiva perché il furto sia consumato?
No, non è necessario l’allontanamento dal luogo della sottrazione. Secondo la Corte, il furto è consumato anche se il reo non si è ancora allontanato ma ha già acquisito la disponibilità autonoma del bene rubato.

Cosa succede se il ladro è costretto ad abbandonare subito la refurtiva?
Anche se il ladro viene costretto ad abbandonare la refurtiva subito dopo essersene impossessato, a causa dell’intervento del proprietario o della polizia, il reato si considera comunque consumato e non semplicemente tentato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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