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Furto consumato: quando si perfeziona il reato?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra furto tentato e furto consumato. Il caso riguardava un ricorso contro una condanna per furto con strappo. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il reato di furto consumato si perfeziona nel momento in cui l’autore acquisisce la piena e autonoma disponibilità della refurtiva, anche solo per un breve istante e senza essersi allontanato dal luogo del reato, ad esempio occultandola.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato vs. Tentato: La Cassazione Chiarisce il Momento Decisivo

La distinzione tra tentativo e consumazione di un reato è un pilastro del diritto penale, con implicazioni dirette sulla gravità della pena. Stabilire il momento esatto in cui un furto può dirsi perfezionato è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7779/2024) torna sul tema, offrendo un’analisi chiara e precisa su quando si configura un furto consumato, anche se il colpevole non riesce ad allontanarsi dalla scena del crimine.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un imputato, condannato in primo grado e in appello per il reato di furto con strappo. L’imputato si è rivolto alla Suprema Corte chiedendo la derubricazione del reato da consumato a tentato. A suo avviso, non avendo avuto la possibilità di allontanarsi con la refurtiva e di goderne in modo stabile, il delitto non si era mai perfezionato del tutto.

Il Criterio Distintivo: il Furto Consumato e il Possesso della Refurtiva

La difesa dell’imputato si basava sull’idea che, per aversi consumazione, fosse necessario un consolidamento del possesso della refurtiva, cosa che non sarebbe avvenuta. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile per due ragioni fondamentali, una di carattere processuale e una di merito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione della Corte si fonda su argomentazioni solide che meritano un’analisi approfondita.

La Ripetitività delle Censure

In primo luogo, la Corte ha rilevato che il ricorso era meramente riproduttivo di argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Il ricorrente non aveva mosso una critica specifica e puntuale alla sentenza della Corte d’Appello, limitandosi a riproporre le stesse doglianze. Questo vizio procedurale è di per sé sufficiente a determinare l’inammissibilità del ricorso in Cassazione.

La Manifesta Infondatezza sul Merito del Furto Consumato

Ancora più importante è la motivazione di merito. La Corte ha ribadito un principio di diritto ormai consolidato: il criterio distintivo tra furto consumato e tentato non risiede nella fuga o nell’allontanamento dal luogo del fatto, bensì nell’acquisizione, anche solo per un breve lasso di tempo, della piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva.

Questo significa che il reato si perfeziona nel momento in cui l’agente sottrae il bene al controllo della persona offesa e ne acquisisce il possesso. L’atto di occultare la refurtiva (ad esempio, mettendola in tasca o in una borsa) è considerato sufficiente a integrare questo requisito, perché in quel momento il ladro ha la disponibilità esclusiva del bene, anche se viene fermato pochi istanti dopo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale stabile e di grande rilevanza pratica. La lezione è chiara: per la configurazione del furto consumato, non è necessario che il colpevole riesca a trarre profitto dalla refurtiva o a garantirsi l’impunità. È sufficiente che, per un momento, abbia interrotto la relazione tra il proprietario e il bene, instaurando su quest’ultimo un proprio potere autonomo.

Questa pronuncia sottolinea come l’occultamento della refurtiva sia un gesto emblematico che segna il passaggio dal tentativo alla consumazione, con tutte le conseguenze sanzionatorie che ne derivano. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende suggella l’infondatezza delle sue pretese.

Quando un furto si considera ‘consumato’ e non solo ‘tentato’?
Secondo la sentenza, un furto si considera consumato quando l’autore del reato acquisisce la piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, anche se per un tempo molto breve. L’atto di occultare il bene rubato è sufficiente a integrare questo requisito, poiché sottrae il bene al controllo della vittima.

È necessario fuggire dalla scena del crimine perché il furto sia considerato consumato?
No, la sentenza chiarisce che non è necessario allontanarsi dal luogo del reato. La consumazione avviene nel momento in cui si ottiene il possesso autonomo del bene, indipendentemente dal fatto che l’autore venga fermato subito dopo.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni: in primo luogo, era una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio; in secondo luogo, era manifestamente infondato perché in contrasto con il principio di diritto consolidato sulla distinzione tra furto tentato e consumato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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