LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto consumato: quando si perfeziona il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 634 del 2024, ha stabilito che si configura il furto consumato, e non il semplice tentativo, nel momento in cui l’agente si impossessa del bene, acquisendone un’autonoma disponibilità anche solo per un breve lasso di tempo e all’interno del locale commerciale. La costante osservazione da parte della persona offesa non è sufficiente a impedire la consumazione del reato. La Corte ha inoltre confermato la validità della querela presentata dal responsabile di fatto dell’esercizio commerciale, anche se non proprietario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto consumato: quando un furto in un negozio è completo?

La distinzione tra tentativo e consumazione nel reato di furto è una questione cruciale che spesso genera dibattito. Quando si può dire che un furto sia effettivamente compiuto, specialmente se l’autore del fatto rimane sotto lo sguardo vigile del proprietario del negozio? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 634 del 2024, offre chiarimenti decisivi, stabilendo che il furto consumato si perfeziona con l’acquisizione di una pur minima e temporanea autonomia sulla refurtiva, a prescindere dal controllo visivo esercitato dalla vittima.

I Fatti del Caso

Una donna entrava in un esercizio commerciale e si appropriava di una macchinetta contasoldi del valore di circa 16 euro. Giunta alla cassa per pagare un altro oggetto di scarso valore, lasciava lì il prodotto rubato e si allontanava, adducendo come scusa di aver dimenticato il portafoglio in auto.

Tuttavia, l’allarme antitaccheggio suonava al suo passaggio. Il titolare del negozio la inseguiva e, una volta raggiunta, riceveva una spinta dalla donna. Ne nasceva una colluttazione che vedeva coinvolti anche altri soggetti, interrotta solo dall’intervento del figlio del titolare.

L’Iter Processuale e i Motivi del Ricorso

Inizialmente contestato come rapina impropria, il reato veniva derubricato in primo grado a furto aggravato dall’uso del mezzo fraudolento. La Corte d’Appello confermava tale qualificazione.

L’imputata, tuttavia, ricorreva in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata qualificazione del fatto: Sosteneva che si trattasse solo di un tentativo di furto, poiché era rimasta costantemente sotto la vigilanza della persona offesa, che non l’aveva mai persa di vista. Secondo la difesa, ciò avrebbe impedito il perfezionamento del reato.
2. Difetto di procedibilità: A seguito di una recente riforma, il reato era diventato procedibile a querela. La difesa eccepiva che la querela era stata presentata da un soggetto (il figlio del titolare) diverso dal proprietario legale dell’esercizio e privo di una procura speciale.

Le Motivazioni della Cassazione sul Furto Consumato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni. Sul punto cruciale del furto consumato, i giudici hanno chiarito che il criterio distintivo rispetto al tentativo risiede nel momento in cui l’imputato consegue, anche solo per un breve istante, la piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva.

Il momento consumativo del furto coincide con la sottrazione della cosa dal controllo del precedente detentore. È irrilevante che la res furtiva rimanga all’interno della sfera di vigilanza della persona offesa o che il possesso da parte del ladro sia di breve durata. Nel caso specifico, l’imputata si era allontanata dal luogo della sottrazione, manifestando un possesso autonomo del bene, seppur temporaneo. Il fatto che sia stata costretta a restituirlo solo a seguito dell’intervento del titolare conferma che la fase del tentativo era già stata superata.

La Corte distingue questa ipotesi da quella del furto nei supermercati dotati di specifici sistemi di sorveglianza (videosorveglianza, vigilanza costante), dove il monitoraggio continuo può effettivamente impedire la consumazione del reato, relegandolo a tentativo. Nel caso di specie, invece, il locale non presentava tali specifiche modalità di controllo e la vigilanza del solo proprietario non è stata ritenuta sufficiente a impedire il perfezionamento del delitto.

Le Motivazioni sulla Legittimità della Querela

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la qualifica di “persona offesa” dal reato di furto non spetta solo al proprietario del bene, ma a chiunque abbia con esso una relazione di fatto, ovvero il possesso o la detenzione. Questo possesso non richiede necessariamente un titolo giuridico, potendo essere anche clandestino o illecito.

Nel caso in esame, la querela era stata presentata dal figlio del proprietario, che era anche il responsabile dell’esercizio commerciale. In quanto tale, egli aveva un potere di fatto sulla merce e, di conseguenza, era pienamente legittimato a sporgere querela in qualità di persona offesa.

Le Conclusioni

Questa sentenza della Corte di Cassazione consolida due importanti principi giuridici:
1. Il furto consumato si perfeziona con l’impossessamento della cosa e l’acquisizione di un’autonoma disponibilità sulla stessa, anche se per un tempo brevissimo e all’interno dello stesso esercizio commerciale. La semplice vigilanza a distanza da parte della vittima non è, di per sé, sufficiente a degradare il fatto a mero tentativo.
2. La legittimazione a proporre querela per il reato di furto spetta non solo al proprietario, ma a chiunque eserciti un potere di fatto sul bene sottratto, come il gestore o il responsabile di un negozio. Questa interpretazione estensiva garantisce una tutela più efficace contro i reati predatori.

Quando un furto in un negozio si considera ‘consumato’ e non solo ‘tentato’?
Il furto si considera consumato nel momento in cui chi lo commette sottrae il bene e ne acquisisce la piena e autonoma disponibilità, anche se solo per un breve periodo e all’interno dello stesso locale. Non è necessario uscire dal negozio perché il reato si perfezioni.

Essere costantemente osservato dal proprietario del negozio impedisce che il furto si consumi?
No. Secondo la sentenza, il fatto che la persona offesa osservi l’azione furtiva a distanza e intervenga subito dopo non è sufficiente a impedire la consumazione del reato. L’elemento decisivo è l’avvenuto impossessamento del bene da parte del ladro.

Chi può presentare una querela valida per un furto avvenuto in un negozio?
La querela può essere validamente presentata non solo dal proprietario legale dei beni, ma anche da chiunque abbia il possesso o la detenzione di fatto della merce, come il responsabile o il gestore dell’esercizio commerciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati