LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto consumato: quando si ha l’impossessamento?

Un uomo, condannato per il furto di scarpe antinfortunio, ha sostenuto in Cassazione che il reato fosse solo tentato, poiché i Carabinieri erano intervenuti mentre caricava la merce. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il furto consumato si realizza nel momento in cui l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità del bene, anche se per breve tempo e sotto osservazione. Lo spostamento della merce dal magazzino al veicolo dell’imputato è stato ritenuto sufficiente a integrare la consumazione del reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato: La Sottile Linea tra Tentativo e Consumazione

Capire quando un furto si possa definire un furto consumato e non un semplice tentativo è una questione cruciale nel diritto penale, con importanti conseguenze sulla pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la consumazione del reato si perfeziona nel momento in cui l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità della refurtiva, anche se per un tempo brevissimo e nello stesso luogo del delitto. Analizziamo insieme questo caso per comprendere meglio la distinzione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il furto aggravato, in concorso con un complice, di oltre 149 paia di scarpe antinfortunio da un’azienda. L’imputato, non accettando la condanna, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni principali. In primo luogo, contestava la legittimità della persona che aveva sporto querela per conto dell’azienda. In secondo luogo, e più centralmente, sosteneva che il reato dovesse essere qualificato come tentato furto, e non come furto consumato, poiché l’azione si era svolta sotto la sorveglianza dei Carabinieri, intervenuti mentre egli stava ancora caricando la merce su un veicolo a tre ruote.

La Decisione della Corte: Il Principio del Furto Consumato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato su entrambi i fronti. Sul primo punto, ha chiarito che il legale rappresentante di una società è pienamente legittimato a sporgere querela senza necessità di un mandato specifico. Ma è sul secondo punto che la sentenza offre le riflessioni più interessanti.

Il Momento Consumativo del Furto

Il cuore della decisione si concentra sulla distinzione tra tentativo e consumazione. La difesa argomentava che, essendo l’intera operazione monitorata dalle forze dell’ordine, l’imputato non aveva mai avuto la piena e pacifica disponibilità dei beni. La Corte, tuttavia, ha respinto questa visione, aderendo a un consolidato orientamento giurisprudenziale.

Secondo i giudici, il reato di furto si consuma nel preciso istante in cui la cosa sottratta esce dalla sfera di vigilanza e controllo del proprietario per entrare in quella dell’agente. Questo passaggio di dominio, che costituisce l’impossessamento, non richiede un allontanamento dal luogo del delitto né un possesso prolungato. È sufficiente che l’agente abbia acquisito, anche solo per un istante, l’autonoma disponibilità della refurtiva.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che, nel caso di specie, la merce era già stata prelevata dal capannone e caricata sul veicolo a disposizione degli imputati. Questo atto ha segnato il momento in cui i beni sono passati sotto il loro dominio esclusivo, interrompendo la relazione di controllo del legittimo proprietario. A nulla rileva che i Carabinieri stessero osservando la scena, poiché il loro intervento non ha impedito il verificarsi di questo impossessamento, seppur temporaneo. La Corte ha anche distinto questo caso da quelli, spesso citati, di furto nei supermercati. In tali contesti, finché il ladro rimane all’interno del negozio sotto la sorveglianza del personale o di sistemi di videosorveglianza, il reato rimane allo stadio del tentativo, perché la merce non è ancora uscita dalla sfera di controllo dell’esercente. Nel caso in esame, invece, il trasferimento della merce sul veicolo ha sancito la definitiva uscita dalla sfera di custodia della vittima.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio chiave: per aversi un furto consumato, è decisivo il momento in cui si realizza l’impossessamento, inteso come acquisizione di un potere di fatto autonomo sulla cosa rubata. La durata di tale possesso o la possibilità di essere scoperti immediatamente dopo non incidono sulla consumazione del reato, ma al massimo sulla fase successiva. Questa pronuncia offre un importante chiarimento per distinguere le due fattispecie, sottolineando come l’elemento determinante sia la rottura del legame di controllo tra il proprietario e il bene.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Un furto si considera consumato nel momento in cui l’autore del reato acquisisce l’autonoma disponibilità della cosa rubata, sottraendola alla sfera di controllo del proprietario. È sufficiente che questo impossessamento avvenga anche per un breve lasso di tempo.

Il legale rappresentante di una società ha bisogno di una procura speciale per sporgere querela?
No. Secondo la sentenza, il legale rappresentante di una società di capitali è legittimato a sporgere querela senza necessità di uno specifico mandato, poiché tale atto rientra nei suoi normali poteri di gestione e rappresentanza della società.

Se la polizia osserva un furto mentre avviene, il reato è sempre e solo tentato?
No, non necessariamente. La Corte ha chiarito che la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine non impedisce la consumazione del reato se l’agente è comunque riuscito a impossessarsi del bene, spostandolo sotto il proprio esclusivo dominio (ad esempio, caricandolo su un proprio veicolo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati