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Furto consumato: quando il reato è completo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13618/2024, ha confermato una condanna per furto consumato, stabilendo che il reato si perfeziona nel momento in cui si acquisisce l’autonoma disponibilità dei beni, anche se l’autore viene bloccato prima di allontanarsi. L’intervento del portiere, che ha impedito la fuga dopo che la refurtiva era stata caricata in auto, non è stato ritenuto sufficiente a qualificare il fatto come mero tentativo. La Corte ha inoltre convalidato l’aumento di pena per la recidiva, ritenendolo giustificato dalla specifica pericolosità del soggetto.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato: Bloccato dal Portiere non Significa Tentativo

Quando un furto può dirsi realmente concluso? È sufficiente prendere i beni o bisogna anche riuscire a fuggire? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 13618 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sulla differenza tra furto tentato e furto consumato, stabilendo un principio chiave: il reato si perfeziona nel momento in cui il ladro ottiene l’autonoma disponibilità della refurtiva, anche se viene bloccato prima di allontanarsi. Analizziamo insieme il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti: il Furto nel Garage e l’Intervento del Portiere

Il caso riguarda un uomo condannato per furto in concorso con un complice. I due si erano introdotti in un garage condominiale e si erano impossessati di un televisore e di una bicicletta, caricando il tutto nella loro auto. Tuttavia, il loro piano di fuga è stato sventato dall’intervento del portiere dello stabile, che, accortosi della situazione, ha prontamente chiuso il cancello di uscita, intrappolandoli all’interno dell’area condominiale.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che, non essendo riuscito ad allontanarsi, il reato dovesse essere qualificato come tentato furto e non furto consumato. A suo avviso, i beni non erano mai usciti dalla sfera di vigilanza e controllo del proprietario.

La Distinzione tra Furto Tentato e Furto Consumato

Per comprendere la decisione della Corte, è essenziale capire la linea di demarcazione tra tentativo e consumazione nel reato di furto. Il furto si considera “tentato” quando l’azione criminale viene iniziata ma non giunge a compimento per cause indipendenti dalla volontà del reo. Si ha, invece, furto consumato quando l’agente riesce a sottrarre il bene e ad acquisirne l’autonoma disponibilità, anche solo per un breve lasso di tempo.

Il Momento Chiave: l’Impossessamento

Il punto cruciale, secondo la Cassazione, non è la fuga, ma l’impossessamento. Nel caso di specie, nel momento in cui i ladri hanno caricato la refurtiva nella loro auto, hanno di fatto sottratto i beni al controllo del proprietario e ne hanno acquisito il possesso esclusivo. A partire da quell’istante, il reato era già perfezionato. L’intervento successivo del portiere ha impedito la fase successiva del piano (la fuga), ma non ha potuto annullare la consumazione già avvenuta.

La Valutazione della Recidiva

Un secondo motivo di ricorso riguardava l’aumento di pena per la recidiva. L’imputato lamentava un’applicazione automatica della norma, senza una reale valutazione della sua pericolosità sociale. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto al ricorrente.

I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente motivato l’aumento di pena, basandosi non su un automatismo, ma su elementi concreti: l’imputato aveva cinque precedenti condanne, di cui due per reati specifici, e il nuovo furto era stato commesso a meno di cinque anni dall’ultimo. Queste circostanze, nel loro insieme, costituivano una prova sufficiente della sua maggiore pericolosità e della più accentuata colpevolezza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, dichiarandolo inammissibile. Per quanto riguarda la qualificazione del reato, i giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: il furto si consuma quando il bene trafugato passa sotto il dominio esclusivo dell’agente. È irrilevante che la refurtiva rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa (come l’area condominiale) o che il possesso duri per poco tempo.

La situazione è diversa, ad esempio, dal furto in un supermercato dove il ladro è costantemente monitorato dal personale di sorveglianza. In quel caso, il bene non esce mai dal controllo del proprietario fino al superamento delle casse, e un intervento precedente configurerebbe un tentativo. Nel caso in esame, invece, l’impossessamento era avvenuto senza un monitoraggio costante e si era concluso prima dell’intervento del portiere.

Anche riguardo alla recidiva, la Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito. L’aumento di pena non è stato il frutto di un mero riscontro formale dell’esistenza di precedenti, ma di una valutazione ponderata della personalità del reo, della natura dei reati e della loro vicinanza temporale, elementi che insieme dimostrano una concreta e maggiore pericolosità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame rafforza un importante principio giuridico: il discrimine tra furto tentato e furto consumato risiede nell’acquisizione di un’autonoma disponibilità della refurtiva, non nella riuscita della fuga. Questa pronuncia ha implicazioni pratiche significative, poiché chiarisce che anche essere fermati immediatamente dopo la sottrazione del bene, ma prima di allontanarsi, può comunque portare a una condanna per il reato consumato, con conseguenze sanzionatorie più severe. Inoltre, conferma che la valutazione sulla recidiva deve essere sempre ancorata a elementi concreti che dimostrino una reale pericolosità del reo, evitando automatismi ingiustificati.

Quando un furto si considera “consumato” e non solo “tentato”?
Secondo la sentenza, il furto si considera consumato nel momento in cui l’agente acquisisce l’autonoma ed effettiva disponibilità della cosa sottratta, anche se per un breve periodo e all’interno della sfera di vigilanza della vittima. Non è necessaria la fuga o l’uscita dall’area di controllo.

Essere bloccati prima di fuggire con la refurtiva trasforma il reato in tentato furto?
No. Se l’impossessamento dei beni è già avvenuto (ad esempio, caricandoli in auto), l’intervento successivo che impedisce la fuga (come un portiere che chiude un cancello) non declassa il reato a tentativo, perché la consumazione si è già perfezionata.

L’aumento di pena per la recidiva può essere applicato automaticamente?
No. La sentenza ribadisce che il giudice deve verificare in concreto se la reiterazione del reato sia un sintomo effettivo di maggiore pericolosità e riprovevolezza del reo. Deve valutare elementi come la natura dei reati precedenti, la loro distanza temporale e il tipo di devianza, non limitandosi a un mero riscontro formale dei precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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