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Furto consumato: quando il reato è completo?

Un soggetto, condannato per furto, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che si trattasse solo di furto tentato, data la sorveglianza di una commessa. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il furto consumato si realizza nel momento in cui l’autore acquisisce l’autonoma disponibilità della refurtiva, anche se per breve tempo. Poiché è stato necessario un inseguimento per recuperare i beni, il reato era già stato portato a compimento.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato o Tentato? La Cassazione Chiarisce il Momento Decisivo

Capire la differenza tra furto tentato e furto consumato è fondamentale nel diritto penale, poiché da questa distinzione dipendono le conseguenze sanzionatorie per l’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su quando il reato di furto può dirsi pienamente realizzato, anche in presenza di sorveglianza. Analizziamo insieme la decisione per comprendere il principio di diritto applicato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per furto emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione, contestando la qualificazione giuridica del fatto. A suo avviso, l’episodio avrebbe dovuto essere inquadrato come furto tentato, e non consumato.

L’Unico Motivo di Ricorso: La Tesi del Furto Tentato

La difesa dell’imputato si basava su un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione all’art. 56 (delitto tentato) e 624 (furto) del codice penale. Secondo il ricorrente, il reato non si era mai perfezionato perché l’azione era avvenuta sotto l’osservazione di una commessa. Questa sorveglianza, a suo dire, avrebbe impedito il reale impossessamento della merce, confinando l’azione nell’ambito del mero tentativo.

La Decisione sul Furto Consumato della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno innanzitutto sottolineato come i motivi del ricorso fossero una semplice e pedissequa reiterazione di argomenti già presentati e respinti in appello, privi quindi della specificità necessaria per criticare efficacemente la sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Corte

Entrando nel merito della questione, la Corte ha spiegato perché la fattispecie dovesse essere considerata come furto consumato. Il punto cruciale, secondo i giudici, risiede nel fatto che la mera osservazione da parte della commessa non ha impedito l’effettivo impossessamento del maltolto. L’imputato, infatti, era riuscito a prendere i beni e ad allontanarsi, ottenendone la piena ed autonoma disponibilità, seppur per un breve lasso di tempo. L’elemento decisivo che conferma la consumazione del reato è la circostanza che per recuperare la refurtiva si è reso necessario un inseguimento da parte della persona offesa. Questo dimostra che il controllo sulla cosa era già passato dall’originario detentore all’autore del furto.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato: il furto si consuma nel momento in cui il bene esce dalla sfera di vigilanza e controllo del detentore ed entra nella disponibilità autonoma dell’agente. La semplice sorveglianza a distanza non è sufficiente a degradare il reato a tentativo se non impedisce concretamente l’impossessamento. La necessità di un inseguimento per recuperare la refurtiva è la prova lampante che il reato si è già perfezionato. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Secondo la Corte, il furto è consumato nel momento in cui l’autore del reato riesce a ottenere l’autonoma disponibilità dei beni rubati, sottraendoli al controllo di chi li deteneva, anche se solo per un breve periodo.

La sorveglianza da parte di un commesso è sufficiente a qualificare il fatto come furto tentato?
No. La semplice osservazione da parte di un addetto alla sorveglianza non impedisce la consumazione del reato se l’autore riesce comunque a impossessarsi della merce e ad allontanarsi. Il fatto che sia stato necessario un inseguimento per recuperare i beni dimostra che il furto era già consumato.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché non presentava argomenti nuovi, ma si limitava a ripetere le stesse censure già sollevate e respinte nel precedente grado di giudizio, risultando così non specifico e puramente apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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