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Furto consumato: quando il reato è completo?

La Corte di Cassazione chiarisce la linea di demarcazione tra furto tentato e furto consumato. La sentenza stabilisce che il reato si considera consumato nel momento in cui l’agente consegue un’autonoma disponibilità della refurtiva, anche se per un breve lasso di tempo. L’allontanamento dal luogo del delitto, come l’uscita dall’abitazione e dal condominio, è sufficiente a integrare la consumazione, rendendo irrilevante la costante sorveglianza da parte delle forze dell’ordine se questa non ha impedito l’azione.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato vs. Tentato: Quando scatta la consumazione?

La distinzione tra furto tentato e furto consumato è una delle questioni più dibattute nel diritto penale, con implicazioni significative sulla qualificazione del reato e sulla pena applicabile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26898/2024, offre un chiarimento decisivo, stabilendo che la consumazione del reato avviene nel momento in cui si acquisisce, anche per breve tempo, un’autonoma disponibilità della refurtiva, indipendentemente dalla sorveglianza delle forze dell’ordine.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna indagata per furto aggravato in appartamento. Insieme a delle complici, si era introdotta in un’abitazione sottraendo dei monili. L’intera operazione, tuttavia, si era svolta sotto il costante monitoraggio di quattro auto della polizia. Dopo aver commesso il furto, le donne erano uscite dall’appartamento e dal condominio, venendo fermate solo in un momento successivo. Durante questo lasso di tempo, avevano avuto modo di ripartirsi la refurtiva, occultandola in diversi luoghi, tra cui un calzino.

La Questione Giuridica: Il Ruolo della Sorveglianza

La difesa dell’indagata ha sostenuto che il reato dovesse essere qualificato come tentato e non consumato. La tesi difensiva si basava sul presupposto che la costante sorveglianza della polizia avesse impedito alle autrici del fatto di acquisire un’effettiva e autonoma signoria sui beni sottratti. In altre parole, la refurtiva non sarebbe mai realmente uscita dalla sfera di controllo delle forze dell’ordine, pronte a intervenire in ogni momento. Il Tribunale del Riesame, tuttavia, aveva confermato la misura cautelare, ritenendo il furto consumato, decisione contro cui è stato proposto ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul Furto Consumato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e confermando l’orientamento del giudice di merito. Il ragionamento della Corte si fonda su un principio cardine: il criterio distintivo tra consumazione e tentativo risiede nella circostanza che l’imputato consegua, anche solo per un breve periodo, la piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva.

I giudici hanno sottolineato che, nel caso di specie, le ricorrenti sono state fermate solo dopo essere uscite dall’abitazione e dal condominio. Questo distacco materiale, spaziale e temporale dal luogo del delitto è stato ritenuto sufficiente per integrare l’impossessamento. Le donne, infatti, hanno potuto esercitare sulla refurtiva atti di libero dominio, come la suddivisione e l’occultamento dei gioielli. Questo dimostra che i beni erano usciti dalla sfera di sorveglianza della persona offesa per entrare nel dominio esclusivo delle autrici del reato.

L’Irrilevanza della Sorveglianza Continua

Un punto cruciale della decisione riguarda il monitoraggio da parte delle forze dell’ordine. La Corte ha stabilito che tale circostanza è irrilevante ai fini della consumazione. Il fatto che le donne siano riuscite a introdursi nell’appartamento, a prelevare i monili e ad allontanarsi indisturbate dal luogo e dal condominio dimostra che l’azione criminale si è pienamente realizzata. La sorveglianza non ha impedito la sottrazione né l’impossessamento. Il successivo intervento della polizia ha interrotto il possesso della refurtiva, ma non ha impedito che tale possesso, seppur momentaneo, si fosse già consolidato. La Corte distingue nettamente questa ipotesi da quella in cui l’intervento delle forze dell’ordine o della vittima avvenga “in continenti”, cioè nell’immediato, bloccando l’azione furtiva prima che l’agente possa allontanarsi con i beni.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per aversi furto consumato, è sufficiente che l’agente abbia acquisito la disponibilità autonoma del bene rubato, allontanandosi dal luogo della sottrazione. L’uscita dall’abitazione e dall’area condominiale è un momento che segna in modo chiaro il passaggio dalla fase del tentativo a quella della consumazione. La sorveglianza esterna, se non impedisce concretamente l’allontanamento indisturbato dal luogo del delitto, non è idonea a degradare l’ipotesi di reato da consumata a tentata.

Quando si considera consumato un furto in appartamento?
Il furto in abitazione si considera consumato, e non semplicemente tentato, quando chi lo commette riesce a conseguire l’autonoma disponibilità dei beni sottratti, uscendo dall’abitazione e dall’area condominiale, anche se viene fermato poco dopo dalle forze dell’ordine.

La sorveglianza costante da parte della polizia impedisce la consumazione del furto, rendendolo solo tentato?
No. Secondo la sentenza, il carattere costante del monitoraggio da parte delle forze dell’ordine è irrilevante se non impedisce al ladro di portare a termine l’azione, prelevare i beni e allontanarsi indisturbato dal luogo del delitto. La consumazione avviene nel momento in cui si acquisisce, anche per poco, il controllo autonomo sulla refurtiva.

Cosa significa avere la “piena, autonoma ed effettiva disponibilità” della refurtiva?
Significa che l’autore del furto ha acquisito sui beni rubati un potere di dominio esclusivo, anche se solo momentaneo, che gli consente di compiere atti come nasconderli o dividerli con i complici. Questo potere si realizza con il semplice allontanamento dal luogo in cui è avvenuta la sottrazione, uscendo dalla sfera di vigilanza immediata della vittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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