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Furto consumato: quando il reato è completo?

Un soggetto ricorre in Cassazione contro una condanna per furto, sostenendo si trattasse solo di un tentativo. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando la condanna per furto consumato. La motivazione si basa sul fatto che la cassetta delle monete di un distributore, prima contenente denaro, è stata ritrovata vuota, dimostrando l’avvenuto impossessamento da parte dell’imputato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato: La Cassazione e il Momento Decisivo del Possesso

Quando un furto può dirsi tentato e quando, invece, pienamente realizzato? La distinzione è fondamentale, poiché incide sulla gravità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio chiave per definire il furto consumato, chiarendo che la prova dell’impossessamento può derivare anche da elementi logici, come il ritrovamento di un contenitore completamente svuotato del suo contenuto.

I Fatti del Caso: Il Furto dal Distributore Automatico

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per il furto di monete dalla cassetta di un distributore automatico di alimenti. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che non vi fosse la prova certa del suo impossessamento del denaro e che, pertanto, il reato dovesse essere qualificato come mero tentativo di furto.

La sua difesa si basava sull’idea che, pur avendo forzato il distributore, non era stato dimostrato che avesse effettivamente preso le monete al suo interno. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto questa tesi, ritenendo il furto pienamente consumato.

Le Motivazioni della Cassazione sul Furto Consumato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura del giudizio di legittimità: la Cassazione non può riesaminare i fatti e le prove, compito che spetta esclusivamente al Tribunale e alla Corte d’Appello. Il suo ruolo è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente adeguata. Era stato accertato che, prima del fatto, la cassetta delle monete del distributore conteneva del denaro. Successivamente, la stessa cassetta è stata rinvenuta a terra, completamente vuota. Da questi due elementi, la Corte ha logicamente dedotto che l’imputato si fosse impossessato del contenuto. Questo impossessamento, anche se per un breve istante, è sufficiente per integrare il reato di furto consumato e non solo tentato.

La Logica deduttiva come prova

L’ordinanza sottolinea come non sia necessaria la prova visiva dell’asportazione del denaro. Il ragionamento presuntivo, basato su elementi certi (presenza di monete prima, assenza dopo), è un criterio di inferenza valido e sufficiente per affermare la responsabilità penale per il reato consumato. La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha applicato correttamente questo principio, escludendo l’ipotesi del tentativo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La decisione riafferma un principio consolidato: per aversi furto consumato è sufficiente che l’agente abbia acquisito la disponibilità autonoma della refurtiva, sottraendola al controllo del precedente detentore. La prova di tale impossessamento può essere anche indiretta o logica. Il completo svuotamento di un contenitore che si sa conteneva dei beni è una prova presuntiva forte che sposta l’onere sull’imputato di dimostrare il contrario. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

Quando un furto si considera ‘consumato’ e non solo ‘tentato’?
Secondo l’ordinanza, il furto è consumato nel momento in cui l’autore del reato si impossessa del bene, acquisendone un controllo autonomo. Nel caso specifico, il fatto che la cassetta delle monete, precedentemente piena, sia stata trovata completamente vuota è stato ritenuto una prova sufficiente dell’avvenuto impossessamento, integrando così il furto consumato.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni del ricorrente riguardavano la valutazione dei fatti (se avesse preso o meno i soldi), un’attività che spetta esclusivamente al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, limitandosi a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, che in questo caso sono state ritenute corrette.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione pecuniaria, che in questa vicenda è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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