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Furto consumato: irrilevante la sorveglianza a distanza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per furto pluriaggravato. L’imputato sosteneva che il reato fosse solo tentato, poiché era monitorato dalla polizia. La Corte ha ribadito il principio secondo cui si ha furto consumato quando l’agente acquisisce la piena ed autonoma disponibilità della refurtiva, anche per un tempo brevissimo. La sorveglianza a distanza da parte delle forze dell’ordine non impedisce il perfezionamento del reato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto consumato: quando la sorveglianza della polizia non basta

La distinzione tra furto tentato e furto consumato rappresenta una questione cruciale nel diritto penale, con importanti conseguenze sulla pena applicabile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 34405/2025, torna sul tema, chiarendo che la sorveglianza a distanza da parte della polizia non è sufficiente a impedire che il reato si perfezioni. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I fatti di causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per furto pluriaggravato e porto ingiustificato di coltello. La condanna prevedeva una pena di quattro mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa. L’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, contestando la qualificazione giuridica del fatto. A suo dire, il reato di furto non si era mai perfezionato, dovendosi configurare al massimo come un tentativo.

Il motivo del ricorso: un furto solo tentato?

L’unico motivo di ricorso si basava su un punto specifico: l’uomo sosteneva che, essendo stato monitorato dalle forze dell’ordine durante l’azione, non aveva mai acquisito una piena, autonoma ed effettiva disponibilità dei beni rubati. La presenza della polizia, sebbene a distanza, avrebbe di fatto impedito la consumazione del reato, relegando la sua condotta nell’alveo del tentativo, punito meno severamente.

La decisione della Corte sul furto consumato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato come la tesi difensiva si ponesse in netto contrasto con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Il criterio per distinguere tra tentativo e consumazione risiede in un elemento preciso: il conseguimento, da parte dell’agente, della piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva. È sufficiente che tale possesso si realizzi anche solo per un breve lasso di tempo.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la sorveglanza a distanza operata dalla polizia giudiziaria non impedisce il conseguimento di questo autonomo possesso. A differenza del controllo esercitato direttamente dalla persona offesa o dai suoi incaricati (come un addetto alla vigilanza in un negozio), l’osservazione delle forze dell’ordine non interrompe il legame tra il ladro e la refurtiva. Nel caso di specie, l’imputato era riuscito a impossessarsi dei beni e a fuggire, sottraendoli così alla sfera di controllo della vittima. Solo in un secondo momento era stato bloccato. La Corte ha evidenziato che l’impossessamento si era perfezionato, tanto che l’uomo era stato costretto ad abbandonare la refurtiva solo dopo aver notato la presenza, peraltro casuale, degli agenti fuori servizio. Il reato si era quindi già pienamente realizzato.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione riafferma un principio fondamentale: per aversi un furto consumato, è determinante l’acquisizione della disponibilità autonoma del bene sottratto, anche se momentanea. La vigilanza occulta da parte della polizia non trasforma automaticamente il reato in un tentativo, poiché non impedisce all’autore di realizzare, seppur per poco, l’impossessamento della refurtiva. La decisione conferma la condanna e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato?
Un furto si considera consumato quando l’autore del reato acquisisce la piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, anche se solo per un breve periodo di tempo.

La sorveglianza a distanza da parte della polizia impedisce la consumazione del furto?
No, secondo la sentenza, l’osservazione a distanza da parte della polizia non impedisce il conseguimento dell’autonomo possesso del bene e, quindi, non esclude che il furto si sia consumato.

Cosa succede se l’impossessamento della refurtiva dura solo per un breve periodo?
Anche un impossessamento momentaneo è sufficiente per integrare il delitto di furto nella sua forma consumata. La durata del possesso non è rilevante ai fini della distinzione con il tentativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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