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Furto consumato in negozio: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11897/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto aggravato. Essi sostenevano si trattasse solo di tentativo, poiché erano sotto sorveglianza. La Corte ha ribadito che il furto consumato si perfeziona quando l’agente, superate le casse, acquisisce la piena ed autonoma disponibilità della merce, anche solo per un breve lasso di tempo, rendendo irrilevante la vigilanza a distanza.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Consumato: Quando il Reato si Perfeziona Davvero?

La distinzione tra furto tentato e furto consumato rappresenta uno dei temi più dibattuti nelle aule di giustizia, specialmente con riferimento ai furti commessi all’interno di esercizi commerciali dotati di sistemi di sorveglianza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 11897 del 2024, torna a fare chiarezza su questo punto cruciale, stabilendo un principio netto: il reato si consuma nel momento in cui si acquisisce, anche solo per un istante, l’autonoma disponibilità del bene sottratto. Analizziamo insieme il caso e le motivazioni dei giudici.

I Fatti di Causa: Il Furto di un Capo di Valore

Il caso ha origine dalla condanna di due persone per il furto aggravato di un piumino del valore di 2.500 euro, sottratto da un negozio situato in un centro commerciale. Uno degli imputati, esecutrice materiale del fatto, aveva nascosto il capo d’abbigliamento sotto la propria camicia, assicurandolo con una fascia elastica all’addome. Dopo essere uscita dal negozio senza pagare, era stata fermata.

La Questione Giuridica: Tentativo o Furto Consumato?

La difesa degli imputati ha basato il proprio ricorso in Cassazione sulla riqualificazione del reato da furto consumato a furto tentato. La tesi difensiva poggiava sul presupposto che l’azione si fosse svolta sotto il costante controllo del personale di sorveglianza e delle forze dell’ordine, che osservavano a distanza. Secondo questa linea, gli imputati non avrebbero mai avuto la piena ed effettiva disponibilità della refurtiva, poiché la possibilità di un intervento impeditivo era sempre presente. La questione sottoposta alla Corte era quindi: la sorveglianza costante è sufficiente a impedire che il furto consumato si perfezioni?

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per furto consumato. I giudici hanno richiamato un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui il criterio distintivo tra tentativo e consumazione risiede nella circostanza che l’imputato consegua, anche per un breve lasso di tempo, la piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva.

Nel caso specifico di furto in un supermercato o negozio, questo momento critico coincide con il superamento della barriera delle casse senza aver pagato la merce. A nulla rileva, secondo la Corte, che il fatto avvenga sotto il controllo del personale di vigilanza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che per configurare l’autonoma disponibilità della cosa, che segna il momento consumativo del reato, non è decisivo il dato temporale in sé. È sufficiente che l’agente abbia conseguito, anche solo momentaneamente, l’esclusiva signoria di fatto sul bene. Nel caso esaminato, l’imputata, una volta uscita dal negozio, aveva acquisito per circa dieci minuti una disponibilità autonoma e immediata del piumino. Questo breve lasso di tempo è stato ritenuto più che sufficiente a concretizzare il rischio di una definitiva dispersione del bene, perfezionando così il reato. L’intervento successivo delle forze dell’ordine, che avevano osservato la scena a distanza, non degrada il fatto a mero tentativo, poiché l’impossessamento si era già compiuto.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio di fondamentale importanza pratica: la vigilanza all’interno di un esercizio commerciale non esclude di per sé la consumazione del furto. Il reato si considera perfezionato non appena il ladro, superato il punto di pagamento, acquisisce un’autonoma disponibilità della merce, anche se per un periodo brevissimo e anche se monitorato. Questa interpretazione ha conseguenze dirette sul piano sanzionatorio, mantenendo una netta distinzione tra chi porta a termine l’azione criminosa e chi, invece, viene fermato prima di potersi impossessare del bene.

Quando un furto in un negozio si considera consumato e non solo tentato?
Si considera consumato quando l’autore del furto supera le casse senza pagare e acquisisce, anche per un breve periodo, la piena e autonoma disponibilità della merce.

La sorveglianza costante da parte del personale del negozio impedisce la consumazione del furto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sorveglianza non impedisce la consumazione del reato se questa non sfocia in un intervento che blocchi l’agente prima che quest’ultimo ottenga l’autonoma disponibilità del bene al di fuori dell’area di pagamento.

Per quanto tempo è necessario avere il possesso della refurtiva perché il furto sia consumato?
La sentenza chiarisce che è sufficiente un possesso anche solo momentaneo. Nel caso di specie, una disponibilità autonoma del bene per circa dieci minuti è stata considerata sufficiente per configurare il furto consumato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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