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Furto con videosorveglianza: quando c’è l’aggravante

Un ricorso per furto è stato respinto dalla Corte di Cassazione, che ha confermato un importante principio: la semplice presenza di un sistema di videosorveglianza non è sufficiente a escludere l’aggravante della pubblica fede. La Corte ha ritenuto le telecamere un mero ausilio investigativo e non una difesa idonea a impedire il reato. La decisione ha inoltre confermato la corretta applicazione della recidiva e il diniego delle attenuanti generiche, data la comprovata inclinazione a delinquere del soggetto.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Videosorveglianza: L’Aggravante Resta Valida

La crescente diffusione di sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici e privati solleva importanti questioni legali, specialmente in materia di reati contro il patrimonio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di furto in un parcheggio di un supermercato, stabilendo che la sola presenza di telecamere non è sufficiente a escludere l’aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un individuo, già condannato in primo e secondo grado per furto, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua difesa si basava su tre punti principali:
1. L’erronea applicazione dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale (cose esposte per necessità o consuetudine alla pubblica fede), sostenendo che la presenza di telecamere di videosorveglianza nel parcheggio del supermercato costituisse una forma di difesa.
2. Una motivazione insufficiente riguardo l’applicazione della recidiva.
3. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente sulla recidiva.

La Corte d’Appello aveva già respinto queste argomentazioni, confermando la condanna. Il caso è quindi giunto all’esame della Suprema Corte.

Videosorveglianza e Aggravante: la Posizione della Corte

Il punto cruciale della decisione riguarda il rapporto tra videosorveglianza e l’aggravante del furto. La Cassazione, allineandosi a un orientamento ormai consolidato, ha dichiarato il motivo di ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che un sistema di telecamere non costituisce una forma di difesa ‘assoluta’ o ‘efficace’ tale da impedire la sottrazione del bene.

La ratio è semplice: la videosorveglianza agisce principalmente come strumento di ausilio per la successiva individuazione dei colpevoli, non come un ostacolo immediato all’azione criminosa. Affinché l’aggravante possa essere esclusa, sarebbe necessaria una sorveglianza ‘specificamente efficace’ nell’impedire il furto, come ad esempio un controllo costante e in tempo reale da parte di personale addetto, pronto a intervenire. Nel caso di specie, il parcheggio era uno spazio esterno facilmente accessibile a chiunque, e le telecamere non garantivano una protezione tale da eliminare l’affidamento alla ‘pubblica fede’.

La Valutazione su Recidiva e Attenuanti

La Corte ha ritenuto infondate anche le altre censure. Per quanto riguarda la recidiva, è stato evidenziato che l’imputato aveva commesso una pluralità di furti in un arco di tempo ravvicinato, dimostrando una chiara pericolosità sociale e una tendenza a delinquere per scopo di lucro. Il giudice di merito, secondo la Cassazione, ha correttamente esercitato il suo potere discrezionale, valutando in concreto la maggiore riprovevolezza della condotta e la personalità dell’autore, come richiesto dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite.

Anche la decisione sul bilanciamento delle circostanze è stata ritenuta corretta. La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato perché le circostanze attenuanti generiche non potessero prevalere sulla recidiva reiterata. I numerosi precedenti penali dell’imputato, indicativi di una ‘radicata inclinazione’ a commettere reati contro il patrimonio, hanno giustificato una valutazione di equivalenza, ritenuta idonea a determinare una pena adeguata alla gravità del fatto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Le motivazioni addotte dall’imputato sono state giudicate riproduttive di argomenti già vagliati e correttamente respinti nei gradi di merito, senza una critica puntuale e specifica alla logica della sentenza d’appello. La decisione impugnata è stata considerata immune da vizi logici o giuridici, in quanto fondata su principi di diritto consolidati e supportata da una motivazione congrua e sufficiente su tutti i punti contestati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce alcuni principi fondamentali del diritto penale:
1. Videosorveglianza non è sinonimo di difesa: Installare telecamere in un’area accessibile al pubblico non elimina di per sé l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede in caso di furto.
2. La recidiva richiede una valutazione concreta: L’applicazione di un aumento di pena per recidiva non è automatica, ma deve basarsi su una valutazione effettiva della maggiore pericolosità sociale del reo.
3. Il bilanciamento delle circostanze è discrezionale: Il giudice di merito ha un ampio potere discrezionale nel comparare attenuanti e aggravanti, e la sua decisione è difficilmente censurabile in Cassazione se sorretta da una motivazione logica e coerente.

La presenza di un sistema di videosorveglianza esclude l’aggravante del furto su cose esposte alla pubblica fede?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la videosorveglianza è un mero strumento di ausilio per la successiva individuazione degli autori del reato, ma non è idonea a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminosa. Solo una sorveglianza specificamente efficace nell’impedire la sottrazione del bene consente di escludere l’aggravante.

Come viene valutata la recidiva da parte del giudice?
Il giudice non si limita a un controllo formale dei precedenti penali. Deve verificare in concreto se la reiterazione dell’illecito sia sintomo effettivo di riprovevolezza e pericolosità dell’autore, considerando la natura dei reati, la loro distanza nel tempo, l’offensività dei comportamenti e ogni altro parametro utile a definire la personalità del reo.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché riproponeva censure già adeguatamente respinte in appello, senza una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata. Le decisioni del giudice di merito sull’aggravante, sulla recidiva e sulle circostanze attenuanti sono state giudicate logiche, sufficienti e conformi al diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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