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Furto con strappo: quando la violenza fa la differenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto con strappo di uno smartphone. L’imputato sosteneva si trattasse di furto con destrezza, ma i giudici hanno confermato che lo ‘strappo’ violento del telefono dalla mano della vittima, tanto da farle quasi perdere l’equilibrio, integra il reato più grave. La sentenza ribadisce che il furto con strappo si configura con la violenza esercitata sulla cosa, a differenza della destrezza che si basa su abilità e rapidità.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con Strappo vs. Furto con Destrezza: La Cassazione Traccia il Confine

La distinzione tra furto con strappo e furto con destrezza è una linea sottile ma cruciale nel diritto penale, con conseguenze significative sulla gravità del reato e sulla pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su questo tema, analizzando un caso di sottrazione di uno smartphone e stabilendo quando la rapidità di un gesto si trasforma in violenza penalmente rilevante. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi applicati dai giudici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un uomo condannato per il reato di furto con strappo, previsto dall’articolo 624-bis del codice penale. L’imputato, secondo la ricostruzione dei giudici di merito, si era avvicinato da tergo a una persona intenta a parlare al telefono e, con un gesto fulmineo, le aveva strappato il dispositivo dalla mano. L’azione era stata talmente energica da far quasi perdere l’equilibrio alla vittima. La difesa dell’imputato sosteneva che tale condotta dovesse essere riqualificata come furto con destrezza, un’ipotesi di reato meno grave, in quanto non vi era stata violenza diretta sulla persona.

L’Analisi della Corte e la qualificazione del furto con strappo

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che i motivi presentati erano manifestamente infondati, generici e riproduttivi di censure già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Il ricorso, inoltre, mirava a una rivalutazione dei fatti, un’operazione preclusa alla Corte di Cassazione, il cui compito è limitato al cosiddetto “sindacato di legittimità”, ovvero alla verifica della corretta applicazione della legge.

La Differenza tra Violenza e Destrezza

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta qualificazione giuridica del fatto. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, spiegando la differenza sostanziale tra le due fattispecie di furto:

* Il furto con destrezza si caratterizza per la spiccata rapidità e abilità dell’agente nell’impossessarsi del bene mobile, approfittando di un momento di distrazione della vittima e agendo in modo tale da non essere percepito.
* Il furto con strappo, invece, è connotato da un elemento di violenza. Questa violenza, hanno precisato i giudici, non deve necessariamente essere diretta contro la persona, ma è sufficiente che sia esercitata sulla cosa per vincerela resistenza opposta dal possessore. L’energia impiegata per ‘strappare’ l’oggetto dalla presa o dal corpo della vittima qualifica la condotta come più grave.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la descrizione fornita dalla vittima – che ha riferito di essersi sentita strappare il telefono dalla mano con una forza tale da quasi cadere – è stata considerata decisiva. Questo dettaglio, secondo la Corte, non lascia dubbi sul fatto che sia stata impiegata una violenza finalizzata allo spossessamento del bene. Non si è trattato di una semplice abilità nel sottrarre l’oggetto, ma di un’azione energica che ha superato la normale detenzione della cosa da parte della vittima.

La Corte ha quindi concluso che la qualificazione operata dal giudice di primo grado e confermata in appello come furto con strappo era corretta e immune da vizi. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non si confrontava adeguatamente con la logica e congrua motivazione della sentenza impugnata.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione rafforza un principio fondamentale: per configurare il reato di furto con strappo è sufficiente una violenza esercitata sulla cosa, purché sia finalizzata a vincere la resistenza del detentore. La quasi perdita di equilibrio della vittima è la prova tangibile di questa energia. La decisione ha implicazioni pratiche importanti: chi subisce un furto di questo tipo può vedere riconosciuta la maggiore gravità del fatto, mentre chi lo commette non può sperare di mascherare un’azione violenta dietro la mera rapidità del gesto. La linea di demarcazione è netta: dove finisce l’abilità e inizia la forza, il reato cambia natura e gravità.

Qual è la differenza fondamentale tra furto con strappo e furto con destrezza?
La differenza risiede nell’elemento della violenza. Il furto con destrezza si basa sulla rapidità e l’abilità dell’agente nel sottrarre un bene senza che la vittima se ne accorga. Il furto con strappo, invece, è caratterizzato dall’uso di violenza, anche se esercitata solo sulla cosa, per superare la resistenza del detentore e impossessarsene.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato, generico e assertivo. L’imputato si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata e tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

L’uso di violenza sulla persona è necessario per configurare il reato di furto con strappo?
No, non è necessario. Secondo la sentenza, per configurare il reato di furto con strappo è sufficiente che la violenza sia esercitata sulla cosa (ad esempio, lo smartphone strappato di mano) e sia direttamente finalizzata a sottrarre il bene al suo possessore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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