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Furto con strappo: quando il reato è consumato?

La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra reato tentato e consumato nel furto con strappo. In una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando che il reato si perfeziona nel momento in cui l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità del bene, anche se per un breve istante e sotto la vigilanza della vittima. L’immediato inseguimento e il successivo arresto non sono sufficienti a qualificare il fatto come mero tentativo.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con strappo: quando il reato è consumato? L’analisi della Cassazione

La linea di demarcazione tra tentativo e consumazione di un reato è uno degli aspetti più dibattuti nel diritto penale. Nel caso del furto con strappo, questa distinzione assume un’importanza cruciale, determinando conseguenze sanzionatorie molto diverse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza i principi che governano questa materia, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la riqualificazione del fatto da consumato a tentato.

I Fatti del Caso: un furto e l’immediato inseguimento

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di furto con strappo. L’imputato aveva sottratto il borsello alla persona offesa e si era dato alla fuga. La vittima, tuttavia, lo aveva immediatamente inseguito. L’uomo è stato poi arrestato in flagranza di reato dalle forze dell’ordine, intervenute in modo ritenuto casuale.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basato su quattro motivi principali:
1. L’errata qualificazione giuridica del fatto, che doveva essere considerato tentato e non consumato, dato l’inseguimento e il successivo arresto.
2. Il vizio di motivazione sul diniego delle attenuanti generiche.
3. L’omessa sostituzione della pena con le misure alternative previste dalla “Riforma Cartabia”.
4. La mancata valutazione dell’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Corte di Cassazione: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che i motivi proposti fossero infondati o non ammissibili in sede di legittimità, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello.

Le motivazioni: perché il furto con strappo era consumato?

La parte più interessante della pronuncia riguarda la distinzione tra tentativo e consumazione. La Corte ha spiegato che il primo motivo di ricorso era inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti, compito precluso al giudice di legittimità. Nel merito, comunque, ha sottolineato la correttezza del ragionamento della Corte d’Appello.

Il momento consumativo del reato

Il principio fondamentale, ribadito dalla Corte, è che il furto si consuma nel momento in cui il bene esce dalla sfera di controllo della vittima ed entra nel dominio esclusivo dell’agente, anche se per un periodo di tempo brevissimo e nello stesso luogo in cui è avvenuta la sottrazione. Nel caso di specie, nel momento in cui l’imputato ha strappato il borsello, se ne è impossessato, acquisendo su di esso un potere autonomo. A quel punto, il reato era già perfezionato.

L’irrilevanza dell’inseguimento e dell’arresto

Secondo la Corte, sono irrilevanti ai fini della consumazione sia il fatto che la res furtiva rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa (che infatti lo inseguiva), sia la durata del possesso da parte del ladro. L’inseguimento è una reazione successiva alla consumazione del reato, finalizzata al recupero del bene, ma non impedisce che l’impossessamento si sia già verificato. Anche l’arresto, definito “casuale” e non frutto di un servizio di polizia predisposto, non può retrodatare il reato alla fase del tentativo.

Le motivazioni: altri motivi di inammissibilità

La Cassazione ha dichiarato inammissibili anche gli altri motivi di ricorso per ragioni prevalentemente procedurali.

Le attenuanti generiche e la condotta processuale

La Corte ha evidenziato che l’imputato non si era confrontato con la motivazione della sentenza d’appello, la quale aveva negato le attenuanti generiche non solo per l’assenza di elementi positivi, ma anche perché la condotta processuale (avvalersi della facoltà di non rispondere e scegliere il rito abbreviato) non era stata ritenuta sufficiente a fondare un giudizio positivo.

Le novità normative e i motivi non proposti in appello

Infine, per quanto riguarda la mancata applicazione delle pene sostitutive della “Riforma Cartabia” e dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha rilevato che tali questioni non erano state sollevate nei precedenti gradi di giudizio. Non è possibile presentare per la prima volta in Cassazione motivi che non sono stati oggetto dei motivi d’appello.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro sul furto con strappo. La decisione sottolinea che l’elemento decisivo per la consumazione del reato è l’impossessamento, inteso come acquisizione di un potere autonomo sulla cosa sottratta, anche se precario e di breve durata. La reazione della vittima o l’intervento delle forze dell’ordine, se successivi a tale momento, non sono idonei a degradare il fatto a mero tentativo. Dal punto di vista processuale, la pronuncia ricorda l’importanza di articolare tutte le doglianze difensive fin dai primi gradi di giudizio, poiché l’omissione preclude la possibilità di sollevare le stesse questioni dinanzi alla Corte di Cassazione.

Quando si considera consumato un furto con strappo?
Secondo la Corte, il furto con strappo si considera consumato nel momento in cui l’agente acquisisce il dominio esclusivo sul bene sottratto, anche se per un tempo brevissimo e nello stesso luogo del fatto. L’inseguimento immediato da parte della vittima o il fatto che questa non perda di vista l’autore del reato sono irrilevanti.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano infondati o proceduralmente scorretti. In particolare, la richiesta di riqualificare il reato in tentato mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in Cassazione. Altri motivi, come la richiesta di pene sostitutive, non erano stati presentati nel precedente grado di giudizio (appello).

La scelta del rito abbreviato garantisce le attenuanti generiche?
No. La Corte ha confermato che la scelta del rito abbreviato, di per sé, non è un elemento sufficiente a fondare un giudizio positivo per la concessione delle attenuanti generiche. Si tratta di una scelta processuale legittima che non equivale necessariamente a una condotta meritevole di una diminuzione di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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