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Furto con strappo o rapina? La Cassazione chiarisce

Due giovani condannati per rapina ricorrono in Cassazione, sostenendo si trattasse di un semplice furto con strappo. La Corte Suprema dichiara i ricorsi inammissibili, confermando che l’atto di afferrare la vittima per sottrarle un bene costituisce violenza e qualifica il reato come rapina. La sentenza analizza la sottile linea di demarcazione tra le due fattispecie, sottolineando l’importanza della direzione della violenza.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con strappo o rapina? La Cassazione chiarisce la differenza

La distinzione tra furto con strappo e rapina rappresenta uno dei confini più sottili e dibattuti del diritto penale. Sebbene entrambi i reati ledano il patrimonio, la rapina aggiunge un’offesa alla persona che ne aggrava notevolmente la portata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’analisi dettagliata, stabilendo con chiarezza quando la violenza esercitata per sottrarre un bene trasforma un furto in una ben più grave rapina.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di due giovani per una serie di reati, tra cui una rapina aggravata ai danni di una persona anziana. In particolare, gli imputati avevano sottratto una collana alla vittima. I giudici di primo e secondo grado avevano qualificato il fatto come rapina, ma gli imputati, attraverso i loro difensori, hanno presentato ricorso in Cassazione. La loro tesi difensiva si basava sull’assunto che l’azione dovesse essere considerata un furto con strappo (art. 624-bis c.p.) e non una rapina (art. 628 c.p.), poiché, a loro dire, non vi era stata violenza diretta sulla persona né minaccia, e la resistenza della vittima non era stata coartata.

La differenza tra furto con strappo e rapina nei motivi di ricorso

I difensori hanno articolato diversi motivi di ricorso. Il punto centrale era la riqualificazione del reato. Sostenevano che l’azione si fosse limitata a strappare la collana, un bene non particolarmente aderente al corpo, senza esercitare una vera e propria violenza sulla vittima o minacciarla. Tale condotta, secondo la difesa, rientrerebbe pienamente nella fattispecie del furto con strappo.

Inoltre, uno degli imputati contestava la validità di una perquisizione che aveva portato al sequestro di prove, ritenendola illegittima. Entrambi, infine, lamentavano il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti in misura prevalente rispetto all’aggravante dell’età avanzata della vittima, che avrebbe potuto condurre a una pena più mite o alla concessione della sospensione condizionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la decisione dei giudici di merito e fornendo importanti chiarimenti giuridici.

La Violenza sulla Persona come Elemento Distintivo

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la violenza sulla cosa e quella sulla persona. La Corte ha ribadito un principio consolidato: si ha furto con strappo quando la violenza è rivolta esclusivamente alla cosa per vincer_ne la forza di coesione (ad esempio, strappare una borsa). Si configura, invece, il più grave delitto di rapina quando la violenza, pur potendo insistere sulla cosa, si estende necessariamente alla persona per superarne la resistenza, anche potenziale.

Nel caso specifico, i giudici hanno accertato che gli autori del fatto avevano aggredito la vittima anziana alle spalle, afferrandola per il collo con una mano per immobilizzarla e poterle così sfilare la collana. Questa azione non è una semplice violenza sulla cosa, ma una chiara e diretta violenza sulla persona, finalizzata a neutralizzarne ogni possibile reazione. La Corte ha inoltre specificato che la minaccia può essere anche implicita o larvata, e le frasi intimidatorie proferite dagli imputati erano idonee a incutere timore e a coartare la volontà della vittima.

Il Bilanciamento delle Circostanze e la Validità del Sequestro

La Cassazione ha ritenuto infondate anche le altre censure. Il giudizio di bilanciamento delle circostanze, che aveva portato a considerare equivalenti le attenuanti generiche e l’aggravante dell’età della vittima (ultraottantenne), è stato giudicato corretto e ben motivato. La particolare gravità del fatto, commesso ai danni di un soggetto palesemente vulnerabile, giustificava pienamente tale scelta.

Infine, riguardo alla presunta illegittimità della perquisizione, la Corte ha affermato che l’eventuale irregolarità della stessa non invalida il successivo sequestro delle cose costituenti corpo del reato. Il potere di sequestro della polizia giudiziaria è autonomo e deriva direttamente dalla legge (art. 354 c.p.p.), non dalle modalità con cui il bene è stato reperito.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per distinguere il furto con strappo dalla rapina: il criterio distintivo è la direzione della violenza. Qualsiasi forma di aggressione fisica al detentore del bene, anche se di lieve entità ma funzionale a vincerne la resistenza per facilitare la sottrazione, qualifica il reato come rapina. La decisione sottolinea come la tutela dell’integrità fisica e della libertà di autodeterminazione della persona prevalga, rendendo la condotta significativamente più grave di un mero attacco al patrimonio. Per gli operatori del diritto e i cittadini, è un monito a non sottovalutare la portata di gesti che, pur mirando a un bene materiale, ledono direttamente la persona.

Quando un furto con strappo si trasforma in rapina?
Si trasforma in rapina quando la violenza non è diretta solo alla cosa che si vuole sottrarre, ma si estende anche alla persona per vincerne la resistenza. Secondo la sentenza, anche un’azione come afferrare la vittima per il collo per immobilizzarla mentre le si sfila una collana qualifica il reato come rapina.

Una perquisizione illegittima rende inutilizzabili le prove raccolte?
No, secondo la Corte. Anche se una perquisizione fosse ritenuta illegittima, il sequestro delle cose che costituiscono corpo del reato o sono pertinenti ad esso resta valido. Il potere di sequestro della polizia giudiziaria è autonomo e non dipende dalle modalità di reperimento del bene.

L’età avanzata della vittima può impedire la concessione di attenuanti prevalenti?
Sì, può essere un fattore decisivo. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di non concedere la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche proprio in ragione della particolare gravità del fatto, accentuata dall’età ultraottuagenaria e dalla conseguente vulnerabilità della vittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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