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Furto con GPS: è tentato o consumato? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18818/2024, ha stabilito che il furto di un bene dotato di localizzatore GPS si considera consumato e non solo tentato. Il sistema di tracciamento, infatti, non impedisce l’impossessamento del bene da parte del ladro, ma serve solo a facilitarne il successivo recupero. La Corte ha inoltre annullato la pena inflitta in appello per violazione del divieto di ‘reformatio in peius’, rideterminandola direttamente in una misura più favorevole all’imputato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con GPS: quando si perfeziona il reato? La parola alla Cassazione

Il furto con GPS rappresenta una sfida interpretativa per il diritto penale: la presenza di un localizzatore satellitare su un bene è sufficiente a impedire la consumazione del reato, relegandolo alla forma del tentativo? Con la recente sentenza n. 18818/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, distinguendo nettamente tra sistemi di sorveglianza continua e dispositivi di recupero post-sottrazione. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per il furto di un monopattino elettrico. Il veicolo era aggravato da due circostanze: l’essere stato sottratto con violenza sulla cosa e l’essere esposto per necessità alla pubblica fede, trattandosi di un mezzo destinato alla fruizione collettiva. La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali: la riqualificazione del reato in furto tentato, data la presenza di un sistema GPS, e un vizio nel calcolo della pena da parte della Corte d’Appello.

I Motivi del Ricorso e la Questione del Furto con GPS

Il ricorrente sosteneva che il sistema di tracciamento satellitare installato sul monopattino costituisse una forma di vigilanza continua sulla res, impedendo di fatto al ladro di acquisire una piena e autonoma disponibilità del bene. Secondo questa tesi, l’azione non sarebbe mai uscita completamente dalla sfera di controllo del proprietario, fermandosi così allo stadio del tentativo, in linea con il principio stabilito dalle Sezioni Unite nella nota sentenza “Prevete” relativa ai furti nei supermercati sorvegliati.

Il secondo motivo di ricorso contestava invece il trattamento sanzionatorio. La Corte d’Appello, pur correggendo un errore del Tribunale, aveva rideterminato la pena partendo da una base superiore al minimo edittale, senza fornire alcuna giustificazione e discostandosi dalla valutazione più mite del primo giudice, che aveva considerato le modalità non violente e l’atteggiamento collaborativo dell’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il primo motivo, ma accolto il secondo.

Per quanto riguarda la qualificazione del reato, i giudici hanno chiarito che un furto con GPS deve considerarsi consumato. La differenza con il caso del supermercato è sostanziale: lì, il monitoraggio tramite personale e sistemi di videosorveglianza è costante e attivo, impedendo al soggetto di uscire dalla sfera di vigilanza con la merce. Il reato si ferma al tentativo perché il controllo non viene mai meno.

Al contrario, un dispositivo GPS non impedisce la sottrazione e l’impossessamento. L’agente consegue un’autonoma ed effettiva disponibilità del bene, anche se solo temporaneamente. Il sistema satellitare ha una funzione puramente recuperatoria: permette di localizzare il bene dopo che il furto si è già perfezionato e il bene è uscito dal controllo materiale e giuridico del possessore. Pertanto, il reato è consumato.

Sul trattamento sanzionatorio, la Corte ha invece dato ragione alla difesa. È stato ribadito il principio del divieto di reformatio in peius (art. 597, comma 3, c.p.p.). Se l’unico a impugnare la sentenza è l’imputato, il giudice d’appello non può peggiorare la sua posizione. Sebbene possa rimodulare la pena, non può sovvertire il giudizio di disvalore espresso dal primo giudice. Quest’ultimo aveva ritenuto la condotta meritevole del minimo della pena; la Corte d’Appello, discostandosene senza motivazione, ha violato tale principio. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza sul punto e ha rideterminato direttamente la pena in una misura inferiore.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale importante e offre due spunti di riflessione cruciali:
1. Distinzione tra vigilanza e recupero: La presenza di un localizzatore GPS non trasforma un furto consumato in tentato. È un elemento che attiene alla fase successiva al reato, quella del recupero, e non a quella della sua consumazione. Il furto si perfeziona con l’impossessamento, anche momentaneo.
2. Limiti al potere del giudice d’appello: Viene riaffermata la centralità del divieto di reformatio in peius. Il giudice del gravame, in caso di appello del solo imputato, deve rispettare le valutazioni sulla gravità del fatto espresse in primo grado, specialmente quando queste hanno portato all’applicazione del minimo edittale.

Il furto di un veicolo con GPS è considerato tentato o consumato?
Si considera un furto consumato. La Corte di Cassazione ha specificato che un sistema GPS non impedisce al ladro di ottenere la disponibilità autonoma e concreta del bene, anche se per un breve periodo. La sua funzione è facilitare il recupero successivo, ma il reato si perfeziona con l’impossessamento.

Perché la Cassazione ha modificato la pena decisa in appello?
La Corte ha ridotto la pena perché il giudice d’appello aveva violato il divieto di ‘reformatio in peius’. Nell’appello presentato solo dall’imputato, il giudice di secondo grado, pur correggendo un errore, aveva fissato una pena base superiore al minimo senza una valida motivazione, contraddicendo la valutazione più favorevole del primo giudice.

Qual è la differenza tra la sorveglianza in un supermercato e un localizzatore GPS?
Secondo la sentenza, la sorveglianza attiva in un supermercato (personale, telecamere, antitaccheggio) impedisce che il bene esca dalla sfera di controllo del proprietario, mantenendo il reato allo stadio di tentativo. Un GPS, invece, non esercita una vigilanza costante e interviene solo per il recupero dopo che il furto si è già consumato con l’uscita del bene dalla sfera di controllo del proprietario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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