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Furto con destrezza: la tecnica dell’abbraccio

La Corte di Cassazione conferma la condanna per furto con destrezza, chiarendo che la ‘tecnica dell’abbraccio’ costituisce un’aggravante per la sua capacità di sorprendere la vittima. Dichiarato inammissibile anche il ricorso sull’aggravante del numero di persone, basata sulla percezione della vittima.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con Destrezza: Quando un Abbraccio Nasconde un Reato

Il concetto di furto con destrezza rappresenta una delle figure più insidiose di reato contro il patrimonio, punito più severamente rispetto al furto semplice. Ma cosa si intende esattamente con ‘destrezza’? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11681/2024) offre un chiarimento fondamentale, analizzando la cosiddetta ‘tecnica dell’abbraccio’ e confermando la sua idoneità a integrare tale aggravante. Questa decisione ribadisce l’importanza dell’abilità e dell’astuzia dell’autore del reato nel sorprendere la vittima e neutralizzarne la vigilanza.

Il Caso: La ‘Tecnica dell’Abbraccio’ davanti alla Cassazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due persone condannate nei gradi di merito per furto pluriaggravato. La loro tecnica consisteva nell’avvicinare le vittime con un pretesto amichevole, spesso un abbraccio improvviso, per sottrarre loro beni di valore senza che se ne accorgessero. Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando principalmente due aspetti: la sussistenza dell’aggravante della destrezza e quella del concorso di tre o più persone nel reato.

L’Aggravante del Furto con Destrezza e l’Abbraccio

Il punto centrale della difesa era sostenere che la ‘tecnica dell’abbraccio’ non costituisse una vera e propria destrezza penalmente rilevante. La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, definendola manifestamente infondata. Secondo i giudici, l’aggravante della destrezza non richiede necessariamente l’uso di strumenti particolari, ma si configura ogni volta che la condotta è caratterizzata da ‘particolari abilità, astuzia o avvedutezza’ tali da sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza del detentore sulla cosa.

La tecnica dell’abbraccio rientra perfettamente in questa descrizione: è un gesto che, simulando cordialità, crea una distrazione e un contatto fisico che mascherano l’azione furtiva, annullando di fatto le difese della vittima. La Corte ha quindi confermato che questa modalità operativa è un chiaro esempio di furto con destrezza.

L’Aggravante del Concorso di Persone e la Percezione della Vittima

Un secondo motivo di ricorso riguardava l’aggravante del reato commesso da tre o più persone (art. 625 n. 5 c.p.). L’imputato sosteneva che non vi fosse prova dell’effettiva partecipazione di un terzo soggetto. Anche in questo caso, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. La Corte ha specificato che la valutazione del numero di partecipanti è una questione di fatto, decisa dal giudice di merito e non riesaminabile in sede di legittimità.

Inoltre, ha sottolineato un principio cruciale: per l’integrazione dell’aggravante, è sufficiente che le persone offese abbiano percepito la riferibilità del reato a tre persone, a prescindere dal fatto che queste vengano tutte identificate. Ciò che conta è l’impatto intimidatorio e la maggiore pericolosità derivante dall’azione di un gruppo, come percepita dalla vittima.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi sulla base di due principi giuridici distinti. Per quanto riguarda il furto con destrezza, la motivazione risiede nella corretta interpretazione dell’art. 625 n. 4 c.p., che valorizza qualsiasi condotta predatoria caratterizzata da un’astuzia superiore alla norma, capace di eludere la vigilanza della vittima. La ‘tecnica dell’abbraccio’ è stata ritenuta un esempio paradigmatico di tale condotta. Per l’aggravante del numero di persone, la motivazione è prettamente processuale: il ricorso sollevava una questione di fatto (una diversa ricostruzione del ruolo dei partecipanti), che esula dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale giudica solo sulla corretta applicazione del diritto (giudizio di legittimità) e non può riesaminare le prove (giudizio di merito).

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due importanti principi. In primo luogo, rafforza una nozione ampia di ‘destrezza’, includendovi tutte quelle strategie comportamentali, anche non violente, che sfruttano la sorpresa e l’inganno per commettere un furto. Questo serve a tutelare maggiormente le vittime di reati predatori che fanno leva sulla fiducia o sulla distrazione. In secondo luogo, ribadisce la netta separazione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, confermando che la percezione della vittima può essere un elemento sufficiente a configurare l’aggravante del concorso di persone, anche in assenza di una piena identificazione di tutti i correi. La decisione finale di condannare i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende sancisce la manifesta infondatezza delle loro doglianze.

La ‘tecnica dell’abbraccio’ è sempre considerata furto con destrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, questa tecnica è caratterizzata da particolari abilità, astuzia e idoneità a sorprendere la vittima, integrando pienamente l’aggravante del furto con destrezza.

Per l’aggravante del numero di persone, è necessario che tutti i colpevoli siano identificati?
No, la Corte ha chiarito che ai fini dell’integrazione dell’aggravante è sufficiente la percezione della persona offesa sulla partecipazione di più soggetti al reato, anche se non tutti vengono successivamente individuati.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione solleva questioni di fatto?
Viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito, e non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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