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Furto con destrezza: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando la condanna per furto con destrezza. L’aggravante sussiste quando si usano abilità e astuzia per eludere la vigilanza della vittima, come nel caso di una distrazione creata ad arte, e non solo approfittando di una sua disattenzione.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con destrezza: quando la rapidità diventa un’aggravante

Il furto con destrezza rappresenta una fattispecie di reato che solleva spesso questioni interpretative complesse. Non ogni furto commesso con rapidità o approfittando di una distrazione può essere qualificato come aggravato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per tornare su questo tema, delineando con precisione i confini tra un furto semplice e uno aggravato dalla particolare abilità dell’autore. La Suprema Corte ha chiarito che l’aggravante scatta solo quando l’agente pone in essere una condotta dotata di speciale abilità, astuzia o avvedutezza, idonea a sorprendere o eludere la vigilanza della vittima.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato ha origine da una condanna per furto aggravato emessa nei confronti di un’imputata. La condanna era stata confermata anche dalla Corte di Appello. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputata, in concorso con un’altra persona rimasta sconosciuta, aveva sottratto dei beni a una vittima dopo averla appositamente distratta. L’imputata ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio il riconoscimento della circostanza aggravante della destrezza, sostenendo che la sua condotta non integrasse tale particolare abilità richiesta dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che i motivi presentati dalla ricorrente non fossero altro che una mera ripetizione delle argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte di Appello. Di conseguenza, non solo ha confermato la decisione impugnata, ma ha anche condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Il Principio di Diritto sul Furto con Destrezza

Il punto centrale della decisione è la corretta interpretazione dell’aggravante del furto con destrezza. La Cassazione, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 34090/2017), ha ribadito i seguenti principi:

* Condotta attiva e qualificata: La destrezza non consiste nel mero approfittare di una situazione favorevole o di una distrazione preesistente e non provocata della vittima. È necessario che l’autore del reato ponga in essere una condotta attiva, caratterizzata da particolari abilità, astuzia o avvedutezza.
* Elusione della sorveglianza: Tale condotta deve essere specificamente finalizzata e idonea a sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza che la vittima esercita sul bene.
* Esempi pratici: Il classico esempio è il borseggio, in cui l’agente, con un gesto rapido e accorto, riesce a sottrarre un oggetto senza che la persona offesa se ne accorga. Allo stesso modo, creare una distrazione ad arte per poter agire indisturbati integra pienamente l’aggravante.

Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente evidenziato come l’imputata avesse agito in concorso con un’altra persona proprio per distrarre la vittima, mettendo in atto una strategia finalizzata a eluderne la vigilanza. Questa condotta attiva e pianificata va ben oltre il semplice approfittamento di un momento di disattenzione.

Le motivazioni

La motivazione principale dietro la dichiarazione di inammissibilità risiede nella natura del ricorso per cassazione. Questo strumento non può essere utilizzato per chiedere una nuova valutazione dei fatti, già compiuta dai giudici di primo e secondo grado. Il ricorso era fondato su doglianze che si risolvevano in una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già dedotte in appello e puntualmente respinte. La Corte ha sottolineato che il giudice di merito aveva correttamente applicato i principi di diritto consolidati, riconoscendo nella condotta dell’imputata (distrazione della vittima in concorso con un complice) tutti gli elementi costitutivi dell’aggravante della destrezza. La condotta dell’agente era stata caratterizzata da un’abilità tale da superare la normale vigilanza che una persona media esercita sui propri beni.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Per configurare il furto con destrezza, non è sufficiente la semplice rapidità dell’azione, ma è richiesta una ‘marcia in più’: un’abilità personale e una strategia (come la creazione di una distrazione) che rendono la condotta particolarmente insidiosa e capace di neutralizzare le difese della vittima. La decisione serve da monito: la legge punisce più severamente non solo il furto in sé, ma anche l’astuzia impiegata per commetterlo, riconoscendo in essa un maggior grado di pericolosità sociale.

Quando si configura l’aggravante del furto con destrezza?
L’aggravante si configura quando l’autore del furto pone in essere, prima o durante l’impossessamento del bene, una condotta caratterizzata da particolari abilità, astuzia o avvedutezza, idonea a sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza della vittima sul bene stesso.

È sufficiente approfittare della distrazione della vittima per integrare il furto con destrezza?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, approfittare di una situazione di disattenzione o di momentaneo allontanamento della vittima non provocata dall’agente non integra l’aggravante. È necessario che sia l’autore del reato a creare attivamente la situazione favorevole, ad esempio distraendo la vittima.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte di Appello, senza sollevare questioni di legittimità nuove o diverse. La Cassazione non può riesaminare nel merito i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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