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Furto con destrezza: ecco quando scatta l’aggravante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna condannata per tentato furto. La Corte ha confermato che l’aggravante del furto con destrezza sussiste quando si agisce con particolare abilità, come l’uso di complici per “schermare” il furto, andando oltre il semplice approfittare di una distrazione. L’inammissibilità è stata dichiarata anche per un vizio formale, ovvero la mancanza di procura speciale.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con destrezza: la Cassazione traccia il confine con la semplice distrazione

L’aggravante del furto con destrezza è una delle più contestate nei processi per reati contro il patrimonio. Quando si può dire che un ladro ha agito con “destrezza” e quando, invece, si è semplicemente limitato ad approfittare di un momento di disattenzione della vittima? Con l’ordinanza n. 10575/2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, offrendo chiarimenti importanti e ribadendo principi consolidati. Il caso riguarda una donna che, insieme a due complici, aveva tentato di sottrarre una borsa di valore, ma il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile per motivi sia di merito che procedurali.

I Fatti di Causa: un furto pianificato

Il caso ha origine da un episodio avvenuto a Milano. Un’imputata, agendo in concorso con due complici, veniva accusata di aver tentato di sfilare una borsa di marca da un’altra borsa più grande portata dalla persona offesa. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’azione non era stata improvvisata. Le due complici si erano strette attorno alla vittima, creando una sorta di “schermo” per nascondere l’operato della loro sodale. Quest’ultima, con particolare abilità, era riuscita a impossessarsi del bene. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, escludendo un’altra aggravante ma ritenendo sussistente quella della destrezza.

I Motivi del Ricorso e l’analisi del furto con destrezza

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Errata applicazione dell’aggravante della destrezza: Secondo il ricorrente, l’imputata si sarebbe limitata ad approfittare della distrazione della vittima, condotta che, di per sé, non integrerebbe l’aggravante contestata.
2. Mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena: La difesa lamentava un diniego generico e non supportato da una valutazione concreta sulla prognosi di ricaduta nel reato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati e generici, e ha dichiarato il ricorso inammissibile.

La Nozione di Destrezza

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 34090/2017): l’aggravante del furto con destrezza non consiste nel mero approfittamento di una situazione favorevole non provocata dall’agente. Al contrario, essa richiede una condotta attiva, caratterizzata da particolari abilità, astuzia o avvedutezza, idonea a sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza del detentore sul bene. Nel caso di specie, l’azione coordinata con le complici, che avevano il compito di “schermare” e nascondere il furto, integra pienamente questa fattispecie. Non si è trattato di una semplice disattenzione della vittima, ma di una strategia studiata per neutralizzarne la vigilanza.

Il Diniego della Sospensione Condizionale

Anche il secondo motivo è stato considerato infondato. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente motivato il diniego della sospensione condizionale della pena sulla base di elementi concreti: l’imputata aveva riportato due recentissime condanne per furto aggravato. Questi precedenti specifici, secondo la Corte, giustificavano ampiamente una prognosi negativa sulla sua futura condotta, rendendo la decisione del giudice di merito incensurabile.

Un Vizio Formale Decisivo

Oltre alle questioni di merito, la Corte ha rilevato un vizio procedurale insuperabile: il ricorso non era corredato dalla procura speciale e dall’elezione di domicilio, adempimenti richiesti a pena di inammissibilità dall’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, del codice di procedura penale. Questo solo elemento sarebbe stato sufficiente a decretare la fine del processo in Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni. In primo luogo, consolida l’interpretazione rigorosa dell’aggravante del furto con destrezza, distinguendola nettamente dal mero approfittamento di una circostanza favorevole. L’elemento qualificante è la condotta attiva e strategicamente orientata a eludere la vigilanza. In secondo luogo, evidenzia l’importanza cruciale del rispetto delle formalità procedurali. La mancanza di un atto fondamentale come la procura speciale può rendere vano qualsiasi argomento di merito, anche il più fondato. La decisione conferma che una difesa penale efficace si basa non solo sulla sostanza, ma anche sulla forma.

Qual è la differenza tra furto con destrezza e il semplice approfittare della distrazione della vittima?
La destrezza non è il semplice approfittare di una distrazione, ma richiede una condotta attiva dell’agente caratterizzata da particolari abilità, astuzia o avvedutezza, idonea a sorprendere, attenuare o eludere la sorveglianza della vittima sul bene, come ad esempio farsi schermare da complici.

Perché i precedenti penali possono impedire la concessione della sospensione condizionale della pena?
Perché i precedenti penali, soprattutto se recenti e specifici per lo stesso tipo di reato, possono essere utilizzati dal giudice per formulare una prognosi negativa sulla futura condotta del condannato, ritenendo quindi probabile che commetta nuovi reati e negando il beneficio.

Quali sono le conseguenze della mancanza della procura speciale nel ricorso per cassazione?
La mancanza della procura speciale, richiesta dall’art. 581 del codice di procedura penale, comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non può esaminare il merito dei motivi presentati, indipendentemente dalla loro fondatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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