Furto Carburante: La Cassazione Conferma la Condanna e Dichiara il Ricorso Inammissibile
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di furto carburante, ribadendo principi importanti sulla valutazione delle prove e sull’ammissibilità dei ricorsi. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due imputati, condannandoli al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per capire le ragioni giuridiche alla base.
I Fatti del Caso
Due individui venivano condannati in primo grado e in appello per concorso in furto aggravato. L’oggetto del reato era una notevole quantità di carburante. Gli imputati, secondo la ricostruzione dei giudici di merito, avevano sottratto il combustibile e sono stati successivamente fermati dagli operatori mentre erano intenti a caricare la refurtiva, contenuta in alcune taniche, su un’autovettura.
Gli elementi a loro carico erano molteplici:
1. Flagranza: Sono stati scoperti in prossimità del luogo del furto mentre gestivano la merce rubata.
2. Corrispondenza: Il carburante ritrovato nelle taniche era dello stesso tipo di quello denunciato come sottratto.
3. Credibilità della vittima: La quantità di carburante indicata dal denunciante è stata ritenuta attendibile, in quanto compatibile con l’azione furtiva e con il tempo a disposizione degli imputati (un’intera notte e parte del giorno successivo).
Insoddisfatti della sentenza della Corte d’Appello, i due hanno proposto ricorso per Cassazione.
La Decisione sul Furto Carburante
La Corte di Cassazione ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti, giudicando i loro ricorsi “manifestamente infondati”. Questo significa che, secondo la Suprema Corte, le doglianze sollevate non avevano alcuna possibilità di essere accolte, apparendo prive di pregio giuridico fin da una prima analisi.
La Corte ha sottolineato come la decisione impugnata fosse sorretta da un “conferente apparato argomentativo”, capace di soddisfare pienamente l’obbligo di motivazione. In altre parole, i giudici d’appello avevano spiegato in modo logico e congruente perché ritenessero provata la responsabilità di entrambi gli imputati nel furto carburante.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Cassazione si sono concentrate sulla coerenza e sulla logicità della sentenza di secondo grado. La Corte territoriale aveva correttamente evidenziato come le prove a carico dimostrassero “con assoluta certezza” il coinvolgimento di entrambi nel furto. Gli elementi chiave, come il rinvenimento in prossimità del luogo del reato e l’atto di caricare la refurtiva, costituivano un quadro probatorio schiacciante.
Inoltre, la Corte ha validato il ragionamento del giudice d’appello riguardo alla quantità del carburante sottratto. In assenza di prove contrarie, la testimonianza della persona offesa è stata considerata attendibile e non illogica, soprattutto perché la quantità era compatibile con le modalità e i tempi dell’azione criminosa.
Di conseguenza, non emergendo alcuna ragione di esonero, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, in caso di dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto sia condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la sanzione è stata fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.
Conclusioni
Questa ordinanza è un chiaro esempio di come, in presenza di un quadro probatorio solido e di una motivazione logica e coerente da parte dei giudici di merito, le possibilità di successo di un ricorso in Cassazione siano estremamente ridotte. La Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un giudice di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Quando una sentenza, come in questo caso di furto carburante, è ben argomentata e fondata su prove concrete, il ricorso si scontra con il muro della manifesta infondatezza, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
Perché il ricorso per furto carburante è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto ‘manifestamente infondato’. La Corte di Cassazione ha constatato che la sentenza d’appello era supportata da una motivazione logica e coerente, basata su prove schiaccianti che dimostravano la responsabilità degli imputati.
Quali prove sono state considerate decisive per confermare la condanna?
Le prove decisive sono state: il rinvenimento degli imputati in prossimità del luogo del reato, il fatto che fossero stati fermati mentre caricavano la refurtiva su un’auto, e la corrispondenza tra il tipo di carburante nelle loro taniche e quello denunciato come rubato.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Secondo l’art. 616 c.p.p., la parte che ha proposto il ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la sanzione è stata di 3.000 euro per ciascun ricorrente.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18551 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18551 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 03/04/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a BERGAMO il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a CLUSONE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 19/12/2022 della CORTE APPELLO di BRESCIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
N. 74)
MOTIVI DELLA DECISIONE
I ricorsi proposti da COGNOME NOME e COGNOME NOME avverso la sentenza i epigrafe indicata, con cui la Corte territoriale ha confermato la pronuncia del prim giudice di penale responsabilità, in relazione ai reati di cui agli artt. 99, 110, 625 n. 2 e 61 n. 5 c.p., sono manifestamente infondati.
Contrariamente a quanto dedotto, la decisione impugnata risulta sorretta da conferente apparato argomentativo, che soddisfa appieno l’obbligo motivazionale per quanto concerne l’accertamento di responsabilità nei confronti di entrambi i ricorrenti.
La Corte territoriale ha congruamente spiegato le ragioni per cui è giunta a confermare la sussistenza della responsabilità degli imputati, sottolineando come le prove a carico dimostrino con assoluta certezza il coinvolgimento di entrambi nel furto di carburante, in quanto costoro erano stati rinvenuti in prossimità del luo in cui si era consumato il furto, ed erano stati fermati dagli operatori mentre era intenti a caricare sulla Fiat Bravo nella disponibilità del COGNOME la refurtiva. il carburante rinvenuto nelle taniche corrispondeva per tipologia a quello oggetto d denuncia e, quanto all’esatto ammontare dei litri sottratti, in assenza di significa elementi di segno contrario, è stato ritenuto – non illogicamente – attendibile quan riferito dal denunciante, trattandosi di quantitativo compatibile con l’azione furt perpetrata, tenuto conto che gli imputati avevano avuto a loro disposizione anche l’intera notte e parte del giorno per trasportare tutto il quantitativo denunciato.
Segue, a norma dell’art. 616 c.p.p., la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese del procedimento ed al pagamento a favore della Cassa delle ammende, non emergendo ragioni di esonero, della somma di C 3.000,00 a titolo di sanzione pecuniaria.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 3 aprile 2024