LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto aggravato: violenza sulle cose e mezzo fraudolento

La Corte di Cassazione conferma una condanna per furto aggravato, chiarendo la distinzione tra le aggravanti della violenza sulle cose e dell’uso di mezzo fraudolento. L’imputato era entrato in un’abitazione forzando un lucernario. La Corte ha stabilito che tale azione costituisce ‘violenza sulle cose’. In via subordinata, ha precisato che anche il solo fatto di penetrare nell’immobile da una via di accesso non ordinaria, come un lucernario, integra di per sé l’aggravante del ‘mezzo fraudolento’, poiché si tratta di un’azione astuta volta a eludere la sorveglianza. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato: Quando Forzare un Lucernario è Violenza sulle Cose

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 11902/2024 offre un’importante analisi sul concetto di furto aggravato, delineando i confini tra l’aggravante della violenza sulle cose e quella dell’uso di mezzo fraudolento. La pronuncia nasce dal ricorso di un uomo condannato per essersi introdotto nell’abitazione dell’ex coniuge passando da un lucernario. Questa decisione chiarisce come le modalità di accesso a un’abitazione possano determinare la qualificazione giuridica del reato e, di conseguenza, la severità della pena.

I Fatti del Caso: L’Accesso dall’Alto

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per furto in abitazione. L’elemento cruciale della vicenda era la modalità di ingresso: l’uomo si era introdotto nella casa, di proprietà dell’ex coniuge, passando attraverso un lucernario situato nella mansarda. Secondo le testimonianze, confermate da immagini di videosorveglianza, l’imputato aveva ‘smurato o comunque forzato’ il lucernario per poter accedere ai locali sottostanti e commettere il furto. La difesa dell’imputato ha contestato la configurabilità dell’aggravante della violenza sulle cose, portando la questione fino al vaglio della Suprema Corte.

Il Ricorso in Cassazione e le Diverse Qualificazioni del Furto Aggravato

Il ricorso per Cassazione si fondava su un unico motivo: l’errata applicazione dell’art. 625, n. 2, del codice penale, ovvero l’aggravante della violenza sulle cose. La difesa sosteneva che non vi fosse prova certa di una vera e propria effrazione. La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha colto l’occasione per ribadire e precisare i principi giuridici che governano il furto aggravato.

La Definizione di ‘Violenza sulle Cose’

La Corte ha innanzitutto ricordato che l’aggravante della violenza sulle cose si realizza ogni volta che il soggetto, per commettere il reato, usa energia fisica su un bene, provocandone la rottura, il guasto, il danneggiamento o anche solo una modifica che ne alteri la destinazione e richieda un intervento di ripristino. Nel caso specifico, la manomissione di un’opera posta a difesa di un patrimonio (come un lucernario) rientra pienamente in questa definizione. Averlo forzato o ‘smurato’ costituisce un’azione violenta che ne compromette la funzionalità protettiva.

L’Alternativa del ‘Mezzo Fraudolento’

In un passaggio di grande interesse, la Corte ha aggiunto un’ulteriore argomentazione. Anche se, in ipotesi, non fosse stata provata la forzatura del lucernario, il reato sarebbe stato comunque aggravato, ma sotto il profilo dell’uso di un ‘mezzo fraudolento’. Gli Ermellini hanno infatti chiarito che la penetrazione all’interno di un’abitazione attraverso una via di accesso non ordinaria (come una finestra, un balcone o, appunto, un lucernario) costituisce di per sé un’azione astuta e insidiosa, idonea a superare le difese ordinarie del proprietario. Si tratta di uno stratagemma che sfrutta un punto debole per eludere la vigilanza.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le argomentazioni dei giudici di merito erano logiche, coerenti e basate su prove concrete (testimonianze e video). La difesa non ha offerto una ricostruzione alternativa plausibile dei fatti. Inoltre, la Corte ha sottolineato che non vi è stata alcuna violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. Anche se il giudice avesse qualificato il fatto come furto aggravato da mezzo fraudolento anziché da violenza sulle cose, gli elementi fattuali (l’ingresso dal lucernario) erano stati chiaramente contestati fin dall’inizio, garantendo all’imputato il pieno diritto di difendersi su ogni aspetto della condotta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida due principi fondamentali in materia di furti in abitazione. In primo luogo, qualsiasi manomissione di un serramento o di una chiusura, che ne richieda il ripristino, integra la violenza sulle cose. In secondo luogo, e forse con implicazioni ancora più ampie, l’accesso a una proprietà privata attraverso vie anomale e non destinate al passaggio è di per sé un’azione fraudolenta che aggrava il reato. La decisione, quindi, amplia la tutela penale, riconoscendo che l’astuzia nell’introdursi in un luogo protetto è grave quanto la forza bruta utilizzata per violarlo.

Forzare un lucernario per entrare in una casa è considerato ‘violenza sulle cose’ ai fini del furto aggravato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la manomissione di un’opera posta a difesa di un bene, come un lucernario, che ne comprometta la funzionalità e richieda un’attività di ripristino, integra pienamente l’aggravante della violenza sulle cose.

Se non si prova la forzatura, entrare da una finestra o un lucernario può comunque aggravare il reato di furto?
Sì. Secondo la Corte, anche senza una rottura evidente, la penetrazione in un’abitazione attraverso una via di accesso non ordinaria (come un lucernario) costituisce di per sé un’azione astuta e ingannevole, configurando l’aggravante dell’uso di mezzo fraudolento.

Un giudice può condannare per un’aggravante diversa da quella specificata nell’accusa iniziale?
Sì, è possibile a condizione che gli elementi di fatto che costituiscono la diversa aggravante fossero già stati descritti e contestati nell’imputazione originaria. Questo garantisce che l’imputato abbia avuto la possibilità di difendersi su tutti gli aspetti della condotta, rispettando così il principio di correlazione tra accusa e sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati