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Furto aggravato: telecamere non escludono l’aggravante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11667/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto aggravato. La Corte ha stabilito che la semplice presenza di telecamere di videosorveglianza non è sufficiente a escludere l’aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede. Inoltre, ha ribadito che la querela per furto può essere validamente presentata anche dal possessore del bene, non solo dal proprietario.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato: la videosorveglianza non basta a escludere l’aggravante

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di furto aggravato, fornendo chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali: la legittimazione a sporgere querela e l’efficacia della videosorveglianza nell’escludere l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. La decisione sottolinea come la semplice presenza di telecamere non sia sufficiente a garantire una protezione tale da far venir meno l’aggravante, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.

Il caso: un ricorso contro la condanna per furto aggravato

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imputata, condannata in primo e secondo grado per i reati di furto pluriaggravato, sia tentato che consumato. La Corte di Appello di Roma aveva confermato la sentenza di condanna del Tribunale. L’imputata ha quindi deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, contestando la decisione su diversi fronti e sperando in un annullamento della condanna.

I motivi del ricorso: querela, aggravanti e sospensione della pena

Il ricorso si fondava su tre motivi principali, con cui la difesa ha cercato di smontare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito.

La questione della querela

In primo luogo, la ricorrente ha eccepito la mancanza di una valida querela. Sosteneva che la denuncia non fosse stata presentata da un soggetto legittimato, ovvero il proprietario dei beni sottratti. Questa contestazione si inseriva nel quadro delle novità introdotte dalla riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha ampliato i casi in cui la querela è necessaria per procedere.

L’aggravante del furto e la videosorveglianza

Il secondo motivo di ricorso contestava la sussistenza della circostanza aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede (art. 625, n. 7, c.p.). Secondo la difesa, la presenza di un sistema di videosorveglianza nel luogo del delitto avrebbe dovuto escludere tale aggravante, poiché i beni non potevano considerarsi completamente incustoditi. Nello stesso motivo, si lamentava il mancato riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti.

Bilanciamento delle circostanze e pena condizionale

Infine, la ricorrente ha criticato la mancata concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena, ritenendo che i giudici di merito avessero errato nella loro valutazione prognostica sulla sua futura condotta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate. Sul primo punto, relativo alla querela, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso. Di conseguenza, anche chi ha una semplice relazione di fatto con la cosa (il possessore) è persona offesa dal reato e ha piena legittimazione a sporgere querela. Nel caso di specie, non era necessario che a denunciare fosse il proprietario formale.

Riguardo alla circostanza aggravante del furto aggravato, la Corte ha specificato che la videosorveglianza non esclude automaticamente l’esposizione alla pubblica fede. Un sistema di telecamere, che funge da mero ausilio per l’identificazione successiva degli autori del reato, non è idoneo a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminosa. Solo una sorveglianza specificamente efficace nell’impedire la sottrazione del bene potrebbe far venir meno l’aggravante. La valutazione del giudice di merito sul bilanciamento delle circostanze, inoltre, è stata ritenuta insindacabile in sede di legittimità, in quanto non arbitraria né illogica.

Infine, la Corte ha confermato la correttezza della decisione di negare la sospensione condizionale della pena. I giudici di appello avevano espresso un giudizio di prognosi sfavorevole basato non solo sulla gravità dei reati, ma anche su altri comportamenti indicativi di una proclività a delinquere, rendendo la loro valutazione logica e ineccepibile.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza della Cassazione conferma principi di diritto importanti con significative ricadute pratiche. In primo luogo, consolida l’idea che la tutela contro il furto si estende a chiunque abbia il controllo materiale di un bene, semplificando la possibilità di avviare l’azione penale. In secondo luogo, invia un messaggio chiaro a commercianti e cittadini: installare telecamere è utile per l’identificazione post-reato, ma non è considerato una misura di protezione così forte da attenuare la gravità di un furto commesso su beni esposti al pubblico. Per escludere l’aggravante, occorre una sorveglianza attiva e in grado di intervenire tempestivamente. La decisione ribadisce quindi la severità dell’ordinamento verso il furto aggravato commesso in contesti di pubblica fede, anche nell’era della sorveglianza tecnologica.

Chi può validamente sporgere querela per il reato di furto?
Non solo il proprietario del bene, ma anche il semplice possessore, ovvero chiunque abbia una relazione di fatto con la cosa, anche se basata su un titolo illecito.

La presenza di telecamere di videosorveglianza esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede in un caso di furto aggravato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un sistema di videosorveglianza che serve solo a identificare a posteriori i colpevoli non è sufficiente. L’aggravante viene meno solo se la sorveglianza è così efficace da poter impedire immediatamente la sottrazione del bene.

La Corte di Cassazione può modificare la valutazione del giudice sul bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare questa valutazione, a meno che non sia palesemente illogica o arbitraria. Si tratta di un giudizio discrezionale tipico del merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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