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Furto aggravato supermercato: le aggravanti confermate

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per tentato furto aggravato supermercato a carico di due individui. La sentenza stabilisce che la strategia di distrarre il cassiere per permettere al complice di uscire con un carrello pieno costituisce l’aggravante del mezzo fraudolento. Inoltre, la merce in un self-service si considera esposta alla pubblica fede, anche in presenza di vigilanza non continuativa. Respinta anche la richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della natura insidiosa della condotta pianificata.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato supermercato: la Cassazione chiarisce i limiti delle aggravanti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione torna ad affrontare il tema del furto aggravato supermercato, fornendo importanti chiarimenti sulla configurabilità delle circostanze aggravanti del mezzo fraudolento e dell’esposizione della merce alla pubblica fede. La decisione analizza un caso di tentato furto commesso da due complici con un piano ben definito, offrendo spunti fondamentali per comprendere quando un semplice furto si trasforma in un reato più grave.

I fatti del processo: il tentativo di furto con destrezza

Il caso riguarda due individui condannati nei primi due gradi di giudizio per tentato furto pluriaggravato in un esercizio commerciale. Secondo la ricostruzione, i due avevano elaborato uno stratagemma: mentre uno riempiva un carrello con merce per un valore di oltre 350 euro, l’altro si recava alla cassa con un solo pezzo di pane. L’obiettivo era pagare il pane, far aprire così le porte di uscita e, approfittando della distrazione del cassiere, consentire al complice di allontanarsi indisturbato con il carrello pieno. L’azione criminale veniva interrotta solo grazie all’intervento tempestivo di un addetto alla vigilanza.

I motivi del ricorso e le difese degli imputati

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi. In primo luogo, hanno sostenuto che il fatto fosse di “particolare tenuità” ai sensi dell’art. 131-bis c.p., e quindi non punibile, data la modalità grossolana del tentativo e il loro stato di indigenza. In secondo luogo, hanno contestato la sussistenza dell’aggravante del mezzo fraudolento (art. 625 n. 2 c.p.), affermando che il loro piano non era abbastanza astuto da sorprendere la vigilanza. Infine, hanno negato l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede (art. 625 n. 7 c.p.), poiché la presenza di un addetto alla sicurezza costituiva un controllo continuo sulla merce.

L’analisi della Corte sul furto aggravato supermercato

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la condanna. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni dei giudici.

L’esclusione della particolare tenuità del fatto

I giudici hanno escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha sottolineato che la valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessa che tiene conto delle modalità della condotta. Nel caso specifico, il reato era stato commesso da due persone con una precisa ripartizione dei ruoli e con modalità insidiose. Questa pianificazione è stata ritenuta incompatibile con la minima offensività richiesta dalla norma.

La sussistenza del mezzo fraudolento

La Corte ha confermato la presenza dell’aggravante del mezzo fraudolento. Citando la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza “Sciuscio”), i giudici hanno ribadito che il mezzo fraudolento consiste in una condotta caratterizzata da astuzia, scaltrezza e insidiosità, idonea a sorprendere la volontà del detentore. Lo stratagemma di distrarre il cassiere è stato considerato pienamente rientrante in questa definizione. La valutazione sull’idoneità del mezzo, precisa la Corte, va fatta ex ante, cioè al momento della pianificazione, a prescindere dal fatto che il piano sia poi riuscito o meno.

L’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede

Anche l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede è stata confermata. È principio consolidato che nei supermercati, dove vige il sistema “self-service”, la merce è esposta per consuetudine alla pubblica fede. Per escludere tale aggravante, è necessaria una custodia continua e diretta sui beni. Una vigilanza generica, saltuaria o a campione, come quella tipicamente presente in un supermercato, non è sufficiente. Nel caso di specie, il sorvegliante si era accorto del furto solo dopo aver notato la sottrazione di un singolo prodotto, a riprova del carattere non continuativo del controllo.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ritenuto inammissibili anche gli altri motivi di ricorso, relativi alla comparazione delle circostanze e alla determinazione della pena. La decisione del giudice di merito di non concedere la prevalenza delle attenuanti generiche è stata considerata adeguatamente motivata e non sindacabile in sede di legittimità. Allo stesso modo, la quantificazione della pena, superiore al minimo edittale, è stata giustificata in ragione delle modalità insidiose della condotta, in linea con i principi dell’art. 133 c.p.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di furto aggravato supermercato. In primo luogo, la pianificazione di un furto, anche se maldestro, e la divisione dei compiti tra più persone possono impedire il riconoscimento della non punibilità per particolare tenuità del fatto. In secondo luogo, qualsiasi stratagemma che implichi astuzia per aggirare i controlli integra l’aggravante del mezzo fraudolento. Infine, la semplice presenza di un addetto alla vigilanza in un supermercato non esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede, a meno che il controllo sulla merce non sia diretto e ininterrotto.

Quando un trucco usato per rubare in un supermercato è considerato “mezzo fraudolento”?
Secondo la sentenza, un’azione è considerata “mezzo fraudolento” quando è caratterizzata da astuzia, scaltrezza e insidiosità, idonea a sorprendere la contraria volontà del detentore e a vanificare le sue difese. Lo stratagemma di distrarre il cassiere per far uscire un complice con la merce rientra pienamente in questa definizione.

La merce in un supermercato è sempre considerata “esposta alla pubblica fede” anche con un sorvegliante?
Sì, la Corte ha confermato questo principio. L’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede viene esclusa solo se sulla merce è esercitata una custodia continua e diretta. Una vigilanza generica, saltuaria o a campione, come quella tipica dei supermercati, non è sufficiente a eliminare questa aggravante.

Perché è stata negata l’applicazione della “particolare tenuità del fatto” in questo caso?
La Corte ha negato l’applicazione della causa di non punibilità perché il fatto, sebbene solo tentato, era stato commesso da due persone con modalità insidiose e una precisa ripartizione dei ruoli. Questa pianificazione è stata ritenuta indice di una gravità della condotta incompatibile con la “particolare tenuità” richiesta dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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