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Furto aggravato supermercato: la Cassazione conferma

Un uomo, condannato per tentato furto in un supermercato, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la videosorveglianza dovesse escludere l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il suo orientamento consolidato: nel caso di furto aggravato supermercato, né la videosorveglianza né i sistemi antitaccheggio costituiscono un controllo continuo e diretto sulla merce, che resta quindi affidata alla fiducia del pubblico. L’aggravante è pertanto correttamente applicata.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato supermercato: Telecamere e Antitaccheggio non Bastano

Il tema del furto aggravato supermercato è costantemente al centro del dibattito giuridico, specialmente per quanto riguarda il ruolo dei moderni sistemi di sicurezza. Molti si chiedono se la presenza di telecamere a circuito chiuso o di dispositivi antitaccheggio possa escludere l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e in linea con il suo orientamento consolidato, confermando che tali misure non sono sufficienti a eliminare l’aggravante.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per tentato furto all’interno di un supermercato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano riconosciuto la sua colpevolezza, applicando la circostanza aggravante prevista dall’articolo 625, n. 7, del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto su cose esposte per necessità o consuetudine alla pubblica fede.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio l’applicazione di tale aggravante. La tesi difensiva sosteneva che la sorveglianza attiva nel punto vendita, presumibilmente costante, avrebbe dovuto escludere la configurabilità dell’esposizione alla pubblica fede, poiché la merce non era, di fatto, lasciata incustodita.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione sul furto aggravato supermercato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i principi cardine che regolano la materia del furto aggravato supermercato.

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra una sorveglianza generica e una custodia continua e diretta. Secondo la Corte, per escludere l’aggravante, non è sufficiente una vigilanza saltuaria, eventuale o a campione, come quella tipicamente esercitata dal personale nei grandi magazzini.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il sistema di vendita self-service, tipico dei supermercati, implica per sua natura l’esposizione della merce alla pubblica fede. I clienti possono scegliere e maneggiare i prodotti liberamente, e il controllo si concentra solitamente solo al momento del pagamento alle casse. Questo modello organizzativo rende impossibile una vigilanza continua su ogni singolo articolo.

In questo contesto, gli strumenti tecnologici come la videosorveglianza assumono un ruolo specifico. La Cassazione chiarisce che le telecamere sono principalmente uno strumento di ausilio per l’identificazione successiva degli autori di un reato, ma non sono idonee a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminosa. In altre parole, la loro presenza ha una funzione più repressiva che preventiva.

Allo stesso modo, i dispositivi “antitaccheggio” non garantiscono un controllo costante e diretto, ma si attivano solo al superamento delle barriere, quando la sottrazione del bene si è già in gran parte consumata. Pertanto, né le telecamere né le etichette elettroniche trasformano la sorveglianza da occasionale a continua, che è l’unico presupposto per poter escludere l’aggravante.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio giuridico di fondamentale importanza pratica: il furto di merce dagli scaffali di un supermercato è, di regola, un furto aggravato. La scelta commerciale di adottare il modello self-service, pur essendo efficiente, comporta l’affidamento dei beni all’onestà dei clienti. La presenza di sistemi di sicurezza, sebbene utili, non elimina questa condizione di “fiducia pubblica”. Di conseguenza, chi sottrae merce in tali contesti non commette un furto semplice, ma un reato più grave, con un conseguente inasprimento della pena. La decisione della Cassazione serve da monito e chiarisce in modo definitivo i limiti della protezione offerta dai comuni sistemi di sorveglianza commerciale.

La presenza di telecamere di videosorveglianza in un supermercato esclude l’aggravante del furto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la videosorveglianza è uno strumento di ausilio per l’identificazione successiva dei colpevoli e non garantisce un controllo continuo e diretto tale da impedire la sottrazione della merce. Pertanto, non è sufficiente ad escludere l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede.

Perché il sistema ‘self-service’ dei supermercati giustifica l’aggravante della pubblica fede?
Il sistema ‘self-service’ implica che la merce sia liberamente accessibile e manipolabile dai clienti, affidandosi alla loro onestà fino al momento del pagamento. Questa modalità di vendita rende impossibile una vigilanza continua e diretta su ogni prodotto, configurando così l’esposizione alla pubblica fede.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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