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Furto aggravato suolo demaniale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna per furto aggravato suolo demaniale a carico di due imputati, padre e figlio, per aver tagliato alberi su terreno pubblico. La sentenza chiarisce che, nonostante la Riforma Cartabia, tale reato rimane procedibile d’ufficio quando i beni sottratti, come gli alberi di un bosco demaniale, sono destinati a pubblica utilità, proteggendo ambiente e fruibilità collettiva. Vengono respinti i motivi di ricorso relativi alla procedibilità, al dolo, alle attenuanti generiche e alla prescrizione.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato suolo demaniale: quando la procedibilità è d’ufficio?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26856/2025, interviene su un caso di furto aggravato suolo demaniale, offrendo chiarimenti cruciali sulla procedibilità del reato alla luce della Riforma Cartabia. La decisione sottolinea come la sottrazione di beni pubblici, in particolare alberi da un’area demaniale, integri un’aggravante che rende il reato perseguibile d’ufficio, a prescindere dalla presentazione di una querela. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti di causa: il taglio illecito di alberi

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in appello, di due uomini, padre e figlio, per il reato di furto pluriaggravato. I due avevano tagliato circa 60 alberi situati su un terreno di proprietà demaniale, impossessandosi del legname. Le indagini avevano portato a fermare uno degli imputati mentre trasportava parte del legno e a rintracciare l’altro nelle vicinanze del luogo del taglio, in possesso degli strumenti utilizzati per l’abbattimento. Ulteriore legna era stata poi rinvenuta presso la loro abitazione. Entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta improcedibilità del reato per mancanza di querela a seguito della Riforma Cartabia.

La decisione della Cassazione sul furto aggravato suolo demaniale

La Suprema Corte ha rigettato integralmente i ricorsi, ritenendoli infondati. Il cuore della decisione risiede nell’analisi della procedibilità del reato. Gli Ermellini hanno stabilito che, nonostante le modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia), il reato di furto continua a essere procedibile d’ufficio qualora ricorra l’aggravante della destinazione del bene a pubblica utilità, come previsto dall’art. 625, n. 7, del codice penale.

Le motivazioni

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su quattro punti principali:

1. Procedibilità d’ufficio: La questione centrale era se il furto aggravato suolo demaniale fosse diventato procedibile a querela. La Cassazione ha chiarito che l’aggravante della destinazione a pubblica utilità esclude il regime della procedibilità a querela. Gli alberi di un bosco demaniale non hanno solo una funzione ornamentale, ma svolgono un ruolo cruciale per la tutela dell’ambiente, l’equilibrio idro-geologico e la fruibilità collettiva. La loro sottrazione, quindi, danneggia un interesse pubblico e determina la procedibilità d’ufficio. Questa interpretazione, secondo la Corte, è pienamente in linea con il valore costituzionale riconosciuto all’ambiente e alla biodiversità dall’art. 9 della Costituzione.

2. Sussistenza del dolo: Il motivo relativo all’omessa motivazione sull’elemento soggettivo del reato è stato ritenuto infondato. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato la sussistenza del dolo sulla base degli elementi raccolti: gli imputati erano stati colti in flagranza, con gli strumenti del mestiere e avevano reso dichiarazioni sostanzialmente ammissive.

3. Bilanciamento delle circostanze: I ricorsi lamentavano anche il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, ricordando che il giudizio di comparazione è una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata. Inoltre, la presenza della recidiva reiterata specifica contestata a entrambi gli imputati osta, per legge (art. 69, ultimo comma, c.p.), a una valutazione di prevalenza delle attenuanti.

4. Prescrizione: Infine, è stato rigettato il motivo relativo all’intervenuta prescrizione. Essendo contestato il reato di furto pluriaggravato, la pena massima è di dieci anni. A causa delle aggravanti ad effetto speciale, il termine di prescrizione si allunga a sedici anni e otto mesi, un periodo non ancora trascorso dalla data di commissione del reato (16 gennaio 2015).

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di fondamentale importanza: la tutela dei beni pubblici è un valore preminente che giustifica un regime di procedibilità più severo. Il furto aggravato suolo demaniale non è un semplice attacco al patrimonio, ma una lesione a un interesse collettivo che riguarda l’ambiente e la pubblica utilità. La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, conferma che la Riforma Cartabia non ha indebolito la protezione penale dei beni demaniali, la cui sottrazione continua a essere perseguita d’ufficio, garantendo così una tutela più efficace e immediata.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di alberi su suolo demaniale è procedibile solo a querela?
No. La sentenza chiarisce che il furto di beni destinati a pubblica utilità, come gli alberi di un bosco demaniale, rimane procedibile d’ufficio anche dopo la Riforma Cartabia, in quanto ricorre la circostanza aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale.

Perché il taglio di alberi su terreno pubblico è considerato un furto aggravato dalla pubblica utilità?
Perché gli alberi su suolo demaniale svolgono una funzione di pubblica utilità che va oltre il loro valore economico. Essi contribuiscono alla tutela dell’ambiente, all’equilibrio idro-geologico e alla fruibilità collettiva dei luoghi, arrecando un vantaggio a una comunità indistinta di persone.

La recidiva può impedire la concessione delle attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti?
Sì. Secondo l’art. 69, ultimo comma, del codice penale, la contestazione e il riconoscimento della recidiva reiterata (come nel caso di specie) impedisce al giudice di considerare le circostanze attenuanti generiche come prevalenti rispetto alle circostanze aggravanti contestate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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