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Furto aggravato: quando si considera consumato?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto aggravato. La Corte chiarisce che il monitoraggio occasionale tramite video non è sufficiente a qualificare il reato come semplice tentativo, confermando la consumazione del furto. Viene inoltre ribadito che la videosorveglianza non esclude l’aggravante dell’esposizione dei beni alla pubblica fede.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato: quando si considera consumato?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla distinzione tra furto tentato e consumato, specialmente in contesti sorvegliati. La pronuncia analizza il concetto di furto aggravato e il valore probatorio della videosorveglianza, delineando i confini applicativi delle circostanze aggravanti e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di concorso in furto pluriaggravato. La condanna era stata confermata dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Avverso tale sentenza, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, articolando quattro motivi di doglianza comuni e sovrapponibili.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti basavano la loro difesa su quattro punti principali:

1. Errata qualificazione del reato: Sostenevano che il reato dovesse essere qualificato come tentato furto e non consumato, a causa di un presunto monitoraggio dell’azione delittuosa.
2. Insussistenza delle aggravanti: Contestavano l’applicazione delle circostanze aggravanti della violenza sulle cose e dell’esposizione dei beni alla pubblica fede (art. 625 n. 2 e 7 c.p.), argomentando che la presenza di un sistema di videosorveglianza escludesse quest’ultima.
3. Mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p.: Lamentavano la mancata concessione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
4. Vizio nel bilanciamento delle circostanze: Criticavano il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti, ritenendolo illogico.

La Decisione della Corte sul Furto Aggravato

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni per ciascun motivo.

Consumazione del Reato vs. Tentativo

La Corte ha respinto la tesi del furto tentato. Ha chiarito che, per configurare il tentativo, sarebbe stato necessario un monitoraggio “completo e costante” dell’azione criminale. Nel caso di specie, il monitoraggio era avvenuto in modo “del tutto accidentale, occasionale ed estemporaneo”. Questo non ha impedito agli agenti di acquisire il possesso esclusivo dei beni rubati, anche se per un breve periodo. Pertanto, il reato si è pienamente consumato nel momento in cui i beni sono stati trasferiti nel loro possesso esclusivo.

Le Circostanze Aggravanti e la Videosorveglianza

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la presenza di un sistema di videosorveglianza non esclude l’aggravante dell’esposizione delle cose alla pubblica fede. Tali sistemi, infatti, non sono generalmente idonei a impedire immediatamente l’azione criminosa, ma servono piuttosto come ausilio per una successiva identificazione dei responsabili. Inoltre, la Corte ha precisato che l’aggravante contestata era quella della violenza sulle cose (art. 625 n. 2 c.p.) e non, come erroneamente sostenuto dai ricorrenti, quella dell’uso di mezzi fraudolenti.

L’Applicazione dell’Art. 131 bis c.p. e il Bilanciamento delle Circostanze

La Cassazione ha ritenuto il terzo motivo inammissibile in quanto i ricorrenti non si erano confrontati adeguatamente con la motivazione della sentenza d’appello. Il giudice di merito aveva correttamente escluso la particolare tenuità del fatto sulla base delle circostanze aggravanti riconosciute, del valore non irrisorio della refurtiva e della valutazione complessiva della condotta. Infine, anche il quarto motivo sul bilanciamento delle circostanze è stato dichiarato infondato, poiché tale valutazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è sorretta da una motivazione sufficiente e non illogica.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di distinguere tra un controllo preventivo costante, che può degradare il reato a tentativo, e una sorveglianza postuma o occasionale, che non impedisce la consumazione del furto. Il momento consumativo si realizza con l’impossessamento della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, anche se tale possesso dura per un tempo brevissimo. Per quanto riguarda le aggravanti, la Corte sottolinea la loro natura oggettiva: la videosorveglianza non elimina la condizione di affidamento dei beni alla pubblica fede. La decisione di rigettare la richiesta di applicazione dell’art. 131 bis c.p. è stata giustificata dalla presenza di condizioni ostative, come le aggravanti e il valore della refurtiva, che impedivano di considerare il fatto di “particolare tenuità”.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione riafferma principi chiave in materia di furto aggravato. La semplice presenza di telecamere non è una garanzia sufficiente a escludere né la consumazione del reato né l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede. La decisione evidenzia l’importanza di una difesa tecnica che si confronti puntualmente con le motivazioni della sentenza impugnata, pena l’inammissibilità del ricorso. Infine, viene confermato che la valutazione sulla gravità del fatto e sul bilanciamento delle circostanze è prerogativa del giudice di merito, sindacabile solo in caso di manifesta illogicità.

Quando un furto si considera consumato e non solo tentato, anche in presenza di videosorveglianza?
Un furto si considera consumato quando gli autori del reato acquisiscono il possesso esclusivo dei beni sottratti, anche per un breve lasso di tempo. La mera presenza di un sistema di videosorveglianza non è sufficiente a qualificare il reato come tentato, a meno che il monitoraggio non sia così completo e costante da impedire l’acquisizione del possesso da parte dei ladri. Un controllo occasionale o accidentale non impedisce la consumazione.

La presenza di un sistema di videosorveglianza esclude l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede nel reato di furto aggravato?
No, secondo la Corte la presenza di un sistema di videosorveglianza non esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede (art. 625, n. 7 c.p.). Questo perché tali sistemi non sono idonei a impedire immediatamente l’azione criminosa, ma fungono principalmente da ausilio per la successiva identificazione degli autori del reato.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.)?
La Corte ha ritenuto inammissibile la richiesta perché i ricorrenti non hanno adeguatamente contestato le motivazioni della sentenza d’appello. Il giudice di merito aveva escluso l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. sulla base di elementi ostativi quali le circostanze aggravanti riconosciute, il valore non irrisorio della refurtiva e la complessiva valutazione negativa della condotta degli imputati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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