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Furto aggravato: quando il valore è irrilevante?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per furto aggravato a carico di un soggetto che aveva sottratto un divano-letto da un immobile confiscato alla criminalità organizzata. Secondo la Corte, né lo stato di degrado del luogo né il basso valore economico del bene sono sufficienti a escludere la punibilità del reato o a far venir meno le circostanze aggravanti, come la destinazione pubblica del bene, la quale può essere addebitata anche per semplice colpa.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato: lo stato di abbandono e il basso valore escludono il reato?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso di furto aggravato, offrendo chiarimenti cruciali su come valutare la condotta illecita quando l’oggetto sottratto ha un valore economico irrisorio e si trova in un luogo apparentemente abbandonato. La decisione sottolinea che l’offensività del reato non dipende solo dal danno patrimoniale, ma va valutata in un contesto più ampio che include il disvalore sociale dell’azione e le modalità con cui viene commessa.

I Fatti: Il Furto del Divano-Letto da un Bene Confiscato

Il caso riguarda due individui condannati per aver sottratto un divano-letto da un bilocale situato all’interno di un complesso immobiliare sottoposto a sequestro antimafia e affidato a un ente comunale. Per accedere alla proprietà, gli imputati avevano tagliato una recinzione metallica, per poi caricare il bene sulla loro autovettura. La condanna, confermata in appello, veniva impugnata davanti alla Corte di Cassazione sulla base di tre motivi principali: l’inoffensività della condotta per l’esiguo valore del bene (un vecchio divano), l’insussistenza delle aggravanti e l’erroneo diniego dell’attenuante del danno di speciale tenuità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato sosteneva principalmente tre punti:
1. Reato impossibile (art. 49 c.p.): La condotta non sarebbe stata offensiva a causa delle condizioni di totale abbandono del luogo, del disinteresse dell’ente proprietario e dello scarso valore del divano, considerato quasi un rifiuto.
2. Insussistenza delle aggravanti (art. 625 c.p.): L’imputato affermava di non essere a conoscenza della destinazione pubblica del bene, in quanto il cartello informativo era posto lontano dal punto di accesso da lui utilizzato. Contestava inoltre l’aggravante della violenza sulle cose, negando l’ammissione di aver tagliato la recinzione.
3. Attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.): Si lamentava la mancata concessione dell’attenuante, dato l’evidente stato di usura e lo scarso valore economico del divano sottratto.

Analisi del furto aggravato secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti precisazioni su ogni punto sollevato. La sentenza ribadisce principi consolidati in materia di furto aggravato, chiarendo come la valutazione della gravità del fatto debba essere complessiva e non limitata al solo aspetto patrimoniale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni difensive con un ragionamento logico-giuridico stringente.

Reato Impossibile e Offensività della Condotta

In primo luogo, i giudici hanno escluso la configurabilità del reato impossibile. Quest’ultimo si verifica solo quando l’azione è assolutamente inidonea a produrre l’evento. Nel caso di specie, il furto si era pienamente consumato con la sottrazione del bene e l’acquisizione del possesso da parte degli agenti. Lo stato di degrado del sito non rende il bene “abbandonato” alla stregua di un rifiuto, specialmente quando si tratta di un patrimonio custodito e gestito secondo precise norme, come nel caso di un bene confiscato. La prontezza della denuncia da parte dell’ente comunale ha ulteriormente dimostrato l’interesse alla protezione del bene.

Le Circostanze Aggravanti: Violenza sulla Cosa e Destinazione Pubblica

Per quanto riguarda le aggravanti, la Corte ha chiarito due aspetti fondamentali. Sull’aggravante della destinazione a pubblica utilità (art. 625 n. 7 c.p.), è stato ribadito che le circostanze aggravanti possono essere addebitate all’agente anche se ignorate per colpa (art. 59, comma 2, c.p.). La presenza di un cartello ben visibile all’ingresso principale rendeva la natura pubblica del bene conoscibile con l’ordinaria diligenza, rendendo irrilevante che gli imputati avessero utilizzato un accesso secondario. Riguardo all’aggravante della violenza sulle cose (il taglio della rete), la Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, basata sul ritrovamento di attrezzi idonei nell’auto degli imputati e sul quadro probatorio complessivo.

Il Diniego dell’Attenuante del Danno di Speciale Tenuità

Infine, la Corte ha ritenuto corretto il diniego dell’attenuante del danno di speciale tenuità. La valutazione, hanno spiegato i giudici, non deve limitarsi al valore venale del bene, ma deve considerare il “danno criminale nella sua globalità”. Ciò include il pregiudizio complessivo e il disvalore sociale della condotta. Nel caso specifico, l’impiego di mezzi per creare un accesso illecito, la violazione di un bene con una specifica finalità pubblica e la funzionalità comunque presente del divano-letto, sono stati considerati elementi sintomatici di un particolare disvalore, che trascende il mero profilo patrimoniale e giustifica il mancato riconoscimento dell’attenuante.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cardine: la valutazione di un reato contro il patrimonio, come il furto aggravato, non può essere ridotta a un mero calcolo matematico del valore del bene sottratto. Il contesto, le modalità dell’azione e la natura del bene violato sono elementi essenziali per determinare la gravità del fatto e, di conseguenza, la giusta pena. Anche il furto di un oggetto di scarso valore può integrare un reato grave se commesso con modalità insidiose e in spregio a beni destinati alla collettività.

Il furto di un oggetto di scarso valore da un luogo apparentemente abbandonato è punibile?
Sì, è punibile. Secondo la Corte, lo stato di degrado o abbandono di un luogo non trasforma i beni in esso contenuti in ‘res nullius’ (cose di nessuno). Se il bene è ancora sotto la custodia di un proprietario o detentore, come un ente comunale nel caso di un immobile confiscato, la sottrazione costituisce reato di furto, indipendentemente dal suo valore economico.

Si può essere condannati per furto su bene pubblico senza sapere che lo fosse?
Sì. La Corte ha specificato che l’aggravante della destinazione del bene a pubblica utilità può essere contestata anche se l’agente ignorava tale circostanza per colpa, negligenza o imprudenza. Se la natura pubblica del bene era ‘conoscibile’ con l’ordinaria diligenza (ad esempio, tramite un cartello), l’ignoranza non è una scusante.

Perché può essere negata l’attenuante del danno di speciale tenuità anche se l’oggetto rubato vale poco?
Perché la valutazione non si limita al valore venale del bene. I giudici devono considerare il ‘danno criminale nella sua globalità’, che include il disvalore sociale della condotta. Elementi come l’aver usato violenza sulle cose (es. tagliare una recinzione), l’aver agito in un luogo di particolare rilevanza pubblica e le modalità complessive del fatto possono indicare una gravità tale da rendere inappropriata la concessione dell’attenuante, nonostante l’esiguo valore del bottino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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