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Furto aggravato pubblica fede: quando è necessità

La Corte di Cassazione conferma la condanna per furto aggravato pubblica fede a carico di due individui per aver sottratto un generatore di vapore da un cortile aziendale. La sentenza chiarisce che la ‘necessità’ di esporre un bene, che giustifica l’aggravante, sussiste anche quando le sue dimensioni e la sua pericolosità ne rendono impossibile la custodia all’interno, anche in presenza di videosorveglianza. I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato Pubblica Fede: Il Caso del Generatore nel Cortile

La recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sul furto aggravato pubblica fede, analizzando il concetto di ‘necessità’ che giustifica l’aggravante. Il caso riguarda il furto di un ingombrante generatore di vapore lasciato nel cortile di una lavanderia, sollevando la questione se tale collocazione fosse dettata da mera comodità o da un’effettiva esigenza. La Suprema Corte ha confermato la condanna, stabilendo principi chiari sulla valutazione di questa specifica circostanza aggravante.

I Fatti del Caso

Due individui sono stati condannati in primo e secondo grado per il furto di un generatore di vapore. Il macchinario era stato sottratto dall’area antistante il capannone di una lavanderia industriale. La difesa degli imputati ha contestato l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede, sostenendo che il bene non fosse stato lasciato all’esterno per una reale ‘necessità’, ma piuttosto per ragioni di comodità e sicurezza interna, e che quindi il furto non dovesse essere considerato aggravato.

La Questione del furto aggravato pubblica fede

L’articolo 625, n. 7, del Codice Penale prevede un aumento di pena quando il furto ha per oggetto cose esposte per necessità o per consuetudine alla pubblica fede. La difesa ha argomentato che il requisito della ‘necessità’ implica una situazione determinata da esigenze impellenti e non differibili, che impediscano al proprietario di custodire adeguatamente il bene. A loro avviso, il fatto che il generatore fosse ingombrante non integrava una tale necessità, ma solo una scelta di convenienza.

Videosorveglianza e Pubblica Fede

Un altro punto sollevato riguarda la presenza di un sistema di videosorveglianza nell’area. Secondo una linea difensiva, la sorveglianza elettronica dovrebbe escludere l’aggravante, in quanto il bene non sarebbe completamente affidato alla ‘fede pubblica’. Tuttavia, la giurisprudenza costante ha una visione diversa, che questa sentenza ha ribadito con forza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito.

I giudici hanno chiarito che il requisito della ‘necessità’ deve essere accertato in concreto. Nel caso di specie, è stato provato che il generatore di vapore, di considerevoli dimensioni, era stato posizionato nel cortile non solo perché ingombrante e pericoloso, ma anche in attesa del prelievo da parte del riparatore. La sua custodia all’interno dei locali della lavanderia non era praticabile. Pertanto, la sua esposizione esterna non derivava da una scelta di mera comodità, ma da una situazione oggettiva che ne impediva una diversa e più sicura collocazione. Questa situazione integra pienamente la ‘necessità’ richiesta dalla norma per il furto aggravato pubblica fede.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la presenza di un sistema di videosorveglianza non esclude l’aggravante. Le telecamere sono uno strumento di ausilio per la successiva individuazione dei colpevoli, ma non sono idonee a impedire o interrompere l’azione criminosa nel momento in cui si svolge. Solo una sorveglianza specificamente efficace nel prevenire la sottrazione del bene potrebbe escludere l’aggravante, condizione non riscontrata nel caso in esame.

Infine, per quanto riguarda la recidiva contestata da uno dei ricorrenti, la Corte ha ritenuto corretta la valutazione del giudice di merito. Sebbene l’ultimo precedente fosse risalente nel tempo, il nuovo reato è stato considerato espressione della medesima ‘spinta criminosa’, dimostrando una particolare inclinazione a delinquere non scalfita dai benefici penitenziari precedentemente goduti.

Conclusioni

La sentenza consolida l’interpretazione del concetto di ‘necessità’ nell’ambito del furto aggravato pubblica fede. Viene stabilito che tale necessità sussiste non solo in casi di urgenza, ma anche quando le caratteristiche intrinseche di un bene (come dimensioni, ingombro o pericolosità) ne rendono oggettivamente impossibile la custodia in un luogo chiuso e sicuro. La decisione conferma anche l’irrilevanza della videosorveglianza ai fini dell’esclusione di tale aggravante, rafforzando la tutela per i beni che, per loro natura o per contingenze pratiche, devono essere lasciati in aree accessibili al pubblico.

Quando il furto di un oggetto lasciato incustodito in un’area aperta al pubblico è considerato furto aggravato pubblica fede?
Quando l’oggetto è esposto per ‘necessità’, ovvero a causa di esigenze impellenti e non differibili che impediscono al proprietario di custodirlo più adeguatamente. Nel caso specifico, le dimensioni, l’ingombro e la pericolosità del bene rendevano necessaria la sua collocazione esterna.

La presenza di telecamere di videosorveglianza esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede?
No. Secondo la sentenza, un sistema di videosorveglianza è uno strumento per l’individuazione successiva degli autori del reato, ma non è idoneo a garantire l’interruzione immediata dell’azione criminale. Pertanto, la sua presenza non esclude l’aggravante.

Un lungo periodo di tempo trascorso dall’ultimo reato esclude automaticamente la recidiva?
No. La Corte ha ritenuto che, nonostante il tempo trascorso, la recidiva fosse applicabile perché il nuovo reato era espressione della medesima spinta criminosa, dimostrando una persistente inclinazione a delinquere non venuta meno nonostante i benefici penitenziari ricevuti in passato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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