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Furto aggravato: proscioglimento per difetto di querela

Un individuo condannato per furto aggravato vede la sua sentenza annullata dalla Corte di Cassazione. La ragione risiede nel difetto di querela, ovvero la mancanza di una formale richiesta di punizione da parte della vittima, divenuta necessaria a seguito della Riforma Cartabia. La sentenza sottolinea come l’applicazione retroattiva di leggi procedurali più favorevoli all’imputato imponga l’immediata declaratoria di improcedibilità, anche se nei gradi di giudizio precedenti la questione era stata ignorata.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato: Annullamento della Condanna per Difetto di Querela post-Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 24114/2024) ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale, specialmente alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia: il difetto di querela come causa di improcedibilità che travolge la condanna. Questa decisione chiarisce come l’applicazione retroattiva di una norma procedurale più favorevole all’imputato, come il passaggio da un reato procedibile d’ufficio a uno procedibile a querela, abbia effetti immediati e perentori, anche su procedimenti già in corso.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato, emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte di Appello in sede di rinvio. La Corte territoriale aveva escluso una delle aggravanti contestate e ridotto la pena inflitta all’imputato. Tuttavia, durante il processo, era entrata in vigore la cosiddetta Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che ha modificato il regime di procedibilità per numerosi reati, tra cui il furto aggravato.

La difesa dell’imputato aveva eccepito che, a seguito della nuova normativa, il reato contestato era diventato procedibile solo a querela della persona offesa. Poiché la vittima si era limitata a sporgere una semplice denuncia, senza manifestare esplicitamente la volontà di perseguire penalmente il responsabile, l’azione penale non avrebbe potuto proseguire. Nonostante questa eccezione, la Corte di Appello non aveva affrontato la questione, confermando di fatto la condanna.

L’Impatto della Riforma e il difetto di querela

Il punto cruciale della vicenda è la modifica del regime di procedibilità. La Riforma Cartabia ha esteso la necessità della querela a diverse ipotesi di furto che prima erano perseguibili d’ufficio. Il legislatore ha previsto una disciplina transitoria (art. 85, d.lgs. 150/2022) per i procedimenti in corso, stabilendo un termine entro il quale la persona offesa, già a conoscenza del fatto, avrebbe dovuto presentare la querela per consentire la prosecuzione del processo.

In questo contesto, il difetto di querela assume un ruolo centrale. Se la vittima non si attiva entro i termini previsti dalla legge, viene a mancare una condizione essenziale per l’esercizio dell’azione penale, con la conseguenza che il processo deve essere immediatamente arrestato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputato, ritenendolo fondato e assorbente. I giudici hanno chiarito diversi aspetti fondamentali:

1. Applicazione della norma più favorevole: Il principio della retroattività della legge più favorevole al reo si applica non solo alle norme sostanziali (che definiscono il reato e la pena), ma anche a quelle procedurali che, come in questo caso, incidono sulla procedibilità dell’azione penale.
2. Nessun onere per l’Autorità Giudiziaria: La Corte ha specificato che la legge non impone al giudice o al pubblico ministero alcun dovere di informare la persona offesa della necessità di presentare querela. L’onere di attivarsi ricade interamente sulla vittima del reato, che deve manifestare la sua volontà punitiva entro il termine stabilito dalla normativa transitoria.
3. Irrilevanza della denuncia: Una semplice denuncia, in cui si riportano i fatti senza chiedere espressamente la punizione del colpevole, non può essere equiparata a una querela. Di conseguenza, in assenza di un atto formale, si configura un insuperabile difetto di querela.

Sulla base di queste considerazioni, la Cassazione ha stabilito che la Corte di Appello avrebbe dovuto, una volta riqualificato il fatto e preso atto della nuova normativa, dichiarare immediatamente l’improcedibilità dell’azione penale. Poiché non lo ha fatto, la Suprema Corte ha provveduto direttamente, annullando la sentenza di condanna senza rinvio.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante guida pratica sull’applicazione delle nuove disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia. Essa ribadisce che la mancanza della condizione di procedibilità, come il difetto di querela, deve essere rilevata in ogni stato e grado del processo e porta a una declaratoria di improcedibilità che chiude definitivamente la vicenda giudiziaria. Per gli operatori del diritto, ciò significa prestare la massima attenzione al regime di procedibilità applicabile, specialmente nei casi che si collocano a cavallo delle riforme legislative, poiché una dimenticanza su questo punto può determinare l’esito dell’intero procedimento.

Cosa succede se un reato di furto, a seguito di una nuova legge, diventa procedibile a querela ma la vittima non l’ha mai presentata?
L’azione penale non può essere proseguita. La Corte di Cassazione, applicando la legge più favorevole all’imputato, deve dichiarare l’improcedibilità per difetto di querela e annullare la sentenza di condanna senza rinvio, chiudendo definitivamente il caso.

L’autorità giudiziaria ha l’obbligo di avvisare la vittima del cambio di regime di procedibilità per invitarla a sporgere querela?
No. La sentenza chiarisce che la normativa transitoria della Riforma Cartabia non prevede un onere di avviso alla persona offesa né un dovere per il giudice di compiere ricerche per sollecitare la presentazione della querela. L’iniziativa spetta unicamente alla vittima.

Una semplice denuncia è sufficiente per procedere per un reato divenuto procedibile a querela?
No. La sentenza specifica che una formale denuncia in cui non sia evidenziata una chiara volontà di punizione del colpevole non equivale alla querela richiesta dalla nuova legge. Tale mancanza integra il difetto di querela e impedisce la prosecuzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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