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Furto aggravato procedibilità: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di un Tribunale che aveva dichiarato l’improcedibilità per un furto di energia elettrica a causa della mancanza di querela. La Corte ha stabilito che la natura del bene sottratto (la rete elettrica destinata a pubblico servizio) rendeva il reato procedibile d’ufficio, anche se l’aggravante non era esplicitamente menzionata. La sentenza chiarisce l’impatto della Riforma Cartabia sul tema del furto aggravato procedibilità, valorizzando sia la contestazione ‘in fatto’ sia il potere del PM di modificare l’imputazione in udienza.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato Procedibilità: La Cassazione Chiarisce i Poteri del PM dopo la Riforma Cartabia

Con la recente sentenza n. 7813/2025, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande attualità e complessità: la furto aggravato procedibilità a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La decisione analizza il delicato equilibrio tra la nuova regola della procedibilità a querela per il furto aggravato e la persistenza della procedibilità d’ufficio in presenza di specifiche aggravanti, come quella del fatto commesso su cose destinate a pubblico servizio.

Il Caso: Furto di Energia e la Riforma Cartabia

Il procedimento nasceva da un’accusa di furto di energia elettrica. L’imputato si era impossessato di un ingente quantitativo di kilowattora sottraendoli a una nota società di distribuzione, mediante un allaccio abusivo e diretto alla rete che escludeva la registrazione dei consumi.

A seguito dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), il reato di furto aggravato, precedentemente procedibile d’ufficio, è divenuto perseguibile a querela della persona offesa. La normativa transitoria concedeva un termine per la presentazione della querela per i procedimenti già in corso.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di Siracusa, constatato che nel termine previsto dalla legge la società di distribuzione non aveva presentato alcuna querela, dichiarava l’improcedibilità dell’azione penale. Il giudice di prime cure non teneva in considerazione né la natura del bene sottratto (energia elettrica prelevata dalla rete pubblica) né una contestazione suppletiva avanzata in udienza dal pubblico ministero, volta a formalizzare l’aggravante del fatto commesso su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.), che avrebbe garantito la procedibilità d’ufficio.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione sulla Furto Aggravato Procedibilità

Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello ha impugnato la sentenza, sollevando due questioni cruciali. In primo luogo, ha sostenuto che l’aggravante del pubblico servizio era già implicitamente contestata ‘in fatto’ nella descrizione della condotta (l’allaccio diretto alla rete di distribuzione). In secondo luogo, ha lamentato che il Tribunale avesse erroneamente ignorato la contestazione suppletiva, ritenendola priva di effetti processuali di fronte all’immediata causa di improcedibilità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso per un nuovo giudizio. Le motivazioni della Corte si snodano lungo due direttrici principali, entrambe fondamentali per comprendere il regime di furto aggravato procedibilità post-riforma.

La “Contestazione in Fatto” dell’Aggravante

La Cassazione, richiamando l’orientamento delle Sezioni Unite, ha ribadito che un’aggravante può ritenersi validamente contestata anche in assenza di un formale richiamo normativo. Quando la formulazione dell’imputazione descrive in modo sufficientemente chiaro e preciso gli elementi di fatto che integrano la circostanza, si realizza una ‘contestazione in fatto’.
Nel caso specifico, descrivere la sottrazione di energia come avvenuta mediante ‘allaccio diretto alla rete di distribuzione dell’ente gestore’ era sufficiente a rendere manifesto all’imputato che l’accusa riguardava un bene posto al servizio della collettività. Tale descrizione, infatti, evoca in modo inequivocabile la nozione di ‘pubblico servizio’, rendendo il reato procedibile d’ufficio a prescindere dalla querela.

Il Potere di Contestazione Suppletiva del Pubblico Ministero

Ancora più importante, la Corte ha affrontato il rapporto tra la causa di improcedibilità (mancanza di querela) e il potere del PM di modificare l’imputazione in udienza (art. 517 c.p.p.). Il Tribunale aveva dato prevalenza alla prima, bloccando di fatto l’esercizio del potere della pubblica accusa.
La Cassazione ha corretto questa impostazione. Ha chiarito che, nel peculiare scenario transitorio creato dalla Riforma Cartabia, il potere del PM di effettuare una contestazione suppletiva non viene meno. Specialmente nei casi in cui, durante il periodo utile per la presentazione della querela, non si è tenuta alcuna udienza, il PM deve avere la possibilità di esercitare i propri poteri alla prima occasione utile.
Negare tale possibilità equivarrebbe a sacrificare ingiustificatamente il principio di obbligatorietà dell’azione penale, facendo dipendere la sorte del processo dalla mera casualità del calendario delle udienze.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nell’interpretazione delle nuove norme sulla procedibilità del furto aggravato. Stabilisce che la procedibilità d’ufficio può derivare non solo da una contestazione formale dell’aggravante del pubblico servizio, ma anche da una sua chiara descrizione ‘in fatto’. Inoltre, riafferma il potere del pubblico ministero di intervenire in udienza con una contestazione suppletiva per ripristinare la procedibilità d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per la querela, qualora l’inerzia processuale non sia a lui imputabile. Questa decisione garantisce coerenza al sistema penale, evitando che l’applicazione delle nuove norme porti a esiti irragionevoli e in contrasto con i principi costituzionali.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia elettrica è sempre procedibile a querela?
No. Se il furto è commesso su un bene destinato a pubblico servizio, come la rete di distribuzione elettrica, il reato resta procedibile d’ufficio grazie alla circostanza aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale, e non è necessaria la querela della società fornitrice.

Cosa succede se l’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio non è formalmente indicata nel capo d’imputazione?
Secondo la Corte, l’aggravante può considerarsi validamente contestata ‘in fatto’. Se la descrizione della condotta (es. ‘allaccio diretto alla rete di distribuzione’) rende palese la natura di pubblico servizio del bene, l’imputato è messo in condizione di difendersi e il reato è procedibile d’ufficio, anche senza la citazione esplicita della norma.

Il pubblico ministero può aggiungere un’aggravante in udienza per evitare l’archiviazione per mancanza di querela?
Sì. La sentenza afferma che il pubblico ministero ha il potere di effettuare una contestazione suppletiva in udienza per aggiungere un’aggravante. Tale potere non è precluso dalla scadenza del termine per presentare la querela, specialmente quando nessuna udienza si è tenuta nel periodo transitorio previsto dalla riforma, impedendo di fatto al PM di agire tempestivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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