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Furto aggravato: placca antitaccheggio non esclude

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato dall’esposizione alla pubblica fede. Secondo la Corte, la presenza di una placca antitaccheggio sulla merce sottratta non è sufficiente a escludere l’aggravante, poiché tale dispositivo non garantisce un controllo a distanza costante, ma si limita a segnalare acusticamente il passaggio della merce al varco delle casse. Il caso di furto aggravato con placca antitaccheggio resta quindi configurato.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato con placca antitaccheggio: quando scatta l’aggravante?

Il furto di prodotti muniti di placca antitaccheggio all’interno di un negozio è un argomento di grande attualità. Molti si chiedono se la presenza di questo dispositivo di sicurezza possa escludere l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, fornendo chiarimenti decisivi. Analizziamo questa importante decisione per comprendere come la giurisprudenza interpreta il furto aggravato con placca antitaccheggio e quali sono le conseguenze per chi commette tale reato.

Il Caso in Esame

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato. L’aggravante contestata era quella dell’esposizione della merce alla pubblica fede, poiché i beni erano stati sottratti all’interno di un esercizio commerciale. L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su diversi motivi. Il fulcro della sua difesa era la contestazione dell’aggravante: a suo dire, la presenza di una placca antitaccheggio sui prodotti avrebbe dovuto escludere l’esposizione alla pubblica fede, in quanto tale sistema garantirebbe una forma di controllo sulla merce.

I Motivi del Ricorso e la Posizione della Difesa

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su quattro punti principali:
1. Un’errata denominazione della pena inflitta.
2. L’erroneo riconoscimento dell’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede, proprio a causa della placca antitaccheggio.
3. La presunta assenza di una querela, che avrebbe reso il reato improcedibile.
4. Una contestazione relativa alla qualificazione del fatto come furto tentato anziché consumato.

Il motivo centrale, tuttavia, rimaneva quello legato al ruolo del dispositivo antitaccheggio come presidio di vigilanza sulla merce.

L’aggravante del furto con placca antitaccheggio secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità. La presenza di una placca antitaccheggio non è sufficiente a escludere l’aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che la placca antitaccheggio non costituisce un sistema di sorveglianza a distanza continuo ed efficace. La sua funzione è limitata a una mera ‘rilevazione acustica’ della merce occultata al momento del passaggio attraverso i varchi di uscita. Questo significa che il dispositivo non impedisce la sottrazione del bene dagli scaffali né assicura un controllo costante e diretto sulla merce esposta. Il bene, quindi, rimane affidato alla ‘pubblica fede’, ovvero alla correttezza dei clienti, fino al momento del pagamento. L’aggravante, pertanto, sussiste pienamente, poiché la possibilità di controllo a distanza che escluderebbe tale circostanza non è garantita da un semplice allarme sonoro all’uscita. La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi, rilevando la presenza in atti della querela e l’irrilevanza delle altre censure ai fini dell’ammissibilità del ricorso.

Conclusioni

La decisione in commento conferma un orientamento giurisprudenziale chiaro: rubare un oggetto con placca antitaccheggio da un negozio configura il reato di furto aggravato. Questa ordinanza sottolinea che i sistemi di allarme passivi non equivalgono a una vigilanza continua, elemento necessario per escludere l’aggravante. La conseguenza pratica è una pena più severa per chi commette questo tipo di reato. Per gli esercenti commerciali, ciò significa che, sebbene utili, le placche antitaccheggio non sono considerate dalla legge un sistema di protezione assoluto, e il furto di beni così protetti viene punito più gravemente. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sancisce la definitività della decisione.

Una placca antitaccheggio su un prodotto esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede in caso di furto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la placca antitaccheggio non esclude l’aggravante perché non assicura un controllo a distanza costante sulla merce, ma si limita a emettere un segnale acustico al varco d’uscita, quando la sottrazione si è già verificata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati, in particolare quello relativo all’aggravante, sono stati ritenuti manifestamente infondati, in quanto si ponevano in contrasto con un principio di diritto già consolidato nella giurisprudenza della stessa Corte.

La mancanza di querela era un motivo valido per annullare la condanna in questo caso?
No, non in questo caso. La Corte ha ritenuto anche questo motivo manifestamente infondato, specificando che la querela era regolarmente presente agli atti del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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