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Furto aggravato per violenza sulle cose: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto aggravato di contatori dell’acqua. La sentenza conferma che tagliare i tubi per asportare i beni costituisce l’aggravante della violenza sulle cose, in quanto richiede un’attività di ripristino. La Corte ha inoltre rigettato le richieste di applicazione di attenuanti, ritenendo corretta e non illogica la valutazione del giudice di merito sul bilanciamento delle circostanze.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato: quando tagliare un tubo integra la violenza sulle cose

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10549/2024, si è pronunciata su un caso di furto aggravato, offrendo chiarimenti cruciali sulla configurabilità dell’aggravante della violenza sulle cose. La decisione sottolinea come anche un’azione apparentemente semplice, come la recisione di tubature per asportare dei beni, integri pienamente questa circostanza, con importanti conseguenze sulla determinazione della pena. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I fatti di causa

Due soggetti venivano condannati nei gradi di merito per il reato di furto in concorso, aggravato da diverse circostanze, tra cui la violenza sulle cose. Nello specifico, i due avevano asportato alcuni contatori dell’acqua di proprietà di una società idrica, dopo aver reciso con una cesoia i tubi in polietilene a cui erano collegati. Ritenendo ingiusta la condanna, gli imputati proponevano ricorso per cassazione, contestando principalmente tre aspetti: la sussistenza della suddetta aggravante, il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità e la mancata prevalenza delle attenuanti generiche.

L’analisi della Cassazione sul furto aggravato

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandoli tutti inammissibili per manifesta infondatezza e genericità. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici per ciascun punto contestato.

L’aggravante della violenza sulle cose

Il primo motivo di ricorso contestava l’applicazione dell’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, c. 1, n. 2 c.p.). Secondo la difesa, la semplice recisione dei tubi non costituiva una vera e propria violenza. La Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, i giudici hanno ribadito che l’aggravante si realizza tutte le volte in cui il soggetto agente fa uso di energia fisica provocando la rottura, il guasto, il danneggiamento o la trasformazione della cosa altrui, rendendo necessaria un’attività di ripristino per restituirle la sua funzionalità originaria. Nel caso di specie, tagliare i tubi per asportare i contatori rientra perfettamente in questa definizione, poiché ha reso inservibile l’impianto e ha richiesto un intervento per ripararlo.

Il rigetto dell’attenuante del danno di speciale tenuità

Gli imputati avevano richiesto anche l’applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 62 n. 4 c.p., sostenendo che il danno economico fosse irrisorio. Anche su questo punto, la Corte ha dato torto ai ricorrenti. È stato chiarito che la concessione di tale attenuante non dipende solo dal valore intrinseco della cosa sottratta, ma richiede una valutazione complessiva che tenga conto anche di tutti gli ulteriori effetti pregiudizievoli subiti dalla persona offesa. Il danno deve essere “lievissimo” o “pressoché irrisorio” in questa prospettiva allargata. La Corte territoriale aveva correttamente applicato questo principio nel negare l’attenuante, e la Cassazione ha confermato la correttezza di tale valutazione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto i ricorsi inammissibili perché le censure sollevate erano generiche e non si confrontavano adeguatamente con le solide motivazioni della sentenza d’appello. Per quanto riguarda l’aggravante della violenza sulle cose, la decisione della Corte d’Appello era in linea con la giurisprudenza di legittimità consolidata. Sul punto delle circostanze attenuanti generiche, la Suprema Corte ha ricordato che il giudizio di comparazione tra circostanze di segno opposto è un’attività discrezionale del giudice di merito, sindacabile in sede di legittimità solo in caso di motivazione manifestamente illogica o arbitraria. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente, evidenziando come gli imputati non avessero mostrato alcun segno di resipiscenza né avessero provveduto a risarcire il danno, elementi che non giustificavano un trattamento sanzionatorio più mite.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza in esame ribadisce principi fondamentali in materia di furto aggravato. In primo luogo, consolida un’interpretazione ampia del concetto di “violenza sulle cose”, che include qualsiasi manomissione che ne comprometta la funzionalità. In secondo luogo, riafferma che la valutazione sulla speciale tenuità del danno deve essere complessiva e non limitata al solo valore del bene rubato. Infine, conferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel bilanciamento delle circostanze, un giudizio difficilmente censurabile in Cassazione se sorretto da una motivazione logica e adeguata. La decisione serve da monito: danneggiare un bene per commettere un furto, anche se in modo non eclatante, comporta quasi certamente un’accusa più grave e una pena più severa.

Tagliare un tubo per rubare un contatore è considerato ‘violenza sulle cose’ ai fini del furto aggravato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che si configura l’aggravante della violenza sulle cose ogni volta che si utilizza energia fisica per rompere, guastare o danneggiare un bene, rendendo necessario un intervento di ripristino per la sua funzionalità. La recisione dei tubi rientra pienamente in questa definizione.

Per ottenere l’attenuante del danno di speciale tenuità, è sufficiente che l’oggetto rubato abbia un valore basso?
No. La Corte ha chiarito che la valutazione non si limita al solo valore economico del bene sottratto, ma deve considerare tutti gli effetti pregiudizievoli che la vittima ha subito a causa del reato. Il danno, nel suo complesso, deve essere di valore pressoché irrisorio.

La Corte di Cassazione può modificare la decisione di un giudice sul bilanciamento tra attenuanti e aggravanti?
Generalmente no. Il giudizio di comparazione tra le circostanze è una valutazione discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione fornita è palesemente illogica, contraddittoria o arbitraria, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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