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Furto aggravato: la videosorveglianza non esclude

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per furto aggravato di scarpe da un centro commerciale. La difesa contestava l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede. La Corte ha confermato che tale aggravante sussiste anche in presenza di sorveglianza saltuaria o di sistemi di videosorveglianza, in quanto non equivalgono a una custodia continua ed efficace, confermando la condanna.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato in negozio: telecamere e vigilanza saltuaria non bastano

Il furto aggravato all’interno di un esercizio commerciale rappresenta una fattispecie di reato molto comune. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la presenza di un sistema di videosorveglianza o di una sorveglianza non continuativa da parte del personale non è sufficiente a escludere l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e in secondo grado per il delitto di furto aggravato. L’imputato aveva sottratto quattro paia di scarpe dagli scaffali di un centro commerciale dopo aver rimosso le placche antitaccheggio. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, contestando specificamente la sussistenza dell’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede, sostenendo che la presenza di sistemi di sicurezza avrebbe dovuto escluderla.

La questione del ricorso e l’aggravante del furto

Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione e una violazione di legge riguardo all’applicazione dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale. Secondo la difesa, le misure di sicurezza presenti nel negozio avrebbero dovuto impedire la configurazione di tale aggravante.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato come i motivi presentati fossero una mera ripetizione delle argomentazioni già esposte e respinte in appello, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze.

Le motivazioni della Corte

Entrando nel merito della questione, la Corte ha ribadito i principi consolidati della giurisprudenza in materia di furto aggravato. L’aggravante dell’esposizione della cosa alla pubblica fede sussiste quando la merce, come quella esposta sugli scaffali di un supermercato, è accessibile a chiunque per consuetudine o necessità.

La motivazione della Corte territoriale, considerata pienamente rispettosa di tali principi, ha evidenziato che una sorveglianza ‘soltanto saltuaria’ da parte degli addetti alle vendite, i quali sono primariamente impegnati a servire i clienti, non costituisce una custodia continua e idonea a impedire il furto. Allo stesso modo, un sistema di videoregistrazione non è equiparabile a una custodia diretta e costante. La videosorveglianza può aiutare a identificare il colpevole dopo il fatto, ma non impedisce l’impossessamento della merce. Di conseguenza, non elimina la condizione di affidamento al pubblico che giustifica l’aggravante.

Conclusioni

La decisione conferma un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Per escludere l’aggravante del furto aggravato per esposizione alla pubblica fede in un esercizio commerciale, non è sufficiente la presenza di telecamere o di personale che svolge anche altre mansioni. È necessaria una custodia continua, diretta e specifica, finalizzata a sorvegliare la merce in modo da interrompere l’azione delittuosa sul nascere. In mancanza di tale presidio costante, la merce si considera esposta alla ‘fede pubblica’ e il furto viene, giustamente, punito più severamente. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle Ammende.

La presenza di telecamere di videosorveglianza in un negozio esclude l’aggravante del furto per esposizione a pubblica fede?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un sistema di videoregistrazione non è equivalente alla presenza di una custodia diretta e continua della merce, pertanto non esclude l’aggravante.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché riproponeva le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza di secondo grado.

Cosa si intende per sorveglianza ‘saltuaria’ e perché non è sufficiente?
Per sorveglianza saltuaria si intende quella esercitata in modo non continuativo dal personale del negozio (es. addetti alle vendite impegnati anche a servire i clienti). Non è considerata sufficiente a escludere l’aggravante perché non garantisce un controllo costante e diretto sulla merce, che rimane quindi affidata alla fiducia del pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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