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Furto aggravato: la videosorveglianza non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. La difesa sosteneva che la videosorveglianza e le placche antitaccheggio escludessero l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede. La Corte ha ribadito che tali sistemi non equivalgono a un controllo diretto e continuo, unico presupposto per escludere l’aggravante, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato: Quando Telecamere e Antitaccheggio Non Bastano

Il tema del furto aggravato all’interno di esercizi commerciali è di grande attualità. Molti ritengono che la presenza di sistemi di videosorveglianza o di placche antitaccheggio sia sufficiente a scoraggiare i malintenzionati o, quantomeno, a ridurre la gravità del reato. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la realtà giuridica è ben diversa, stabilendo principi precisi sulla cosiddetta ‘esposizione alla pubblica fede’.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per il reato di furto, aggravato dalla circostanza di aver sottratto beni esposti alla pubblica fede all’interno di un’attività commerciale. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’aggravante non dovesse essere applicata. La linea difensiva si basava su un punto centrale: la presenza di un sistema di videosorveglianza e l’applicazione di placche antitaccheggio sulla merce avrebbero, di fatto, eliminato la condizione di ‘esposizione alla pubblica fede’, poiché i beni erano costantemente monitorati.

La Decisione della Corte sul Furto Aggravato

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato. Secondo i giudici supremi, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi di diritto, motivando in modo adeguato la sua decisione. La presenza di sistemi di sicurezza passivi o di una vigilanza generica non è sufficiente a escludere l’aggravante prevista dall’articolo 625, comma 1, n. 7 del Codice Penale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su tre punti fondamentali, consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai stabile.

1. La differenza tra vigilanza generica e custodia continua

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra una sorveglianza generica e una custodia diretta e continuativa. Per poter escludere l’aggravante, non basta una semplice vigilanza, come quella di un addetto che controlla l’area in modo sporadico o di una telecamera che registra le immagini. È necessario che sulla merce sia esercitato un controllo costante, diretto ed efficace, tale da impedire o rendere estremamente difficile la sottrazione. Nel caso di specie, la vigilanza era stata solo ‘causale’ e non aveva permesso di osservare l’intero svolgimento dell’azione criminosa.

2. L’irrilevanza della videosorveglianza

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, un sistema di videosorveglianza non esclude di per sé l’aggravante. La sua funzione è principalmente quella di registrare un evento per una successiva identificazione del colpevole, ma non garantisce un’interruzione immediata dell’azione criminosa. Solo un sistema di sorveglianza attiva, con un operatore che monitora costantemente le immagini e può intervenire tempestivamente, potrebbe essere considerato una forma di custodia efficace. La sola presenza di telecamere lascia il bene esposto alla potenziale azione del ladro.

3. La funzione delle placche antitaccheggio

Anche le placche antitaccheggio sono state ritenute irrilevanti ai fini dell’esclusione dell’aggravante. Questi dispositivi, infatti, hanno una funzione di mera rilevazione successiva. Consentono di rilevare acusticamente il passaggio della merce non pagata attraverso le barriere di uscita, ma non impediscono l’impossessamento del bene all’interno del negozio. Non assicurano, quindi, quel controllo a distanza che annulla l’esposizione della merce alla pubblica fede.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma un principio fondamentale: per escludere l’aggravante del furto aggravato per esposizione alla pubblica fede, è richiesta una custodia reale, diretta e ininterrotta sul bene. I moderni sistemi di sicurezza, come telecamere e dispositivi antitaccheggio, pur essendo utili strumenti di deterrenza e investigazione, non costituiscono di per sé una forma di custodia idonea a eliminare la condizione di vulnerabilità del bene esposto in un’area accessibile al pubblico. La decisione sottolinea che la tutela penale rafforzata si giustifica proprio perché il proprietario si affida al senso di rispetto collettivo, e tale affidamento non viene meno per la sola presenza di tecnologie di sorveglianza passiva.

La presenza di telecamere di videosorveglianza in un negozio esclude l’aggravante del furto per esposizione alla pubblica fede?
No, secondo la Corte di Cassazione un sistema di videosorveglianza non esclude l’aggravante, perché non garantisce un’interruzione immediata dell’azione criminosa, ma serve principalmente a registrare l’evento per una successiva identificazione.

Un dispositivo antitaccheggio su un prodotto è sufficiente a impedire la contestazione del furto aggravato?
No. La placca antitaccheggio consente solo la rilevazione acustica della merce al varco di uscita e non assicura un controllo a distanza tale da impedire l’impossessamento del bene all’interno del negozio. Pertanto, non esclude l’esposizione alla pubblica fede.

Cosa si intende per ‘controllo continuativo e diretto’ per escludere l’aggravante del furto aggravato?
Si intende una sorveglianza esercitata sulla cosa che genera un controllo costante ed efficace, tale da impedire la sottrazione della ‘res’ o da ostacolarne la facilità di raggiungimento. Una semplice vigilanza generica o ‘causale’ non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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