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Furto aggravato: la videosorveglianza non basta

Un uomo, condannato per furto aggravato, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la presenza di telecamere dovesse escludere l’aggravante delle cose esposte alla pubblica fede. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il nesso tra furto aggravato videosorveglianza sussiste, poiché le telecamere, non garantendo un intervento immediato, non costituiscono una sorveglianza idonea a impedire il reato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato: La Videosorveglianza non Esclude l’Aggravante

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio, chiarendo la relazione tra furto aggravato videosorveglianza. La semplice presenza di telecamere di sicurezza nel luogo in cui avviene un furto non è sufficiente a escludere la circostanza aggravante delle cose esposte alla pubblica fede. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato, condannato in primo e secondo grado per due episodi di furto aggravato. La difesa contestava, in particolare, la sussistenza dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto su cose esposte per necessità o consuetudine alla pubblica fede. Secondo la tesi difensiva, la presenza di un sistema di videosorveglianza nel luogo del delitto avrebbe dovuto eliminare tale aggravante, poiché i beni non sarebbero stati, di fatto, privi di sorveglianza.

La Questione del furto aggravato e videosorveglianza

Il nodo centrale della questione giuridica sottoposta alla Corte era se un sistema di videocamere potesse essere considerato una forma di custodia talmente efficace da far venir meno l’affidamento alla “pubblica fede”. In altre parole, una telecamera equivale a un custode in carne e ossa? La difesa sosteneva che la sorveglianza elettronica, pur non essendo umana, costituisse comunque una forma di controllo che impediva di considerare i beni come semplicemente “abbandonati” all’onestà pubblica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, definendolo “aspecifico”. L’imputato, infatti, non aveva adeguatamente criticato la motivazione della sentenza d’appello, la quale si era già conformata a un orientamento giurisprudenziale pacifico e consolidato.

I giudici hanno chiarito che il rapporto tra furto aggravato videosorveglianza è stato da tempo risolto dalla giurisprudenza. L’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede non viene esclusa dalla mera presenza di un sistema di videosorveglianza. La ragione è logica e pragmatica: una telecamera, nella maggior parte dei casi, si limita a registrare l’evento criminoso, ma non garantisce l’interruzione immediata dell’azione. Non rappresenta, quindi, una difesa attiva del bene.

L’aggravante può essere esclusa solo in presenza di una “sorveglianza specificamente efficace” che sia in grado di impedire la sottrazione del bene. Questo si verifica, ad esempio, quando vi è un operatore che monitora costantemente le immagini in tempo reale e può intervenire immediatamente o allertare le forze dell’ordine, bloccando di fatto il furto. Una sorveglianza passiva, che si limita a registrare, non offre questa garanzia.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di estrema rilevanza pratica: installare un sistema di videosorveglianza è una misura di sicurezza utile, ma non è una panacea legale che modifica la natura del reato di furto. Per la legge, un bene esposto in un negozio o per strada rimane affidato alla pubblica fede anche se una telecamera lo riprende. Affinché la sorveglianza possa escludere l’aggravante, essa deve essere attiva, continua e capace di un intervento istantaneo, trasformandosi da mero “occhio elettronico” a vero e proprio presidio di difesa. Questa decisione serve da monito per chi crede che la tecnologia possa sostituire completamente le forme tradizionali di custodia dei beni.

La presenza di telecamere di videosorveglianza esclude automaticamente l’aggravante del furto su cose esposte alla pubblica fede?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice esistenza di un sistema di videosorveglianza non esclude l’aggravante, perché tale sistema non garantisce, di per sé, l’interruzione immediata dell’azione criminale.

In quali casi la sorveglianza può escludere questa aggravante?
L’aggravante può essere esclusa solo in presenza di una sorveglianza ‘specificamente efficace’ nell’impedire la sottrazione del bene, come un controllo costante e diretto in grado di attivare un intervento immediato per bloccare il furto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché aspecifico. L’imputato non ha contestato in modo adeguato le motivazioni della sentenza di appello, che si era già allineata a un principio giurisprudenziale consolidato e pacifico in materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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