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Furto aggravato: la Cassazione sulla pubblica utilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7467/2024, ha confermato una condanna per tentato furto aggravato di legna. Il caso ha offerto l’occasione per chiarire un punto fondamentale: la circostanza aggravante della destinazione a pubblica utilità di un bene non dipende dalla natura giuridica (pubblica o privata) del suo proprietario, ma dalla funzione effettiva del bene stesso. La Corte ha ritenuto l’appello inammissibile, giudicando infondate le doglianze sulla prova del reato e sulla sussistenza delle altre aggravanti.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato: Quando un Bene Privato è di Pubblica Utilità?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7467 del 2024, si è pronunciata su un interessante caso di tentato furto aggravato, offrendo chiarimenti cruciali sulla circostanza aggravante della destinazione a pubblica utilità. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per valutare tale aggravante, ciò che conta è la funzione del bene e non la natura giuridica, pubblica o privata, del suo proprietario. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Il Taglio di Legna e la Condanna

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il tentato furto di 96 quintali di legna. La legna proveniva dal taglio di alberi di eucalipto situati su un fondo agricolo di proprietà di ANAS S.p.A. L’imputato era stato sorpreso, insieme ad altre persone, mentre era intento a sezionare i tronchi già tagliati.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la sua responsabilità, ritenendo sussistenti diverse circostanze aggravanti, tra cui la violenza sulle cose (il taglio degli alberi), il fatto commesso da più persone riunite e, soprattutto, il fatto commesso su cose destinate a pubblica utilità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione sul Furto Aggravato

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge: Sosteneva che non vi fosse prova che fosse stato lui a tagliare gli alberi e che, in ogni caso, credeva erroneamente di avere una regolare autorizzazione da parte di ANAS.
2. Errata applicazione delle circostanze aggravanti: Contestava la sussistenza di tutte le aggravanti. In particolare, affermava che il bene non potesse essere considerato destinato a pubblica utilità, poiché ANAS è una società per azioni e, quindi, un soggetto di diritto privato.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il diniego ingiustificato delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le argomentazioni della difesa con una motivazione chiara e precisa.

La Prova del Taglio e l’Assenza di Autorizzazione

I giudici hanno considerato il primo motivo manifestamente infondato. La ricostruzione dei giudici di merito è stata ritenuta logica e coerente. Le prove, tra cui la deposizione di un ispettore del Corpo Forestale e le fotografie, dimostravano che il taglio degli alberi era “recentissimo”. I tronchi avevano ancora fronde e fogliame, sparsi anche a terra. Sarebbe stato irragionevole, secondo la Corte, ipotizzare che terzi avessero tagliato gli alberi per poi allontanarsi, permettendo all’imputato e ai suoi complici di intervenire poco dopo per sezionarli.

Inoltre, la tesi dell’autorizzazione è stata ritenuta puramente assertiva, poiché un sorvegliante di ANAS aveva escluso categoricamente di aver mai concesso alcun permesso. Non esisteva, quindi, alcun fondamento oggettivo per invocare una scriminante putativa basata su un presunto consenso.

La Questione Cruciale del Furto Aggravato: la Pubblica Utilità

Il punto più interessante della sentenza riguarda l’aggravante della pubblica utilità (art. 625, comma 1, n. 7, c.p.). La difesa sosteneva che tale aggravante non potesse applicarsi poiché ANAS è una società per azioni. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo che la destinazione del bene all’utilità pubblica è un profilo che riguarda la finalizzazione dell’uso del bene stesso, mentre resta del tutto irrilevante il regime, privatistico o pubblicistico, del soggetto titolare.

Per rafforzare questo principio, la Corte ha richiamato precedenti giurisprudenziali, come il caso del furto di libri da una biblioteca privata aperta al pubblico, dove l’aggravante era stata ritenuta sussistente. La nozione di “stabilimento pubblico” va intesa come un complesso di opere destinate a una funzione di pubblico interesse o utilità, a prescindere che sia gestita direttamente da un ente pubblico o indirettamente tramite soggetti privati.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, anche il motivo relativo al diniego delle attenuanti generiche è stato giudicato generico. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui il giudice di merito non è tenuto a esaminare analiticamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che motivi la sua decisione sulla base degli elementi ritenuti decisivi.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione della legge e su una logica fattuale ineccepibile. La decisione evidenzia come, ai fini della configurabilità del furto aggravato ai sensi dell’art. 625 n. 7 c.p., l’elemento discriminante sia la funzione del bene sottratto. Se un bene, anche di proprietà di un soggetto privato, è destinato a soddisfare un interesse della collettività, il suo furto assume una maggiore gravità. Questa interpretazione funzionale prevale su un’analisi meramente formale della natura giuridica del proprietario, garantendo una tutela più ampia ai beni che svolgono un ruolo per la comunità.

Le Conclusioni

La sentenza n. 7467/2024 della Corte di Cassazione conferma un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Stabilisce con chiarezza che la qualifica di “pubblica utilità” è legata all’uso e allo scopo del bene, non alla forma giuridica del suo detentore. Questa pronuncia serve da monito: la sottrazione di beni appartenenti a società private che gestiscono servizi o infrastrutture di interesse pubblico (come strade, ferrovie, reti energetiche) può integrare, e spesso integra, l’ipotesi di furto aggravato, con conseguenze penali significativamente più severe.

Quando si configura il furto aggravato per violenza sulle cose nel caso del taglio di alberi?
Si configura quando l’autore del furto, per impossessarsi della legna, recide gli alberi. La Corte ha ritenuto provato che gli imputati fossero gli autori del taglio sulla base di elementi logici, come la flagranza dell’attività di sezionamento e la “recenza” del taglio stesso, escludendo l’ipotesi irragionevole che altri avessero tagliato gli alberi poco prima.

Un bene di proprietà di una società privata (S.p.A.) può essere considerato destinato a “pubblica utilità” ai fini del furto aggravato?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la circostanza aggravante della pubblica utilità non dipende dalla natura giuridica (pubblica o privata) del proprietario, ma dalla finalizzazione del bene. Se il bene è destinato a soddisfare un interesse pubblico, l’aggravante sussiste indipendentemente dal fatto che il proprietario sia un soggetto privato come una società per azioni.

È sufficiente affermare di credere di avere un’autorizzazione per escludere la colpevolezza per furto?
No. Per invocare la scriminante putativa del consenso dell’avente diritto (credere erroneamente di essere autorizzati), è necessario che tale convinzione si basi su circostanze di fatto concrete e ragionevoli. Una mera affermazione, smentita dalle prove (come la negazione del presunto autorizzante), è insufficiente a escludere la colpevolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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