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Furto aggravato: la Cassazione sulla prova fotografica

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per furto aggravato in una catena di supermercati. La Corte ha confermato la validità della prova fotografica basata su video di sorveglianza, anche senza le formalità della ricognizione di persona, e ha ribadito la sussistenza delle aggravanti della destrezza e dell’esposizione alla pubblica fede, nonostante la presenza di sistemi antitaccheggio.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato e prova fotografica: la Cassazione fa chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali in materia di furto aggravato, fornendo importanti chiarimenti sulla validità probatoria dell’identificazione fotografica tramite videosorveglianza e sulla corretta interpretazione delle circostanze aggravanti. La decisione consolida principi fondamentali, specialmente in relazione ai furti commessi in esercizi commerciali dotati di moderni sistemi di sicurezza.

I fatti del caso

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per una serie di furti aggravati commessi ai danni di una nota catena di supermercati. Secondo la ricostruzione, gli imputati, agendo in concorso con altri soggetti, avevano sottratto sistematicamente articoli di profumeria e alcolici di valore. Il modus operandi era collaudato: un membro del gruppo entrava prima per verificare l’assenza di sorveglianza, dopodiché gli altri complici procedevano a prelevare ingenti quantità di merce. L’identificazione dei responsabili era avvenuta grazie alle immagini nitide del sistema di videosorveglianza, confrontate con le foto segnaletiche in possesso delle forze dell’ordine.

I motivi del ricorso e la decisione della Corte

La difesa degli imputati ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Inattendibilità dell’individuazione fotografica: Sostenendo che non fossero state seguite le procedure formali della ricognizione di persona.
2. Insussistenza delle circostanze aggravanti: Contestando l’applicazione della destrezza, del concorso di più persone e dell’esposizione della merce alla pubblica fede, data la presenza di telecamere e placche antitaccheggio.
3. Carenza di motivazione sulla pena: Riguardo al calcolo degli aumenti per la continuazione tra i reati.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure e confermando la solidità della decisione dei giudici di merito.

Le motivazioni: validità della prova fotografica nel furto aggravato

La Corte ha ribadito che l’individuazione fotografica effettuata dalla polizia giudiziaria, anche se non segue le formalità della ‘ricognizione di persona’ (art. 213 c.p.p.), costituisce una prova pienamente valida. Si tratta di una ‘prova atipica’ la cui efficacia probatoria non deriva dalle modalità formali, ma dal valore della dichiarazione di chi effettua il riconoscimento, valutata dal giudice secondo il suo libero apprezzamento. Nel caso di specie, l’affidabilità era rafforzata dalla nitidezza delle immagini, dalla reiterata presenza degli imputati nei video di diversi furti e da ulteriori riscontri come i contatti telefonici tra i complici.

Le motivazioni: le aggravanti del furto

La Suprema Corte ha confermato la corretta applicazione di tutte le circostanze aggravanti contestate:

* Destrezza (art. 625, n. 4 c.p.): La Corte ha ritenuto che la strategia del gruppo (invio di un ‘palo’, azione coordinata, sottrazione di grandi quantità di merce per eludere i controlli) integrasse quel ‘quid pluris’ di astuzia e abilità che caratterizza la destrezza, andando oltre il semplice impossessamento.

* Concorso di tre o più persone (art. 625, n. 5 c.p.): L’aggravante è stata considerata provata dalle immagini video, che mostravano in modo inequivocabile l’azione concertata di un gruppo. La mancanza di tabulati telefonici è stata giudicata irrilevante di fronte all’evidenza visiva.

Esposizione alla pubblica fede (art. 625, n. 7 c.p.): Questo è uno dei punti più rilevanti. La Cassazione ha affermato, in linea con il suo orientamento consolidato, che né la videosorveglianza né le placche antitaccheggio escludono questa aggravante. La prima è uno strumento utile per l’identificazione ex post*, ma non impedisce l’immediata sottrazione del bene. Le seconde, pur attivando un allarme, non garantiscono un controllo costante e a distanza sulla merce esposta sugli scaffali, la quale rimane quindi affidata alla fiducia del pubblico.

Infine, anche la motivazione sulla quantificazione della pena è stata ritenuta adeguata, poiché i giudici avevano spiegato in modo sufficiente i criteri per gli aumenti legati alla continuazione, correlandoli anche al diverso valore della merce sottratta nei singoli episodi.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma di principi giuridici fondamentali per il contrasto ai reati predatori, in particolare quelli commessi nella grande distribuzione. Stabilisce con chiarezza che le moderne tecnologie di sicurezza, sebbene utili, non neutralizzano di per sé le aggravanti del furto aggravato, come l’esposizione alla pubblica fede. Inoltre, valorizza la prova derivante dalla videosorveglianza, riconoscendone la piena dignità processuale anche quando l’identificazione non avviene tramite le procedure formali della ricognizione, purché il processo logico seguito dal giudice sia rigoroso e ben motivato.

L’identificazione di un sospettato tramite le foto dei video di sorveglianza è una prova valida in un processo?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’individuazione fotografica, anche se non segue le rigide procedure della ‘ricognizione di persona’, è una prova pienamente valida (definita ‘atipica’). La sua attendibilità viene valutata dal giudice sulla base della chiarezza delle immagini e della coerenza della testimonianza di chi ha effettuato il riconoscimento.

La presenza di telecamere e placche antitaccheggio su un prodotto in un negozio esclude l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede in caso di furto?
No. Secondo la sentenza, questi sistemi di sicurezza non escludono l’aggravante. Le telecamere permettono un’individuazione successiva al furto ma non un controllo impeditivo costante, e le placche antitaccheggio non assicurano un controllo a distanza sulla merce, che resta quindi affidata alla fiducia pubblica sugli scaffali.

Cosa si intende per ‘destrezza’ nel furto aggravato?
Per ‘destrezza’ si intende una particolare abilità o astuzia che va oltre il semplice impossessamento di un oggetto. Nel caso esaminato, è stata identificata nella condotta pianificata e coordinata del gruppo, che prevedeva l’invio di un complice in avanscoperta per verificare la sorveglianza prima di compiere il furto vero e proprio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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