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Furto aggravato energia elettrica: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato energia elettrica. La Corte ha stabilito che la mera riproposizione di censure già respinte in appello, senza individuare vizi logici o giuridici specifici nella sentenza impugnata, non è sufficiente per un nuovo esame. La decisione conferma anche che una pena al minimo edittale richiede una motivazione ridotta.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato Energia Elettrica: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un caso di furto aggravato energia elettrica, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità. La vicenda riguarda la condanna di un soggetto per aver manomesso un contatore e realizzato un allaccio abusivo alla rete, sottraendo energia destinata a un pubblico servizio. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo principi consolidati in materia processuale e sostanziale.

I Fatti di Causa

L’imputato, condannato in primo e secondo grado per il reato di furto pluriaggravato ai sensi degli artt. 624 e 625, nn. 2 e 7 del codice penale, ha presentato ricorso per Cassazione. Le aggravanti contestate erano la violenza sulle cose (distacco dei fili e manomissione del contatore) e l’aver sottratto un bene destinato a pubblico servizio, ovvero l’energia elettrica.

Il ricorso si basava su due motivi principali:
1. Una presunta violazione di legge e vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità.
2. Una contestazione sul mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti e sul trattamento sanzionatorio applicato.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo i giudici, i motivi presentati non erano idonei a scalfire la logicità e coerenza della sentenza della Corte d’Appello. Piuttosto, si trattava di una mera riproposizione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti nel precedente grado di giudizio, senza introdurre nuovi e validi elementi di critica.

Le Motivazioni: la reiterazione dei motivi di ricorso e il furto aggravato di energia elettrica

La Corte ha spiegato che il primo motivo era inammissibile perché puramente reiterativo. L’imputato non ha evidenziato specifiche illogicità o errori di diritto nel percorso argomentativo della Corte d’Appello, ma si è limitato a riproporre la propria versione dei fatti. La sentenza impugnata, invece, aveva chiaramente dato atto della prova raggiunta sulla manomissione del contatore e sull’allaccio abusivo, configurando correttamente il furto aggravato energia elettrica. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma serve a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Motivazioni: Circostanze e Determinazione della Pena

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile per le stesse ragioni. La Corte d’Appello aveva correttamente concesso le circostanze attenuanti generiche, ma le aveva bilanciate in un giudizio di equivalenza con le aggravanti e la recidiva reiterata. Inoltre, la pena era stata fissata nel minimo edittale. La Cassazione ha ricordato un principio fondamentale: quando la pena si attesta sul minimo previsto dalla legge, l’onere di motivazione del giudice è ridotto, essendo sufficiente il richiamo ai criteri generali dell’art. 133 c.p. Infine, la presenza della recidiva reiterata costituiva un ostacolo normativo (art. 69, comma 4, c.p.) al riconoscimento della prevalenza delle attenuanti.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due concetti chiave. Primo: un ricorso per Cassazione deve attaccare la struttura logico-giuridica della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le medesime argomentazioni difensive già respinte. Secondo: nel determinare la pena, la scelta del minimo edittale, unita a un corretto bilanciamento delle circostanze, è una decisione ampiamente discrezionale del giudice di merito, difficilmente censurabile in sede di legittimità se non per vizi macroscopici, qui non riscontrati. Il caso di furto aggravato energia elettrica diventa così l’occasione per riaffermare i confini invalicabili tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

È possibile presentare un ricorso in Cassazione semplicemente ripetendo gli stessi argomenti già respinti in Appello?
No. La Corte di Cassazione, come chiarito in questa ordinanza, dichiara inammissibile un ricorso che si limita a reiterare censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contrapporre argomenti validi che ne evidenzino illogicità o vizi di legge.

Quando la pena è fissata al minimo, il giudice deve fornire una motivazione molto dettagliata?
No. La sentenza specifica che quando la pena viene fissata nel minimo edittale, l’onere della motivazione per il giudice è ridotto. Il semplice riferimento ai parametri dell’art. 133 del codice penale è considerato sufficiente.

La recidiva reiterata può impedire che le attenuanti generiche prevalgano sulle aggravanti?
Sì. In questo caso, la Corte ha confermato che la contestazione della recidiva reiterata è stata un ostacolo al riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche in termini di prevalenza sulle aggravanti, portando a un giudizio di equivalenza tra le circostanze di segno opposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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