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Furto aggravato acqua: quando è procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32071/2024, ha stabilito che il furto aggravato acqua dalla rete pubblica è sempre procedibile d’ufficio. Anche dopo la Riforma Cartabia, la presenza dell’aggravante della sottrazione di un bene destinato a pubblico servizio, rende superflua la querela della persona offesa. La Corte ha precisato che una chiara descrizione dei fatti nel capo d’imputazione, come un allaccio abusivo alla rete idrica, è sufficiente per ritenere contestata l’aggravante, annullando la decisione di un tribunale che aveva archiviato il caso per mancanza di querela.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Aggravato Acqua: La Cassazione Conferma la Procedibilità d’Ufficio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32071/2024) ha fatto luce su un tema di grande attualità e rilevanza pratica: il furto aggravato acqua. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: quando l’acqua viene sottratta da una rete destinata a un pubblico servizio, il reato è sempre procedibile d’ufficio, anche a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un procedimento a carico di una persona accusata del reato di furto pluriaggravato. L’imputata si era impossessata illecitamente di quantitativi di acqua potabile sottraendoli a una società di gestione idrica. Il furto avveniva tramite un allaccio abusivo diretto tra il suo impianto privato e la condotta idrica pubblica.

Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela. Questa decisione si basava sull’idea che, a seguito delle recenti riforme, il reato di furto semplice non fosse più procedibile d’ufficio. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato tale sentenza, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza del Tribunale e rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il punto cruciale della decisione non risiede in un errore procedurale sulla tardività della contestazione, come inizialmente eccepito dal ricorrente, ma in un’analisi sostanziale del capo d’imputazione.

Le Motivazioni: Furto Aggravato Acqua e Procedibilità

La Corte ha chiarito che il fulcro della questione risiede nella natura stessa del bene sottratto e nelle modalità del furto. Le motivazioni della sentenza si basano su due pilastri fondamentali:

1. Presenza dell’Aggravante del Pubblico Servizio: Il capo di imputazione contestava esplicitamente la circostanza aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale. Questa norma si applica quando il furto ha per oggetto cose destinate a un pubblico servizio. La sottrazione di acqua dalla rete di distribuzione idrica rientra pienamente in questa casistica. La presenza di tale aggravante rende il reato di furto procedibile d’ufficio, a prescindere dalle modifiche normative che hanno ampliato i casi di procedibilità a querela.

2. Chiarezza della Contestazione: La Cassazione ha sottolineato che, anche se il solo riferimento numerico all’articolo di legge potrebbe non essere sufficiente, la descrizione del fatto nel capo d’imputazione era inequivocabile. L’aver specificato che il furto avveniva tramite un “allaccio abusivo alla rete di distribuzione” era più che sufficiente per far comprendere all’imputata la portata aggravata della sua condotta. La rete idrica, infatti, fornisce un servizio essenziale a un numero indeterminato di persone, soddisfacendo un’esigenza primaria e di evidente rilevanza pubblica.

In sostanza, la Corte ha affermato che la natura dell’acqua come bene pubblico per eccellenza e la modalità della sottrazione (tramite manomissione della rete pubblica) rendono palese la sussistenza dell’aggravante, che a sua volta determina la procedibilità d’ufficio del furto aggravato acqua.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di diritto di notevole importanza. Il furto di beni destinati a un servizio pubblico, come l’acqua, l’energia elettrica o il gas, conserva una gravità tale da giustificare l’intervento dello Stato a prescindere dalla volontà della parte offesa (in questo caso, l’ente erogatore). La decisione chiarisce che la procedibilità d’ufficio non viene meno e che, per contestare l’aggravante, è sufficiente una descrizione chiara e puntuale della condotta illecita, senza necessità di formule sacramentali. Si tratta di una tutela rafforzata per i beni e i servizi essenziali per la collettività.

Il furto di acqua dalla rete pubblica è sempre procedibile d’ufficio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, quando l’acqua viene sottratta da una rete di distribuzione pubblica, si configura l’aggravante della sottrazione di un bene destinato a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.). La presenza di questa aggravante rende il reato di furto procedibile d’ufficio, senza necessità di querela.

Cosa rende il furto di acqua un furto aggravato in questo caso?
Il furto di acqua diventa aggravato perché il bene sottratto (l’acqua) è destinato a un pubblico servizio, ovvero alla distribuzione a un numero indeterminato di utenti per soddisfare un’esigenza primaria. L’allaccio abusivo a questa rete integra la specifica circostanza aggravante.

È sufficiente la descrizione del fatto nel capo di imputazione per contestare un’aggravante?
Sì. La Corte ha stabilito che una descrizione puntuale del fatto, come l’indicazione di un “allaccio abusivo alla rete di distribuzione”, è pienamente idonea a far comprendere all’imputato la natura aggravata del reato, anche senza una complessa disquisizione giuridica nel capo d’imputazione stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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