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Fungibilità pena: quando si detrae la custodia cautelare

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della fungibilità pena per un periodo di detenzione. La Corte ha stabilito che la custodia cautelare non può essere detratta da una pena per un reato associativo la cui condotta si è protratta anche dopo la fine del periodo di carcerazione, in applicazione dell’art. 657 c.p.p.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fungibilità Pena: La Cassazione Limita la Detrazione della Custodia Cautelare

Il calcolo della pena residua da scontare è un momento cruciale nell’esecuzione penale, e il concetto di fungibilità pena gioca un ruolo fondamentale. Con la recente sentenza n. 9043 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema complesso: la possibilità di detrarre la custodia cautelare sofferta da una pena inflitta per un reato la cui commissione si è protratta nel tempo. La decisione ribadisce un principio rigoroso, basato sull’articolo 657 del codice di procedura penale, che limita tale possibilità.

I Fatti del Caso

Il ricorrente, condannato per un grave reato associativo (art. 416-bis c.p.), aveva presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione chiedendo di considerare come già scontato un periodo di detenzione sofferto tra il 2006 e il 2009. A suo avviso, tale periodo era ‘coevo’ alla realizzazione della condotta del reato associativo, per il quale era stato condannato con una sentenza successiva. Pertanto, secondo la sua tesi, quel periodo di carcerazione doveva essere sottratto dalla pena complessiva da espiare.

La Corte di appello di Palermo, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva già respinto la richiesta. La motivazione principale si basava sulla constatazione che il reato associativo per cui era stato condannato si era protratto ben oltre il periodo di detenzione in questione, terminando solo con il suo arresto avvenuto nel dicembre 2011. Di conseguenza, il ricorrente ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito in modo inequivocabile la regola da applicare in materia di scomputo della detenzione. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 657, comma 4, del codice di procedura penale.

Questo articolo stabilisce una regola precisa: la custodia cautelare e la pena espiata senza un valido titolo legale (‘sine titulo’) possono essere computate solo con riferimento a reati commessi prima dell’inizio di tale periodo di detenzione. È preclusa, quindi, la possibilità di ‘usare’ quel periodo di carcerazione come un credito da scalare dalla pena per reati commessi successivamente.

Le Motivazioni della Sentenza sulla Fungibilità Pena

La Corte ha smontato la tesi difensiva evidenziando una fallacia logica e giuridica. Il periodo di detenzione che il ricorrente voleva scomputare (2006-2009) era di fatto precedente alla conclusione del reato associativo, che si era protratto fino al dicembre 2011.

I giudici hanno sottolineato che, applicando la regola dell’art. 657, comma 4, c.p.p., non è possibile calcolare il presofferto con riferimento a reati commessi successivamente. Poiché la condotta criminosa è continuata anche dopo la fine della detenzione, quel periodo di carcerazione non poteva essere considerato fungibile per la pena relativa a quel reato.

Inoltre, la Corte ha specificato che neppure il riconoscimento della continuazione tra più reati può derogare a questo principio. Ai fini della fungibilità pena, il ‘reato continuato’ deve essere idealmente scisso nelle singole violazioni che lo compongono. Di conseguenza, la detrazione del presofferto opera solo per quelle condotte criminali che sono state commesse prima della carcerazione, e non per quelle successive.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di esecuzione penale. La decisione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Limite Temporale: Viene posto un chiaro limite temporale alla fungibilità della pena: la detenzione sofferta può essere utilizzata solo per ‘pagare’ il debito con la giustizia per fatti commessi in precedenza, non per quelli futuri.
2. Irrilevanza della Continuazione: Il vincolo della continuazione tra reati non crea una ‘pena unica’ indistinta ai fini dello scomputo. Ogni frazione di reato deve essere valutata autonomamente rispetto al momento della detenzione.
3. Certezza del Diritto: La regola evita che periodi di detenzione possano essere usati come ‘crediti in bianco’ da spendere per futuri reati, garantendo maggiore certezza nell’esecuzione della pena.

In definitiva, la Corte di Cassazione ha riaffermato che il tempo trascorso in custodia cautelare non può essere detratto dalla pena per un reato la cui consumazione si è protratta oltre la fine della detenzione stessa. Un principio che mira a preservare la logica e la funzione del sistema sanzionatorio.

Quando può essere detratto un periodo di custodia cautelare dalla pena definitiva?
Secondo l’art. 657, comma 4, cod. proc. pen., la custodia cautelare può essere computata, e quindi detratta, solo con riferimento a reati che sono stati commessi prima dell’inizio del periodo di detenzione stesso.

Il riconoscimento del ‘reato continuato’ permette di derogare a questa regola?
No. La sentenza chiarisce che anche in caso di reato continuato, il principio non cambia. Ai fini della detrazione della custodia cautelare, il reato continuato viene scisso nelle singole violazioni che lo compongono, e la detrazione è possibile solo per quelle commesse prima della carcerazione.

Perché nel caso specifico è stata negata la fungibilità della pena?
È stata negata perché il reato associativo per cui il ricorrente è stato condannato si era protratto fino a dicembre 2011. Il periodo di detenzione che si voleva detrarre (2006-2009) era quindi precedente alla conclusione della condotta criminosa, e non poteva essere scomputato da una pena per un reato che è continuato anche dopo la fine di tale detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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