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Fungibilità della pena: la data del reato è intoccabile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la fungibilità della pena non può essere concessa se il periodo di carcerazione è stato sofferto prima della cessazione del reato, come accertato in una sentenza definitiva. Il giudice dell’esecuzione non ha il potere di modificare la data del commesso reato, consolidando il principio dell’intangibilità del giudicato.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fungibilità della pena e reato associativo: la Cassazione fissa i paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema cruciale della fase esecutiva: la fungibilità della pena. Il principio, che consente di ‘scontare’ un periodo di detenzione preventiva dalla pena definitiva, trova un limite invalicabile nell’intangibilità del giudicato. In particolare, il giudice dell’esecuzione non può rimettere in discussione la data di commissione del reato, così come accertata nella sentenza di condanna irrevocabile. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un soggetto condannato in via definitiva per partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La sentenza di merito aveva stabilito che la sua condotta criminale si era protratta dal febbraio 2018 fino al 2 novembre 2021. L’imputato aveva però subito un periodo di carcerazione preventiva dal 1° gennaio 2019 al 27 maggio 2020.

In sede esecutiva, egli aveva chiesto che questo periodo di detenzione fosse riconosciuto come fungibile e quindi detratto dalla pena da scontare. La sua tesi si basava sull’assunto che, di fatto, le indagini non avessero provato alcuna sua condotta illecita successiva al 2018. La Corte di Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva respinto la richiesta, sottolineando come la data di cessazione del reato al novembre 2021 fosse stata cristallizzata dalla sentenza definitiva.

La Decisione della Corte sulla fungibilità della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: il giudice dell’esecuzione non ha il potere di procedere a una nuova valutazione dei fatti già coperti dal giudicato. La pretesa del ricorrente di rivedere la data di cessazione del reato associativo si scontra con il limite invalicabile della sentenza divenuta irrevocabile.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 657, comma 4, del codice di procedura penale. Tale norma impedisce di riconoscere la fungibilità per la carcerazione sofferta in un periodo antecedente alla commissione del reato per il quale è stata inflitta la condanna.

Nel caso di specie, il reato contestato era di natura associativa, un reato permanente la cui consumazione si protrae nel tempo finché perdura il vincolo criminale. La sentenza di merito, divenuta irrevocabile, aveva accertato che tale vincolo era cessato solo il 2 novembre 2021. Di conseguenza, dal punto di vista giuridico, il periodo di detenzione sofferto tra il 2019 e il 2020 risultava antecedente al momento consumativo finale del reato. Pertanto, la Corte di Appello ha correttamente applicato la preclusione normativa, negando la fungibilità. Qualsiasi diversa valutazione avrebbe significato una non consentita modifica del fatto storico così come accertato nel giudizio di cognizione.

Conclusioni: L’Intangibilità del Giudicato in Sede Esecutiva

La pronuncia riafferma con forza la netta separazione tra la fase di cognizione, in cui si accertano i fatti e le responsabilità, e la fase di esecuzione, dedicata all’applicazione della pena. Il giudicato penale cristallizza gli elementi del reato, inclusa la sua dimensione temporale. Il giudice dell’esecuzione non può trasformarsi in un giudice d’appello mascherato, ma deve limitarsi a risolvere le questioni relative all’esecuzione della pena nel rigoroso rispetto di quanto stabilito dalla sentenza definitiva. Questa decisione serve da monito: le strategie difensive devono concentrarsi nel processo di merito, poiché una volta formatosi il giudicato, gli spazi per ridiscutere i fatti sono estremamente limitati.

Può il giudice dell’esecuzione modificare la data di commissione di un reato stabilita in una sentenza definitiva?
No, in sede esecutiva non è consentito modificare la data del commesso reato, accertata nel giudizio di cognizione con sentenza passata in giudicato.

Quando un periodo di carcerazione preventiva non può essere detratto dalla pena (fungibilità)?
Ai sensi dell’art. 657, comma 4, del codice di procedura penale, la carcerazione sofferta prima della commissione del reato per cui è stata inflitta la condanna non può essere computata ai fini della pena da scontare.

Perché la detenzione del 2019-2020 è stata considerata ‘antecedente’ a un reato che era già iniziato nel 2018?
Poiché si trattava di un reato associativo, la cui condotta illecita è stata giudicata come protratta ininterrottamente fino al 2 novembre 2021. Giuridicamente, il periodo di detenzione in questione è risultato antecedente alla data di cessazione del reato, impedendo così l’applicazione della fungibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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