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Fungibilità della pena: i limiti per il reato continuato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva di applicare la fungibilità della pena. L’imputato voleva detrarre da una condanna per reati associativi periodi di detenzione già scontati per altri delitti. La Corte ha ribadito che la detenzione può essere computata solo se successiva alla commissione del reato per cui si sconta la pena, un principio che vale anche in caso di reato continuato, il quale deve essere scisso nelle sue singole violazioni per la verifica cronologica.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fungibilità della pena: La Cassazione sui Limiti per Reato Continuato e Permanente

L’istituto della fungibilità della pena, regolato dall’articolo 657 del codice di procedura penale, rappresenta un meccanismo di giustizia sostanziale che permette di non ‘sprecare’ i periodi di detenzione subiti. Tuttavia, la sua applicazione non è illimitata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui rigidi paletti cronologici imposti dalla legge, in particolare quando si ha a che fare con il reato continuato e il reato permanente. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in via definitiva a una pena di diciassette anni e due mesi di reclusione per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e altri reati connessi, aggravati dalla connessione mafiosa, presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione. Chiedeva di ricalcolare la pena da scontare, detraendo diversi periodi di detenzione che aveva già sofferto per altri reati, tra cui estorsione e associazione di tipo mafioso.

Questi reati precedenti erano stati unificati dal vincolo della continuazione con la condanna più recente. Il richiedente sosteneva che, avendo già espiato del tempo in carcere per fatti rientranti nel medesimo ‘disegno criminoso’, quel tempo dovesse essere sottratto dalla pena complessiva in esecuzione. La Corte di Appello di Catania, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta, e il caso approdava così in Cassazione.

L’Applicazione della Fungibilità della Pena e i Reati Permanenti

Il ricorrente lamentava che il giudice dell’esecuzione non avesse considerato correttamente la natura di ‘reato permanente’ di alcuni dei delitti contestati. Secondo la sua tesi, per questa tipologia di reati, l’istituto della fungibilità dovrebbe operare anche quando la condotta illecita cessa dopo che è stata espiata la pena ‘senza titolo’. Inoltre, contestava la mancata indagine sul momento esatto di commissione dei reati, un’analisi cruciale per l’applicazione della fungibilità.

L’Analisi della Corte sulla fungibilità della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire con fermezza i principi consolidati in materia. Il punto cardine è il comma 4 dell’articolo 657 del codice di procedura penale. Questa norma limita la possibilità di computare la custodia cautelare o la pena espiata per un reato diverso a una condizione cronologica precisa: la detenzione deve essere successiva alla commissione del reato per il quale si deve eseguire la nuova pena.

Il Reato Continuato va ‘Scisso’

Un aspetto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda il reato continuato. Sebbene l’articolo 81 del codice penale lo consideri come un ‘reato unico’ ai fini della determinazione della pena, questa finzione giuridica non opera per la fungibilità. Per stabilire se un periodo di detenzione può essere detratto, il reato continuato deve essere ‘scisso’ nelle singole violazioni che lo compongono. È necessario, quindi, verificare per ciascun singolo reato se sia stato commesso prima o dopo il periodo di detenzione che si vorrebbe mettere a ‘credito’.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una ratio ben precisa: evitare che un soggetto possa accumulare ‘crediti di pena’ da spendere per commettere futuri reati, sapendo di poter godere di una sorta di impunità. Il limite cronologico serve a garantire che la sanzione mantenga la sua efficacia deterrente.

Nel caso specifico, i periodi di detenzione che il ricorrente voleva detrarre erano stati sofferti prima della commissione dei reati oggetto della condanna in esecuzione (la cui permanenza era cessata nel gennaio 2013). Di conseguenza, mancava il requisito temporale richiesto dalla legge.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come l’istituto della fungibilità non sia applicabile ai reati permanenti quando la condotta illecita cessa dopo l’espiazione della pena senza titolo. Infine, il ricorso è stato giudicato palesemente generico, poiché il condannato non aveva fornito elementi temporali specifici per contestare la ricostruzione del giudice dell’esecuzione, limitandosi a una critica astratta.

le conclusioni

La sentenza riafferma un principio cruciale: la fungibilità della pena non è un meccanismo automatico, ma è subordinata a un rigoroso controllo cronologico. La detenzione scontata può essere detratta solo se successiva al reato da punire. Questa regola non ammette deroghe, nemmeno di fronte alla finzione giuridica del reato continuato, che deve essere scomposto nei suoi singoli episodi delittuosi per una corretta applicazione della norma. Per i condannati, ciò significa che solo la detenzione subita dopo aver commesso un illecito potrà essere utilizzata per ridurne la pena, escludendo ogni forma di ‘credito’ per il futuro.

È possibile utilizzare la detenzione scontata per un reato per ‘pagare’ la pena di un altro reato commesso prima di tale detenzione?
No, non è possibile. L’articolo 657, comma 4, del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che la custodia cautelare o la pena espiata per un reato diverso possono essere detratte solo se sono state sofferte dopo la commissione del reato per il quale si deve eseguire la pena.

Come funziona la fungibilità della pena in caso di reato continuato?
In caso di reato continuato, che è una finzione giuridica per unificare più reati sotto un’unica pena, ai fini della fungibilità è necessario ‘scindere’ il reato nelle singole violazioni che lo compongono. Bisogna poi verificare, per ciascuna violazione, se sia stata commessa prima o dopo il periodo di detenzione che si intende detrarre.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: in primo luogo, perché le argomentazioni proposte erano in palese contrasto con i principi normativi e la giurisprudenza consolidata sulla fungibilità della pena. In secondo luogo, è stato ritenuto affetto da ‘palese genericità’, in quanto il ricorrente non ha fornito riferimenti temporali precisi per contestare la decisione del giudice dell’esecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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