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Fumus ricettazione: quando il sequestro è legittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per una somma di 12.100 euro, ritenuta provento di reato. La Corte ha confermato che, per configurare il fumus ricettazione, non è necessaria la prova certa del reato presupposto, ma è sufficiente un quadro indiziario grave, preciso e concordante, basato su elementi come la provenienza del denaro, la mancanza di redditi leciti e il comportamento sospetto del soggetto, come l’occultamento della somma.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fumus Ricettazione: la Cassazione sui criteri del Sequestro Preventivo

Il concetto di fumus ricettazione è cruciale nel diritto processuale penale, specialmente quando si tratta di misure cautelari reali come il sequestro preventivo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 14384/2025) ha ribadito i principi per la sua configurabilità, chiarendo quali elementi siano sufficienti a giustificare il sequestro di beni ritenuti provento di reato. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i confini tra sospetto e prova in questa fase delicata del procedimento.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal sequestro preventivo di una somma di 12.100 euro in contanti, trovata nella disponibilità di una donna. Il denaro era stato occultato nel cofano della sua autovettura. Secondo la difesa, la somma era di provenienza lecita, essendo un’elargizione del nonno materno per far fronte a necessità familiari, tra cui il pagamento della retta di una comunità terapeutica per il compagno della donna.

L’accusa, al contrario, ipotizzava che il denaro fosse il provento di attività delittuose, in particolare di reati contro il patrimonio commessi dal padre dell’indagata. Il Tribunale del Riesame aveva confermato il sequestro, ritenendo la versione difensiva poco plausibile e valorizzando una serie di indizi.

La Decisione del Tribunale del Riesame e il ricorso in Cassazione

Il Tribunale del riesame aveva rigettato l’appello dell’indagata, basando la sua decisione su diversi elementi:
1. La mancanza di una spiegazione plausibile e riscontrata sulla provenienza lecita del denaro.
2. La storia criminale del padre dell’indagata, dedito a reati di natura ‘lucro-genetica’.
3. L’assenza di fonti di reddito lecite documentate in capo all’indagata e al suo nucleo familiare.
4. Il comportamento anomalo e repentino della donna che, alla vista dei militari giunti per altre ragioni, era stata vista uscire dal garage e occultare il denaro in auto.

La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge e una motivazione solo apparente. Secondo i legali, il Tribunale avrebbe erroneamente desunto il fumus ricettazione dalla sola modalità di occultamento e dalla mancanza di redditi, senza individuare un preciso delitto presupposto. Inoltre, sostenevano che il comportamento dell’indagata fosse giustificato dal timore di un sequestro ingiusto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le doglianze manifestamente infondate e confermando la legittimità del sequestro. Il ragionamento della Suprema Corte si articola su punti chiari e consolidati in giurisprudenza.

In primo luogo, la Corte ricorda che il suo sindacato sulle ordinanze in materia di sequestro preventivo è limitato alla violazione di legge, escludendo un riesame del merito dei fatti. Una motivazione illogica non può essere censurata in questa sede, a meno che non sia così radicalmente viziata da risultare mancante o meramente apparente.

Nel merito, la Cassazione afferma che il Tribunale del Riesame ha correttamente individuato il fumus del delitto di ricettazione. La Corte chiarisce un principio fondamentale: ai fini del sequestro preventivo, non è necessaria la ricostruzione del reato presupposto in tutti i suoi dettagli storici e fattuali. È sufficiente che tale reato sia individuabile nella sua tipologia (ad esempio, reati contro il patrimonio) e che la sua esistenza sia desumibile da un quadro indiziario solido e coerente.

Nel caso specifico, il Tribunale ha correttamente valorizzato una serie di elementi fattuali che, letti congiuntamente, rendevano l’ipotesi accusatoria altamente probabile:
* La dedizione a reati contro il patrimonio da parte del padre dell’indagata.
* L’assenza di redditi leciti che potessero giustificare la disponibilità di una somma così ingente.
* Il comportamento inspiegabile della ricorrente, che ha occultato il denaro in modo sospetto alla sola vista delle forze dell’ordine.

Questi elementi, secondo la Corte, costituiscono un costrutto argomentativo puntuale e logico, scevro da errori di diritto, che legittima ampiamente la configurazione del fumus ricettazione e, di conseguenza, il mantenimento del sequestro.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio di grande importanza pratica: la prova richiesta per una misura cautelare come il sequestro preventivo non è la stessa richiesta per una condanna. Per giustificare il vincolo su un bene, è sufficiente un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti che rendano plausibile l’ipotesi di reato. La mancanza di una spiegazione attendibile sulla provenienza lecita del bene, unita a un contesto soggettivo e a condotte oggettivamente sospette, può integrare quel ‘fumus commissi delicti’ necessario per l’applicazione della misura. La decisione conferma quindi l’efficacia dello strumento del sequestro preventivo come mezzo per congelare i proventi di attività illecite in una fase ancora embrionale del procedimento penale.

Per un sequestro preventivo per ricettazione è necessario provare il reato specifico da cui proviene il denaro?
No, non è necessaria la ricostruzione del reato presupposto in tutti i suoi estremi. È sufficiente che il reato sia individuato nella sua tipologia (es. reati contro il patrimonio) e che la sua esistenza sia desumibile da un quadro indiziario coerente.

Quali elementi possono costituire il ‘fumus commissi delicti’ per il reato di ricettazione?
Possono costituirlo una serie di elementi fattuali correlati tra loro, come la dedizione a reati di una certa natura da parte di persone vicine all’indagato, l’assenza di fonti di reddito lecite, la disponibilità di una somma ingente di denaro contante e un comportamento anomalo e inspiegabile come l’occultamento del denaro.

L’occultamento del denaro e la mancanza di redditi leciti bastano da soli a giustificare un sequestro per ricettazione?
Sebbene la sentenza non lo affermi esplicitamente in questi termini, chiarisce che il fumus del delitto non può essere desunto esclusivamente dalle modalità di occultamento e dalla mancanza di redditi. Tuttavia, questi elementi, se inseriti in un contesto più ampio che comprende altri indizi (come i precedenti penali di un familiare convivente), contribuiscono in modo significativo a formare il quadro indiziario sufficiente per il sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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